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Happy Gilmore 2: Il ritorno di una leggenda della commedia sportiva

Nel 1996, il pubblico fu travolto dall’irresistibile energia di Un tipo imprevedibile (Happy Gilmore), una commedia sportiva che segnò il debutto di Adam Sandler come una delle star più brillanti della sua generazione. Diretto da Dennis Dugan, il film raccontava la storia di Happy Gilmore, un goffo ex giocatore di hockey che, con il suo stile fuori dalle righe, conquistava il mondo del golf, diventando subito un’icona della cultura pop. A distanza di quasi 30 anni, il celebre personaggio sta per tornare sul grande schermo con Happy Gilmore 2, il sequel tanto atteso che approderà su Netflix nel 2025, promettendo di mescolare umorismo, sport e un pizzico di nostalgia, portando il protagonista in nuove avventure, ma mantenendo intatto lo spirito irriverente che lo ha reso celebre.

Nel nuovo capitolo, Adam Sandler riprenderà il suo iconico ruolo, ma non sarà da solo. Accanto a lui, torneranno alcuni volti che hanno reso il primo film indimenticabile: Christopher McDonald nel ruolo del rivale di Happy, Shooter McGavin, Julie Bowen come l’amorevole Virginia Venit e Ben Stiller nei panni del tirannico infermiere Hal. Ma Happy Gilmore 2 non sarà solo una riproposizione di ciò che abbiamo già visto: il film vedrà anche l’ingresso di nuovi talenti nel cast, tra cui il rapper e attore Bad Bunny (Benito Antonio Martínez Ocasio) e l’attore Scott Mescudi (Kid Cudi), che si aggiungono a una serie di altri nomi noti come Margaret Qualley, Benny Safdie e Nick Swardson.Inoltre, i camei non mancheranno, e il film si preannuncia ricco di sorprese. Tra le stelle dello sport che appariranno in questo sequel, ci saranno leggende del golf come Jack Nicklaus, Lee Trevino (già presente nel primo film), Keegan Bradley, Collin Morikawa e Jordan Spieth, così come personaggi dello spettacolo come Eminem, il wrestler Becky Lynch e l’ex giocatore di football Reggie Bush. Insomma, un cast stellare che rende l’attesa ancora più febbrile per i fan della commedia e degli sport.

La trama di Happy Gilmore 2 è ancora avvolta nel mistero, ma alcune anticipazioni sono emerse. Dopo aver lasciato il mondo del golf per un lungo periodo, Happy tornerà in campo, ma non sarà facile per lui competere con una nuova generazione di giocatori che possono colpire la palla altrettanto lontano. Come affronterà questa sfida? La risposta, probabilmente, risiede in ciò che è sempre stato il punto di forza del personaggio: trovare il suo “happy place”, un luogo interiore dove ritrovare pace e motivazione. Sarà interessante vedere come l’evoluzione del personaggio si intreccerà con il mondo moderno, affrontando sfide non solo professionali ma anche personali.

A dirigere il sequel ci sarà Kyle Newacheck, noto per il suo lavoro in Murder Mystery con Adam Sandler. Questa scelta appare perfetta, considerando che Newacheck ha già dimostrato di saper mantenere un tono vivace e comico. La sceneggiatura, scritta da Tim Herlihy e dallo stesso Sandler, promette di arricchire il personaggio di Happy con nuove sfumature, pur mantenendo l’irriverenza che ha caratterizzato il primo film.

Inoltre, il fatto che Dennis Dugan, il regista del primo film, torni come produttore esecutivo, garantirà una continuità importante, mantenendo viva la connessione con l’originale e permettendo a Happy Gilmore 2 di rimanere fedele allo spirito del primo capitolo, ma con uno sguardo al presente. Il sequel si inserisce infatti nel contesto moderno, affrontando le sfide della generazione di oggi con ironia e comicità, ma senza perdere il cuore e il messaggio che hanno reso Happy un personaggio amato da milioni di fan.

Il ritorno di Happy Gilmore, quindi, non è solo un’operazione nostalgia, ma una sfida divertente e avvincente che porterà il personaggio a confrontarsi con il cambiamento e le nuove dinamiche del mondo dello sport, ma anche con le sue stesse contraddizioni personali. Quello che è certo è che il film promette di regalare risate, emozioni e, soprattutto, una grande dose di spirito irriverente.

Il trailer ufficiale di Happy Gilmore 2 ha già stuzzicato l’entusiasmo dei fan, mostrando che il golfista più arrabbiato del cinema è pronto a tornare sul green, con il suo inconfondibile stile. L’attesa è già altissima, e il 25 luglio 2025, data in cui il film arriverà su Netflix, sembra ancora lontano, ma intanto i fan possono consolarsi con le prime immagini e con la certezza che, come sempre, il nostro Happy Gilmore troverà la sua strada verso il “happy place” anche in un mondo che cambia. Non resta che prepararsi a vivere una nuova, esilarante avventura con uno dei personaggi più amati della storia del cinema.

Jay Kelly: il Nuovo Film di Noah Baumbach con George Clooney e Adam Sandler

Jay Kelly è un film che promette di mescolare commedia e dramma in una storia di formazione sugli adulti, diretto dal rinomato Noah Baumbach. Con un cast che include star del calibro di George Clooney, Adam Sandler, Laura Dern e Billy Crudup, il progetto ha subito attirato l’attenzione di fan e critici, anche se la trama rimane ancora un mistero. Questo film, prodotto da Pascal Pictures e Heyday Films per Netflix, si preannuncia come una delle produzioni più attese per il 2025, con una serie di location iconiche che faranno da sfondo alla storia.

Un’Unione di Talenti Unici

Jay Kelly non è solo un film da guardare per la sua trama misteriosa, ma anche per il suo incredibile cast. George Clooney, già celebre per i suoi ruoli in Ocean’s Eleven e The Midnight Sky, torna sul grande schermo, affiancato da Adam Sandler, che ha recentemente conquistato il pubblico con Murder Mystery 2 e Hustle. La presenza di Laura Dern, vincitrice di un Oscar per Storia di un matrimonio, aggiunge una marcia in più, mentre Billy Crudup, noto per il suo talento in produzioni come The Morning Show, completa il quartetto principale. Al loro fianco ci sono anche altri volti noti, tra cui Isla Fisher, Riley Keough, Jim Broadbent, Emily Mortimer, Patrick Wilson, Alba Rohrwacher e Greta Gerwig, che hanno contribuito a rendere il progetto ancora più intrigante.

La trama del film, pur essendo top secret, sembra ruotare attorno a un viaggio di crescita personale e introspezione, con un’ambientazione che promette di spaziare tra emozioni intense e situazioni comiche. Le fonti indicano che Jay Kelly potrebbe essere una riflessione sugli adulti e sui loro percorsi di vita, esplorando tematiche universali con il tocco inconfondibile di Baumbach.

Le Riprese: Dall’America alla Toscana, passando per l’Italia

Le riprese di Jay Kelly sono iniziate a marzo 2024, segnando una fusione tra location internazionali e scenari italiani. La produzione ha scelto di girare a New York City e Londra, ma le vere sorprese arrivano dalle location italiane. La Bassa Piacentina, in particolare la zona lungo la linea ferroviaria Piacenza-Cremona, è stata una delle prime tappe, seguita dalla Lombardia, con riprese a Caorso e Milano, dove le scene con Clooney e Sandler hanno catturato l’attenzione dei passanti nella stazione Centrale. Ma non è tutto: la Toscana ha offerto sfondi mozzafiato, con la cantina di Argiano a Montalcino, famosa per il suo Brunello, e il teatro Petrarca di Arezzo, che hanno aggiunto un tocco di eleganza alla produzione. Non meno suggestive le riprese a Pienza e Pitigliano, due città ricche di storia e fascino, perfette per un film che promette di giocare con il contrasto tra la commedia e il dramma.

Una Produzione Netflix: La Firma di Noah Baumbach

Il regista Noah Baumbach, noto per il suo lavoro in Storia di un matrimonio e The Meyerowitz Stories, ha firmato un accordo pluriennale con Netflix, che ha prodotto anche i suoi ultimi progetti, tra cui White Noise. Con Jay Kelly, Baumbach continua a esplorare i temi delle relazioni umane e della crescita personale, in un progetto che unisce l’introspezione caratteristica dei suoi lavori con una componente più leggera e comica. La collaborazione con Emily Mortimer, che co-scrive la sceneggiatura, aggiunge una dimensione interessante al progetto, con la Mortimer che sembra portare un tocco femminile e delicato alla narrazione.

La produzione è curata da Amy Pascal e David Heyman, entrambi veterani del settore, con Pascal noto per il suo lavoro su Spider-Man: No Way Home e Heyman per la sua lunga collaborazione con la saga di Harry Potter. La fusione di queste menti creative e l’esperienza di Baumbach promettono di rendere Jay Kelly un’esperienza cinematografica unica.

Cosa Aspettarsi da Jay Kelly?

Anche se i dettagli sulla trama rimangono avvolti nel mistero, Jay Kelly si configura già come uno dei titoli più interessanti in uscita su Netflix nel 2025. Con una combinazione di dramma e commedia, e un cast che unisce attori di fama mondiale, il film si preannuncia come una riflessione sulla crescita e sull’evoluzione, temi cari al regista Noah Baumbach. Le location mozzafiato e il mix di umorismo e introspezione rendono questo progetto irresistibile per gli appassionati del genere.

Le riprese, che hanno già avuto luogo in luoghi suggestivi e storici, come la Toscana, sono la promessa di un film visivamente affascinante, capace di trasportare gli spettatori in un viaggio tra emozioni e risate. Non resta che aspettare il 2025 per scoprire cosa ci riserverà Jay Kelly, ma una cosa è certa: questo film sarà un’esperienza da non perdere.

Spaceman, il film di fantascienza con Adam Sandler che esplora il destino dell’umanità

Netflix si prepara a lanciare il suo nuovo film di fantascienza, Spaceman, diretto dal premiato Johan Renck e interpretato da Adam Sandler, Carey Mulligan, Paul Dano e altri. Il film, basato sul romanzo Spaceman of Bohemia di Jaroslav Kalfar, racconta la storia di Jakub Procházka, un orfano ceco che diventa il primo astronauta del suo paese e parte per una missione ai confini della galassia.

La sua missione ha lo scopo di raccogliere una polvere antica e misteriosa che potrebbe avere implicazioni per il futuro dell’umanità. Tuttavia, durante il viaggio, Jakub scopre che la sua vita sulla Terra si è sbriciolata: la sua moglie incinta lo ha lasciato e il suo paese è in crisi. Disperato e solo, Jakub trova conforto in una voce che proviene dalle ombre della sua astronave: si tratta di Hanuš, una creatura extraterrestre a forma di ragno che gli fa compagnia e lo sfida a confrontarsi con il suo passato e il suo destino.

Spaceman è un film che mescola avventura, dramma e umorismo, e che mette in scena un personaggio complesso e affascinante, interpretato da Adam Sandler in una delle sue performance più sorprendenti e intense. Il film esplora temi come l’identità, la solitudine, il senso della vita e il rapporto tra l’individuo e il cosmo.

Il film sarà presentato in anteprima mondiale al Festival internazionale del cinema di Berlino nel febbraio 2024, e sarà disponibile in streaming su Netflix dal 1° marzo 2024 in tutti i paesi in cui il servizio è attivo. Si tratta di uno dei film più attesi dell’anno, che promette di regalare agli spettatori un’esperienza spaziale indimenticabile.

“Leo”: Una Storia di Vita, Crescita e Comunicazione in un’Animazione da Scoprire

“Leo”, il film d’animazione diretto da Robert Marianetti, Robert Smigel e David Wachtenheim, è un’opera che trascende il suo formato apparentemente semplice per rivelarsi un viaggio profondo e ricco di insegnamenti. Racconta la storia di una lucertola tuatara (Sphenodon punctatus), Leo, che ha trascorso tutta la sua vita intrappolata in un terrario all’interno di una scuola elementare in Florida. L’esistenza di Leo è stata monotona e senza scopo, fino al momento in cui scopre che il suo tempo è limitato: appartenente alla specie del tuatara, una lucertola che vive circa 75 anni, Leo è giunto all’anno 74. Con la consapevolezza che il tempo che gli resta è poco, decide di cercare, finalmente, di vivere l’avventura, ma non come avrebbe immaginato.

La trama di Leo si sviluppa attorno alla consapevolezza che il tempo a disposizione sta per finire, ma anche a un incontro inatteso con i bambini della scuola che lo ospitano. La sua esistenza, che sembrava condannata all’isolamento, prende una piega sorprendente quando Leo si trova a diventare un piccolo punto di riferimento per alcuni degli alunni. Sebbene il suo sogno sia quello di evadere dalla scuola, alla ricerca di un’avventura al di fuori del suo habitat, presto realizza che questi bambini, ciascuno con le proprie difficoltà e insicurezze, hanno bisogno di lui.

Ogni weekend, un bambino diverso lo porta a casa, e Leo, dotato di un’abilità segreta, quella di parlare, inizia a diventare più di un semplice compagno di stanza. Ogni incontro con i bambini rappresenta un’opportunità non solo per Leo di “insegnare”, ma anche per lui di crescere e riscoprire se stesso. Le interazioni con personaggi come Summer, Eli e Jade, tutti alle prese con difficoltà emotive e sociali, non solo arricchiscono la vita di Leo, ma lo costringono a rivedere le sue stesse priorità e a confrontarsi con temi universali come l’autostima, la solitudine e la paura del cambiamento.

Una Supplente Improbabile e il Mondo degli Adulti

La figura della maestra Malkin, una supplente severa e intransigente, funge da contraltare al cuore caldo e generoso di Leo. La sua iniziale durezza e freddezza sembrano creare una separazione tra il mondo dei bambini e quello degli adulti. Tuttavia, nel corso della trama, l’evoluzione di Malkin diventa un elemento centrale. I consigli di Leo, che sembrano piccoli e semplici, si rivelano determinanti per l’insegnante, aiutandola a diventare una figura più empatica e comprensiva. Questo cambiamento, che parte dalle parole di una lucertola, sottolinea l’importanza di una crescita che trascende l’insegnamento accademico e che trova radici nelle esperienze e nei legami umani.

L’Animazione e il Suo Impatto Emotivo

A livello tecnico, Leo è un film che, pur non essendo visivamente perfetto come altri titoli animati più costosi, compensa abbondantemente con una narrazione che affonda nelle emozioni e nei temi universali. L’animazione fluida e vivace, purtroppo non ai livelli dei più recenti capolavori Disney o Pixar, non sottrae nulla all’efficacia emotiva del film, che riesce comunque a coinvolgere grazie ai suoi personaggi ricchi di sfumature e alla profondità dei temi trattati.

Un punto di forza del film è senza dubbio il doppiaggio. Adam Sandler, che presta la voce a Leo nella versione originale, infonde al personaggio una simpatia genuina, riuscendo a bilanciare la saggezza e la fragilità di una lucertola consapevole del suo limite di tempo. La versione italiana, con Edoardo Leo, riprende lo stesso calore e autenticità, conferendo a Leo una presenza che riesce a suscitare empatia in ogni spettatore.

Un Viaggio Tra Vita e Morte, e la Scoperta di Sé

Al di là del semplice racconto della vita di una lucertola alla vigilia della morte, Leo è una riflessione sul valore del tempo e su come affrontiamo le nostre paure, le nostre insicurezze e le nostre mancanze. Il film esplora temi profondi con un linguaggio semplice, ma mai banale, suggerendo come la crescita non sia solo un processo fisico ma anche, e soprattutto, emotivo. Leo, nel suo piccolo, diventa un mentore per i bambini e, attraverso di loro, impara che non esiste “tempo da perdere” quando si tratta di vivere pienamente e di condividere il proprio essere con gli altri.

La Critica Sociale e la Complessità della Relazione Adulto-Bambino

Un altro tema che emerge in Leo è la critica sottile ma decisa nei confronti dei genitori e degli adulti, che spesso, pur volendo bene ai bambini, non sono in grado di vederli per quello che realmente sono. La visione protettiva e il tentativo di plasmare i figli secondo le proprie idee possono spesso ostacolare una crescita sana e naturale. Leo ci invita a riflettere su questo aspetto, mostrando come le vere connessioni si costruiscano ascoltando e comprendendo, non controllando o imponendo.

Leo è una storia di crescita, ma non solo quella di una lucertola. È un film che, pur nella sua semplicità narrativa, trasmette un messaggio potente e universale: la vita va vissuta appieno, ogni momento è prezioso, e le relazioni umane, vere e autentiche, sono la chiave per una crescita sana e significativa. Nonostante alcune imperfezioni tecniche, il film riesce a colpire nel profondo, invitando lo spettatore a riflettere su se stesso, sui propri legami e su come affrontare la propria esistenza con maggiore consapevolezza. Leo è un’animazione che sa emozionare, educare e far riflettere, rendendola un’esperienza imperdibile per grandi e piccoli.

Un tipo imprevedibile: La commedia sportiva che ha reso immortale Adam Sandler

Esattamente 20 anni fa debuttava in Italia Un tipo imprevedibile (Happy Gilmore), una commedia sportiva che ha conquistato il cuore di molti grazie al suo umorismo irriverente e all’energia travolgente di Adam Sandler, che vestì i panni del protagonista con il suo tipico stile spassoso e esagerato. Diretta da Dennis Dugan, questa pellicola è diventata un cult del genere, anche se non priva di alcune caratteristiche che potrebbero sembrare inusuali per una storia sportiva, ma che, proprio per questo, l’hanno resa memorabile.

Nel film, Sandler interpreta Happy Gilmore, un uomo la cui unica passione è giocare a hockey su ghiaccio. Tuttavia, nonostante il suo ardore, non è certo un prodigio del pattinaggio e nemmeno del gioco, ma vanta un talento straordinario per i tiri potenti, un colpo che gli è stato insegnato dal padre. La sua vita sembra una serie di fallimenti: dopo non essere riuscito ad entrare nella squadra di hockey della sua città per l’ennesima volta, si trova senza lavoro e, per di più, la sua fidanzata lo lascia, etichettandolo come un perdente. Ma il destino ha in serbo qualcosa di inatteso per lui: durante una visita alla casa della nonna, che sta rischiando di essere pignorata a causa di debiti fiscali, Happy scopre di possedere una forza incredibile nel golf. Riesce a lanciare la pallina oltre 400 yards, un’impresa che sembra impossibile per un novizio. È il primo passo verso la sua risalita, un percorso che lo vedrà presto nel mirino di Chubbs Peterson, un ex campione di golf che intuisce il potenziale di Happy e lo coinvolge in un torneo che potrebbe cambiare la sua vita.

Il film non perde tempo a lanciare Happy in una serie di eventi che ruotano attorno al suo ingresso nel circuito professionistico di golf. Vinto il torneo grazie a una buona dose di fortuna, Happy si trova in corsa per la “giacca d’oro” e l’assegno che gli permetterà di riscattare la casa della nonna. Ma, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, Happy non ha alcun interesse a vincere il torneo. Il suo obiettivo è solo quello di racimolare la somma necessaria per pagare i debiti, e si rifiuta di seguire i consigli di Chubbs, il quale cerca di insegnargli la tecnica per migliorare nel gioco. Qui emerge una delle caratteristiche fondamentali del personaggio: la sua natura disordinata e poco convenzionale, ma anche la sua determinazione nel fare le cose a modo suo.

Nonostante il suo approccio poco ortodosso, Happy diventa un idolo tra i tifosi, attirando l’attenzione dei media per il suo comportamento bizzarro. L’unico a non apprezzarlo è Shooter McGavin, un avversario deciso a ostacolare la sua ascesa, ma non per le sue abilità nel golf, quanto per la sua capacità di distrarre il pubblico con la sua personalità eccentrica. Happy diventa il volto della competizione, e mentre le sue disavventure lo portano a guadagnare una fortuna, Shooter tenta di corromperlo offrendo la casa alla nonna in cambio della sua ritirata dal torneo. Questo, però, non ferma Happy, che decide di rispondere con una sfida ancora più grande, puntando tutto sull’ultimo torneo, dove, se vince, si riprenderà la casa; se perde, abbandonerà per sempre il golf.

La sfida finale è il cuore del film, con un Happy più motivato che mai, spinto dalla memoria di Chubbs, che purtroppo morirà durante il corso della trama. La morte del suo mentore lo colpisce profondamente e diventa il motore che lo spinge a migliorare nel gioco, soprattutto nel gioco corto, il suo punto debole. L’allenamento con Chubbs si rivela cruciale, e la scena in cui Happy, dopo aver ucciso il coccodrillo che aveva causato la perdita della mano dell’ex campione, lo porta come “sorpresa” a Chubbs è una delle più esilaranti e simboliche del film, rappresentando un mix perfetto di umorismo e momenti emozionanti.

Il clou arriva nel torneo finale, dove Happy dimostra i suoi miglioramenti, mentre Shooter, ostacolato dalle proprie ansie, commette errori fatali. La battaglia tra i due culmina in un drammatico confronto, segnato dall’aggressività di Shooter, che cerca di sabotare Happy usando metodi poco ortodossi, come l’agente che lo investe con una golf car. Nonostante il dolore, Happy continua a giocare, ma il suo punto di forza, il colpo potente, è compromesso. Solo l’incoraggiamento della nonna, che gli ricorda l’importanza di ciò che conta veramente, lo riporta in carreggiata. Con un tiro corto impossibile, Happy riesce finalmente a battere Shooter, trovando non solo la vittoria ma anche il vero amore in Virginia, la sua compagna di viaggio. Il finale del film è una celebrazione della sua crescita, sia come giocatore che come persona, con un tocco di leggerezza e spirito da commedia che permea tutto il film.

Un tipo imprevedibile è una pellicola che mescola il genere sportivo con una comicità irriverente e sopra le righe, tipica di Adam Sandler. Se da un lato il film si appoggia su uno schema narrativo prevedibile – il ragazzo che, partito dal basso, riesce a trionfare grazie al suo talento e alla sua perseveranza – dall’altro riesce a divertirci grazie alla carica comica del protagonista e a momenti davvero esilaranti. La presenza di Sandler è il vero cuore pulsante del film, con il suo mix di goffaggine e carisma che riesce a farci ridere e, allo stesso tempo, a farci tifare per lui. La sua performance, affiancata da un cast di supporto ben calibrato, con Christopher McDonald nel ruolo di un antagonistico e arrogante Shooter McGavin, conferisce al film una dinamicità che lo ha reso un classico del genere.

Anche se non privo di momenti prevedibili e di clichè, Un tipo imprevedibile è una commedia che non smette di divertire, ancora oggi, dopo 20 anni. Con il suo spirito anarchico, le sue gag improbabili e l’inconfondibile umorismo di Adam Sandler, il film è una di quelle opere che ha segnato un’epoca e che, a distanza di anni, continua a essere una delle pietre miliari delle commedie sportive.

“Pixels” di Chris Columbus: Nostalgia Videoludica o Occasione Sprecata?

Negli ultimi anni, Hollywood ha spesso attinto all’immaginario videoludico per conquistare il pubblico nostalgico e appassionato di retrogaming. “Pixels”, diretto da Chris Columbus e uscito nell’estate del 2015, si inserisce perfettamente in questa tendenza, proponendo un’idea tanto accattivante quanto rischiosa: un’invasione aliena ispirata ai videogiochi arcade degli anni ’80.

Il film vanta un cast di rilievo con Adam Sandler, Kevin James, Josh Gad, Peter Dinklage e Michelle Monaghan, e trae spunto da un cortometraggio del 2010 di Patrick Jean. La premessa è semplice ma intrigante: nel 1982, la NASA invia nello spazio una capsula del tempo contenente immagini della cultura terrestre, tra cui alcuni celebri videogiochi dell’epoca. Gli alieni, però, fraintendono il messaggio, interpretandolo come una dichiarazione di guerra, e decidono di attaccare la Terra assumendo le sembianze di personaggi iconici come Pac-Man, Donkey Kong e Centipede.

Al centro della storia troviamo Sam Brenner (Adam Sandler), ex campione di videogiochi, ora tecnico frustrato, che viene reclutato dal suo amico d’infanzia William Cooper (Kevin James), divenuto Presidente degli Stati Uniti, per contrastare l’invasione aliena. Ad affiancarli ci sono Ludlow Lamonsoff (Josh Gad), nerd geniale e paranoico, e Eddie Plant (Peter Dinklage), un ex campione caduto in disgrazia.

Se sulla carta “Pixels” prometteva di essere un’avventura esilarante e carica di citazioni per gli appassionati di retrogaming, il risultato finale si rivela purtroppo altalenante. La sequenza iniziale, ambientata nel 1982 in una sala giochi, è ben costruita e lascia presagire un viaggio nostalgico affascinante. Tuttavia, il film perde presto la sua brillantezza, scivolando in una commedia che alterna momenti visivamente spettacolari a gag forzate e battute poco incisive.

Uno degli elementi più deludenti è la caratterizzazione dei personaggi: Adam Sandler, sebbene nel suo elemento, fatica a rendere il suo protagonista davvero memorabile, mentre Kevin James nel ruolo del Presidente risulta poco credibile. Peter Dinklage, invece, spicca con una performance carismatica e sopra le righe, donando al film un pizzico di verve in più. Anche la componente romantica tra Brenner e Violet Van Patten (Michelle Monaghan) appare pretestuosa e poco sviluppata.

Dal punto di vista visivo, “Pixels” regala momenti di puro spettacolo: le sequenze d’azione in cui i protagonisti affrontano versioni giganti e pixelate di celebri videogiochi sono il vero punto di forza del film. Chris Columbus riesce a confezionare scene accattivanti, come l’inseguimento di Pac-Man per le strade di New York o lo scontro finale con Donkey Kong, ma la sceneggiatura non sostiene adeguatamente queste trovate visive.

In definitiva, “Pixels” è un film che si regge su un’idea intrigante, ma che non riesce a sfruttarne appieno il potenziale. I fan dei videogiochi retrò troveranno senza dubbio alcune scene divertenti e nostalgiche, ma nel complesso il film soffre di un umorismo altalenante e di una sceneggiatura che avrebbe potuto osare di più. Un’occasione sprecata? Forse. Ma almeno, per un’ora e mezza, ci si può immergere in un’epoca in cui i videogiochi erano semplici, colorati e incredibilmente affascinanti.

Cambia la tua vita con un click

Un telecomando in grado di governare il proprio universo. Saltare le cene con i genitori come fossero scene di un film, abbassare il volume dei figli chiassosi, o godersi in slow-motion le curve di una procace ragazza intenta nel suo jogging mattutino. Questa è la premessa di Click, commedia sentimentale ed ultima fatica dell’attore Adam Sandler. E, come in ogni commedia piena di buoni sentimenti, il simpatico escamotage non può che ritorcersi contro il suo possessore, in modi che preferiamo non svelare per non compromettere la visione del film.

Il vanto della pellicola non è certo l’originalità, ma va detto che soprattutto nelle parti puramente comiche ha il pregio di mantenere un buon ritmo e mostrare un Adam Sandler in forma e sempre divertente alla sua maniera, perfido e sboccato ma esilarante. Peccato per la parte centrale, più imperniata sulle implicazioni sentimentali, che può risultare noiosa e già vista.

Il film in ogni caso lancia rimandi importanti soprattutto sul piano della narrazione, il più evidente dei quali è al film “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, con il quale condivide il concetto di fondo, quello di vivere la vita a pieno senza remore né timori. In questo una menzione speciale va sicuramente fatta a Christopher Walken, novello Clarence qui in versione pazzoide e stralunata, che recita una spanna sopra tutto il comunque dignitoso cast. Sarà lui infatti, nei panni di Morty, uno strano commesso del centro commerciale, a donare al protagonista il telecomando ed accompagnarlo nelle sue disavventure fino al colpo di scena finale.

In definitiva un film godibile e senza pretese (se non quella di consacrare Adam Sandler a tutti gli effetti) che riuscirà sicuramente a strapparvi qualche risata. Commedia per tutta la famiglia.

 

di Giancarlo Caminiti