C’è qualcosa di estremamente affascinante e, lasciatemelo dire, profondamente rivoluzionario in Saintia Sho – Le Sacre Guerriere di Atena. È uno di quegli spin-off che, nonostante i suoi limiti evidenti, riesce a lasciare un segno proprio perché osa fare qualcosa che in tanti – troppi – avrebbero bollato come “inaccettabile”: dare il centro della scena a un gruppo di combattenti donne nel sacro universo dei Cavalieri dello Zodiaco. E no, non sono le solite Saint mascherate che conoscevamo nella serie classica. Le Saintia sono un’altra cosa: sono ancelle, guerriere, custodi del cuore di Atena. E soprattutto sono protagoniste.
Prima di addentrarmi nella mia esperienza con l’anime e le sue implicazioni, un po’ di contesto è doveroso. Saintia Sho nasce come manga seinen scritto e disegnato da Chimaki Kuori, pubblicato sulla rivista Champion Red dal 2013 al 2021, e in Italia da Panini Comics. L’adattamento anime, o meglio ONA (Original Net Animation), è stato prodotto dallo studio Gonzo in collaborazione con Toei Animation e distribuito su Crunchyroll tra dicembre 2018 e febbraio 2019. Dieci episodi, una manciata scarna per raccontare una storia con così tanto potenziale narrativo.
La trama si svolge parallelamente agli eventi della serie originale di Saint Seiya, ma ci presenta una nuova minaccia: la dea Eris, la Discordia, che torna a insidiare il regno di Atena. Proprio lei, Saori Kido, la giovane reincarnazione della dea della saggezza, si ritrova nuovamente al centro di un conflitto divino. Ma questa volta, a proteggerla, non ci sono solo Seiya e i suoi compagni Bronze Saint. Ci sono anche le Saintia, un corpo d’élite tutto al femminile, destinato a stare accanto alla dea in modo più intimo, più diretto, quasi sacrale.
La protagonista della serie è Shoko di Equuleus, una giovane determinata, con un passato segnato e un destino che le è stato imposto prima ancora di capire chi fosse. È lei il vero cuore pulsante della storia. Un personaggio che non solo si evolve in modo coerente e appassionante, ma che incarna il classico archetipo dell’eroina tragica e combattiva senza mai risultare stucchevole. La sua storia, quella con la sorella Kyoko e con il retaggio oscuro che porta dentro, è il motore emotivo dell’intera vicenda.
E parlando di Kyoko… la sua figura, seppur non presente a lungo nella serie, ha un peso drammatico enorme. Il suo sacrificio per salvare Shoko dall’essere posseduta da Eris è un momento potente, che definisce fin dall’inizio l’atmosfera della serie: qui si parla di amore, di devozione, di sorellanza e di coraggio. Cose che nei Cavalieri classici si respiravano, sì, ma qui trovano una declinazione tutta al femminile che mancava davvero.
La trama evolve rapidamente, forse troppo, portandoci da un confronto iniziale con le driadi (gli spiriti malvagi di Eris) a una guerra vera e propria con tanto di nuovo Tempio, tradimenti interni al Grande Tempio, nemici inaspettati come Deathmask e Aphrodite, fino al risveglio di Ares, il dio della guerra, generato dalla parte oscura di Saga dei Gemelli. Ecco, tutto questo succede in appena dieci episodi. Dieci! Ed è forse questo il peccato originale dell’adattamento animato: voler comprimere una narrazione così densa in così poco spazio, tagliando intere sequenze, dialoghi fondamentali e il tempo necessario per far respirare davvero i personaggi.
L’anime, va detto, non brilla certo per qualità tecnica. L’animazione è altalenante, a tratti persino trascurata. Alcune scene risultano piatte, non solo nel tratto ma anche nella regia e nel ritmo. Questo pesa molto soprattutto quando ci si trova di fronte a combattimenti che, in una serie come questa, dovrebbero essere epici e vibranti di energia cosmica. Invece, il più delle volte, si ha l’impressione che manchi quel guizzo, quel dinamismo che ha reso immortale l’anime originale.
Eppure, nonostante tutto questo, Saintia Sho riesce ad avere un’anima. Un’identità. Un cuore.
Forse perché, al di là dell’azione e degli effetti speciali, c’è qualcosa di più profondo nella narrazione. C’è un messaggio che parla alle donne (e non solo) che sono cresciute guardando i Cavalieri dello Zodiaco e si sono sempre chieste: “Ma perché dobbiamo stare sempre sullo sfondo? Perché dobbiamo indossare maschere per combattere? Perché non possiamo essere le protagoniste della nostra storia?”. Ecco, Saintia Sho dà una risposta, imperfetta ma sincera.
Mi rendo conto che molti fan storici della serie madre storcano il naso davanti a questo spin-off. Alcuni criticano l’idea stessa di inserire personaggi femminili così centrali in un universo che – fino a quel momento – era quasi esclusivamente maschile. Altri parlano di “femminismo forzato”, come se mettere una donna in primo piano fosse un attacco alla tradizione. Ma io credo che Saintia Sho non voglia riscrivere nulla, non voglia sostituire nessuno. Vuole semplicemente allargare lo sguardo. Dare spazio a una nuova voce. E per quanto questa voce, nell’anime, possa essere soffocata da limiti di budget, da tagli narrativi e da una produzione frettolosa, resta comunque una voce importante.
Personalmente, ho trovato in Shoko un’eroina con cui empatizzare davvero. La sua determinazione, il suo dolore, il modo in cui lotta per salvare chi ama e per non cedere all’oscurità che la perseguita… tutto questo mi ha colpita. Non è perfetta, come non lo è questa serie, ma è autentica.
Certo, il fatto che probabilmente non ci sarà mai una seconda stagione pesa come un macigno. Perché la storia di Saintia Sho è appena iniziata e già rischia di svanire nell’oblio. Con qualche episodio in più, magari tredici invece di dieci, si sarebbero potuti approfondire i comprimari, dare respiro alla trama, sviluppare meglio le dinamiche fra le Saintia e i Gold Saint. Invece, molti personaggi restano delle comparse. Alcuni eventi si susseguono a ritmo serrato, quasi fosse una sintesi accelerata di un’opera che meritava più tempo.
Nonostante ciò, io continuo a credere che Saintia Sho meriti una possibilità. Anche se non conoscete bene il mondo di Saint Seiya, anche se non siete fan degli spin-off, anche se l’animazione vi farà storcere il naso, vi invito a guardare oltre. A lasciarvi trasportare dalla storia di queste ragazze, dalla loro lealtà, dal loro coraggio. E, magari, a chiedervi: perché ci è voluto così tanto perché esistesse un anime come questo?
Se avete già visto la serie, sono curiosa di sapere cosa ne pensate: anche voi avete trovato Shoko una protagonista forte e interessante? Vi ha colpito il modo in cui la storia affianca e intreccia quella della serie classica? O siete tra quelli che hanno storto il naso davanti a questo cambio di prospettiva? Parliamone nei commenti o, ancora meglio, condividete questo articolo sui vostri social e apriamo insieme il cosmo delle Saintia Sho!
Aggiungi commento