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Tacos, Fajitas, Burritos e Tortillas: la guida definitiva per non fare brutte figure

Ammettiamolo: ogni volta che entriamo in un ristorante messicano, ci trasformiamo tutti in esploratori del gusto… ma anche in studenti confusi. Tacos, Fajitas, Tortillas, Burritos — sembrano i nomi di una squadra di supereroi del palato, pronti a salvare le nostre papille gustative dalla noia del solito toast al prosciutto. E invece no: puntualmente finiamo a googlare (di nascosto, magari sotto al tavolo) la differenza tra l’uno e l’altro.

Ora, lasciate che ve lo spieghi come se foste appena usciti da una battaglia contro un esercito di Chitauri: immaginatevi nel locale devastato dopo lo scontro a New York, seduti accanto a Tony Stark, Steve Rogers, Thor e compagnia bella, a mangiare qualcosa in assoluto silenzio. Nella scena post-credit degli Avengers del 2012 — sì, quella in cui si scofanano dello shawarma come se non ci fosse un domani — non ci sono tacos, né burritos, né fajitas. Ma ammettetelo: ci siamo tutti immedesimati in quel momento di pace e cibo post-epico, quando sei troppo stanco per parlare, ma non troppo per addentare qualcosa di delizioso.

Ecco, ora immaginate se al posto dello shawarma ci fossero stati piatti Tex-Mex. Sarebbe stato un caos di briciole, salse e… confusione linguistica. Quindi, facciamo un po’ di ordine e vediamo chi è chi in questa squadra del gusto.

Il Taco: Ant-Man della cucina messicana.
Piccolo, agile, ma con un impatto che non ti aspetti. Il taco è come Scott Lang: sottovalutato fino a quando non lo addenti. È una tortilla di mais (più piccola delle altre), piegata a mezzaluna e riempita con carne, verdure, salse, e a volte anche con l’amore di chi te lo prepara. Si mangia caldo, con le mani, e in due morsi può cambiarti la giornata. Perfetto per chi vuole un’esplosione di sapore in formato compatto. E no, non serve una forchetta, solo il coraggio di affrontare il disordine con dignità.

La Fajita: Tony Stark con la piastra rovente.
La fajita entra in scena tra sfrigolii e nuvole di vapore, proprio come Iron Man quando atterra in stile teatrale. A differenza del taco, qui sei tu a comporre il piatto. Ti portano la tortilla (di grano, stavolta) da una parte, e una sinfonia di ingredienti fumanti dall’altra: carne, peperoni, cipolle, salse. Lì al tavolo ti trasformi in un piccolo ingegnere gastronomico e assembli la tua creazione. È un’esperienza interattiva, quasi un laboratorio di scienze alimentari. E sì, la soddisfazione di creare la tua fajita è un po’ come costruirsi una nuova armatura.

Il Burrito: Hulk, e non servono altre spiegazioni.
Se il taco è Ant-Man e la fajita è Iron Man, il burrito è Hulk: enorme, potente, e pronto a spaccare tutto (compreso il tuo stomaco, in senso buono). È una tortilla di grano chiusa completamente, come un sacco magico pieno di riso, carne, fagioli, formaggio, verdure, salse e, probabilmente, un portale per un’altra dimensione. Il bello del burrito è che è già pronto, avvolto stretto e ben chiuso: nessun ingrediente scappa, tutto è contenuto. Un pasto intero in un solo morso. Ma attenzione: se non lo tieni con due mani, rischi l’effetto “gamma explosion”.

La Tortilla: il mantello neutro del gusto.
Ultima ma non meno importante, la tortilla è la base, la tela bianca su cui questi artisti della cucina disegnano i loro capolavori. Che sia di mais (più piccola, più croccante) o di grano (più grande, più morbida), la tortilla è l’elemento comune, il collante di questo universo gastronomico. Senza di lei, niente tacos, niente fajitas, niente burritos. È il mantello neutro che tutto avvolge, come una versione culinaria della coperta di Linus. E sì, probabilmente anche Doctor Strange la userebbe per lanciare incantesimi… o almeno per avvolgere un po’ di pollo al chipotle.

Una scena post-credit del gusto.
La verità è che ci piacerebbe tanto vedere gli Avengers affrontare un pranzo tex-mex dopo una battaglia. Thor che prova ad addentare un burrito gigante e lo chiama “questa strana arma mortale terrestre”. Natasha che arrotola le fajitas con precisione millimetrica. Tony che critica il taco perché “non ha la stessa aerodinamica della shawarma”. E Steve Rogers che guarda tutto con sospetto, chiedendo: “Ma… questo è cibo degli anni ’40?”.

Ecco perché, la prossima volta che entri in un ristorante messicano e il menu sembra più complicato del Multiverso, ricorda questa guida. E soprattutto, non aver paura di chiedere. Anche gli eroi più potenti della Terra, a fine giornata, vogliono solo un pasto caldo e un po’ di pace.

E tu? Sei più tipo da taco spaccatutto, fajita componibile o burrito bomba calorica? Raccontacelo nei commenti, oppure condividi questo articolo con il tuo amico che confonde i tacos con le empanadas ogni singola volta. ¡Vamos, supereroe del gusto!

Redazione

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