Nel vortice costante di leak, rumor e anticipazioni più o meno affidabili che scandisce il ritmo del settore videoludico, è impossibile non imbattersi nelle voci che gravitano attorno a quella che potrebbe diventare la nuova frontiera di Sony: una PlayStation 6 portatile. Sì, avete letto bene. Non un Remote Player, non un accessorio collaterale come il PlayStation Portal, ma una vera e propria console handheld, parte integrante della futura generazione PS6. A sostenerlo è l’ormai noto insider KeplerL2, fonte che negli anni ha saputo guadagnarsi una certa credibilità tra chi – come me – si nutre quotidianamente di indiscrezioni, roadmap ufficiose e PDF sfuggiti al controllo dei reparti marketing.
Il concetto è affascinante: Sony, secondo queste indiscrezioni, starebbe sviluppando due versioni della PS6, una da salotto con le solite ambizioni high-end e una portatile pensata per affrontare ad armi (quasi) pari Steam Deck, ASUS ROG Ally, e quella Xbox portatile che Phil Spencer non smette di suggerire tra le righe delle sue interviste.
Secondo Kepler, la PS6 handheld si baserebbe su un’architettura a 3 nanometri, con un TDP attorno ai 15W, in linea con lo Steam Deck. E qui viene fuori il mio lato da osservatore compulsivo del settore: questa potenza (relativamente contenuta) suggerisce una macchina ottimizzata, forse meno muscolosa di PS5 ma comunque capace di eseguire titoli PS4 e PS5. Come? Non è chiaro. Le ipotesi spaziano dal cloud gaming alle versioni ottimizzate dei giochi con downgrade grafico, ma l’idea che questa console possa essere più di un “telecomando evoluto” stuzzica parecchio.
Eppure, non mancano i motivi per essere prudenti.
Sony ha già fatto un passo incerto con il PlayStation Portal, un dispositivo interessante ma limitato. Se davvero intende rilanciarsi nel settore handheld, dovrà fare molto di più. Non basta creare un oggetto esteticamente appetibile: serve una visione, una strategia, e soprattutto serve comprendere il motivo per cui un giocatore dovrebbe scegliere una PlayStation 6 portatile piuttosto che un PC portatile da gaming o – perché no – restare fedele alla console casalinga.
Un altro punto interessante è la tempistica. I rumor parlano di un’uscita posticipata rispetto alla console fissa, come accaduto con PS5 e Portal. E se davvero la finestra di lancio è collocata tra il 2028 e il 2029, ci troviamo di fronte a un progetto a lunghissimo respiro, destinato a convivere con una nuova generazione di Switch (magari OLED 2.0) e una possibile seconda generazione di Xbox portatili.
È un momento strano, quello che stiamo vivendo nel gaming. Le console non sono più semplicemente console: sono servizi, sono piattaforme fluide, ibride, modulari. L’idea di una PS6 a doppia anima – casalinga e portatile – rappresenta un cambiamento profondo, forse epocale. Ma è anche un rischio. Sony può permettersi di abbandonare il paradigma classico che l’ha portata al successo? Oppure si troverà schiacciata tra l’innovazione aggressiva di Valve e la duttilità leggendaria di Nintendo?
Da appassionato di rumor, la risposta più onesta che posso darvi è: non lo sappiamo ancora. Ma il fatto stesso che se ne parli, che esistano prototipi, codici di prodotto e leak dettagliati su un possibile SoC AMD a 3nm per un dispositivo portatile Sony, ci dice che qualcosa si muove. E forse, questa volta, si muove nella giusta direzione.
Personalmente? Spero che la PS6 portatile non sia una copia sterile di ciò che esiste già. Spero in una console che mantenga l’identità PlayStation, offrendo esperienze profonde anche in mobilità, senza scendere a troppi compromessi. E se Sony riuscisse davvero a creare un ponte solido tra potenza, compatibilità e libertà di gioco, allora potremmo trovarci davanti a una rivoluzione silenziosa, una sorta di “PS Vita 2.0” finalmente capace di imporsi.
Nel frattempo, restiamo in ascolto. Perché il mondo dei rumor, anche quando sbaglia, ci aiuta a sognare. E il futuro, nel bene o nel male, si costruisce sempre un leak alla volta.
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