C’è un momento preciso che ogni fan di Smallville ricorda con una stretta al cuore. È quel giorno del 2021 in cui Tom Welling, il nostro eterno Clark Kent, apparve in un video sui social con un sorriso che diceva tutto: «Io e Michael Rosenbaum stiamo lavorando a una serie animata per riportare in vita quei personaggi e utilizzare il maggior numero possibile di membri del cast originale». Boom. Internet in subbuglio. Il cuore di noi nerd esploso in mille frammenti di nostalgia. Perché sì, anche a distanza di anni dalla fine della serie, Smallville non è mai uscita davvero dal nostro radar affettivo.
Ma prima di sognare troppo, facciamo un passo indietro. Per chi, in un universo parallelo, si fosse perso la serie, Smallville è andata in onda dal 2001 al 2011, regalandoci dieci stagioni dense, intense, e a tratti persino poetiche, sulle origini dell’Uomo d’Acciaio. Non il Superman già adulto e imbattibile, ma il giovane Clark Kent alle prese con i turbamenti dell’adolescenza, con il primo amore, con la scoperta della sua vera natura aliena, e con quel destino scomodo che si porta addosso come un mantello invisibile.
Io avevo quindici anni quando è uscita la prima puntata. Ricordo ancora l’effetto devastante della sigla (“Somebody saaaaaaave meeee…”) che partiva e mi catapultava in quella Smallville rurale e misteriosa, con campi di mais, meteoriti e segreti in ogni angolo. Tom Welling era il Clark perfetto: silenzioso, riflessivo, pieno di conflitti interiori. E Michael Rosenbaum… accidenti, che Lex Luthor! Carismatico, ambiguo, con una profondità emotiva che raramente ho rivisto in altri adattamenti del personaggio.
La serie non era solo un prequel supereroistico: era un’epopea adolescenziale travestita da sci-fi, un mix riuscitissimo di soap drama e action, con una regola aurea che la distingueva da qualsiasi altra incarnazione dell’Azzurrone: “No tights, no flights”. Nessuna calzamaglia, nessun volo. Almeno fino a un certo punto.
Certo, col tempo le cose sono cambiate. Dalla quinta stagione in poi, Smallville ha iniziato a mettere da parte le atmosfere da high school per abbracciare un tono più maturo. Sono arrivati nuovi personaggi dal vasto universo DC (Oliver Queen! Martian Manhunter! Black Canary!) e la storia ha iniziato a preparare seriamente la transizione verso l’eroe che Clark sarebbe diventato. Ma sempre con quel ritmo tutto suo, fatto di evoluzioni lente, scelte morali e pathos ben dosato. Lo ammetto: ho pianto. Più di una volta.
E poi il gran finale, nel 2011. Dieci anni. Un viaggio. Una chiusura che lasciava tanto nel cuore e qualche filo narrativo ancora lì, sospeso nell’aria. Da allora, sono passati oltre dieci anni, eppure Smallville continua a vivere nei rewatch, nei forum, nei meme, nei cosplay, nei fumetti che hanno proseguito la storia. E nel desiderio costante di un ritorno.
Ed è qui che torna il famoso annuncio del 2021. Una serie animata? Con le voci originali? Magari con nuove storie ambientate dopo il finale? Per noi fan era come aprire un portale su Terra-2 dove tutto è ancora possibile. L’entusiasmo è stato contagioso, ma… poi? Che fine ha fatto quel progetto?
Purtroppo, la realtà dell’industria è meno romantica dei nostri sogni nerd. In una recente intervista, Alfred Gough, uno dei papà di Smallville, ha spiegato che i cambiamenti interni alla Warner Bros.—in particolare la fusione aziendale e il reboot cinematografico di Superman voluto da James Gunn—hanno congelato qualsiasi piano concreto. «Stanno per fare un nuovo Superman, e questo purtroppo blocca il nostro progetto», ha detto Gough. Una doccia fredda. Anche se, a voler essere sinceri, non tutto è perduto.
C’è ancora una scintilla di speranza. Perché Gough non ha escluso del tutto l’idea di una rinascita animata, magari in un futuro prossimo, con nuovi mezzi, nuove energie, e un fandom sempre affamato. E onestamente? Non sarebbe la prima volta che un progetto considerato morto risorge dalle ceneri grazie alla passione dei fan. Lo abbiamo visto succedere con Veronica Mars, con Firefly, con Futurama. Perché non Smallville?
E immaginate il potenziale: una serie animata che ci riporti nel mondo di Clark, magari con flashback, con nuovi personaggi DC introdotti nello stile inconfondibile della serie originale. Con i doppiaggi originali, le musiche epiche, e soprattutto quell’equilibrio unico tra dramma umano e mitologia supereroistica che ha reso Smallville qualcosa di più di una semplice serie tv.
Io ci spero ancora. E continuerò a sperarci finché non sentirò di nuovo quel “Somebody save me” rimbombare dal mio televisore. Perché Smallville, almeno per me, non è solo una serie. È un pezzo di adolescenza, un insegnamento di speranza, e la prova che ogni eroe nasce prima di tutto da un grande cuore.
E voi? Cosa vi ha lasciato Smallville? Avete ancora la scatola dei DVD consumata a forza di rewatch come me? Vi piacerebbe una serie animata? Scrivetemelo nei commenti qui sotto o condividete l’articolo sui vostri social. Clark e Lex non aspettano altro che sentire la vostra voce!
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