L’insediamento umano nella zona di Carrara e nelle valli scoscese che si aggrappano alle Alpi Apuane affonda le sue radici in tempi antichissimi. Fin dalle epoche più remote, questa terra ha attratto popolazioni per due motivi principali: la sua posizione strategica e la ricchezza delle sue risorse naturali, in particolare il marmo. Situata nei pressi della storica Via Aurelia e, successivamente, lungo la Postale Lucca-Genova, Carrara divenne un crocevia di scambi e commerci, favorita anche dalla vicinanza del porto di Luni, antico fulcro commerciale da cui il marmo locale partiva verso Roma e altre province dell’Impero. La storia di Carrara è dunque strettamente legata a quella dell’estrazione del marmo, attività iniziata già nel II secolo a.C., sotto il dominio romano.
A quei tempi, il territorio circostante era abitato da imprenditori e funzionari dell’impero, preposti alla gestione fiscale delle cave. Ville patrizie sorsero nelle vicine località di Vezzola e Torano, dove risiedevano i responsabili della riscossione delle gabelle sul marmo, materiale che si imbarcava dal porto di Luni per raggiungere le monumentali costruzioni della capitale e dell’intero Impero Romano. Carrara, con le sue ricchezze naturali e la sua posizione di rilievo, iniziava così a ritagliarsi uno spazio nella storia antica.
Carrara Medievale: Ripresa e Dominazione Pisane
La prima menzione di Carrara in un documento storico risale al 963, quando l’imperatore Ottone I concesse ai Vescovi di Luni alcuni casolari e terreni. Tuttavia, con la caduta dell’Impero Romano, la città e le sue cave caddero nell’oblio. La frantumazione del potere centrale e le contese tra Bizantini, Longobardi e Franchi per il controllo della penisola italiana segnarono un periodo di abbandono e decadenza. Solo dopo l’anno Mille Carrara iniziò a risollevarsi sotto l’influenza pisana. I marmi, nuovamente estratti dalle cave, venivano imbarcati nei porti della Repubblica Marinara di Pisa e commercializzati in tutto il Mediterraneo.
Fu nel 1235 che la popolazione locale stipulò un patto con il Vescovo di Luni, primo passo verso una maggiore autonomia comunale. Questo processo culminò quando il Vescovo Guglielmo venne catturato dai Pisani, consolidando il dominio pisano sulla città e segnando l’inizio di un periodo di rinascita economica e politica per Carrara.
Il XIV Secolo: Contese e Conquiste
Durante il XIV secolo, Carrara divenne il centro di continue contese tra i potenti vicini. Il suo territorio passò di mano in mano, in un susseguirsi di dominazioni. I Pisani amministrarono la città nel 1313, ma nel giro di pochi anni essa cadde sotto il controllo di Lucca (1322), e poi di Genova (1329). Successivamente, venne conquistata dai Rossi di Parma e dagli Scaligeri di Verona, per infine entrare, nel 1343, nell’orbita dei Visconti di Milano.
Con l’ascesa di Gian Galeazzo Visconti nel 1385, Carrara trovò una momentanea stabilità. Il signore milanese accettò la sudditanza della città, restituendo ai suoi abitanti parte delle libertà perdute durante i periodi di dominazione straniera. Fu una tregua temporanea, poiché Carrara continuò a essere contesa tra i grandi poteri della penisola.
Il XV Secolo: I Malaspina e le Ambizioni Fiorentine
Durante il XV secolo, la città ritornò sotto il controllo di Lucca, ma questa volta con il sostegno di Firenze e della potente famiglia dei Malaspina di Fosdinovo. I decenni successivi videro Carrara oscillare nuovamente tra diverse dominazioni: Lucchesi, Fiorentini e Milanesi si alternarono nel controllo della città, fino a quando, nel 1441, la vittoria definitiva arrise a Milano.
La morte di Filippo Maria Visconti, avvenuta nel 1477, riaccese le dispute. Questa volta furono Tommaso Campofregoso, signore di Sarzana, e Giacomo Malaspina a contendersi la città. Un arbitrato genovese nel 1473 concluse infine la contesa, assegnando Carrara alla famiglia Malaspina in cambio di terre e un’ingente somma di denaro. Da questo momento, Carrara divenne parte integrante del dominio dei Malaspina, che plasmarono il destino della città nei secoli a venire.
L’Età Moderna: Il Principato dei Cybo e l’Era della Scultura
Con l’avvento dei Cybo nel XVI secolo, Carrara entrò in una nuova fase della sua storia. Il principato, sotto la guida illuminata di Alberico I e del Cardinale Innocenzo Cybo, fu un periodo di splendore culturale e architettonico. La città si espanse, inglobando i borghi circostanti e arricchendosi di nuove piazze e palazzi. Uno di questi, il Palazzo Cybo, divenne il simbolo del potere della famiglia. Il marmo, protagonista assoluto della storia cittadina, continuava a essere la principale risorsa economica.
Il XVII secolo vide il fiorire della scultura carrarese. Artisti come Pietro Tacca, Andrea Bolgi e Francesco Baratta resero celebre Carrara in tutta Europa, trasformando il marmo locale in opere d’arte di straordinaria bellezza. La fama della città si estese ben oltre i suoi confini, consolidando Carrara come uno dei centri nevralgici della scultura barocca.
La storia di Carrara è un intreccio di dominazioni, rinascite e grandezze, sempre accompagnata dall’eco del marmo che, dalle cave apuane, ha attraversato secoli e continenti.
Dal periodo romano fino all’età moderna, la città ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama culturale e artistico del Mediterraneo, testimoniando la forza e la resistenza di un territorio unico, forgiato dalla pietra e dalla storia. Oggi, Carrara è un luogo dove il marmo e la storia si intrecciano in un racconto di grandezza e resilienza. Le cave, dalle quali il marmo di Carrara continua a emergere, sono testimoni silenziosi di secoli di attività e creatività. La città, che si erge come un gioiello tra mare e montagna, conserva la sua autenticità e il suo fascino unico. Le visite alle cave Michelangelo, le passeggiate tra le viuzze del centro storico, e le esperienze nei laboratori artistici raccontano la storia di una terra che, attraverso il suo prezioso marmo, ha scritto capitoli importanti nella storia dell’arte e della cultura. Il fascino di Carrara non è solo nei suoi monumenti e nelle sue piazze, ma anche nella forza dei suoi abitanti e nella bellezza senza tempo delle sue cave.
foto di copertina di Michele Ambrogi
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