Nel vasto panorama dell’ingegneria automobilistica, poche auto possono vantare il titolo di “leggenda” pur essendo più piccole di una cabina telefonica. La Peel P50, riconosciuta dal Guinness World Records come l’auto più piccola mai prodotta, è una di quelle meraviglie che sembrano uscite da un’idea folle, ma che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobile.
Un’auto da guinness: la nascita della Peel P50
Correva l’inizio degli anni ’60 quando la Peel Engineering Company, piccola azienda dell’Isola di Man specializzata in carrozzerie in fibra di vetro, decise di progettare un veicolo in grado di rivoluzionare la mobilità urbana. Il risultato fu la Peel P50, un’auto che sembra più uno strano ibrido tra una moto e un’automobile, ma con una personalità unica.
Lanciata ufficialmente al Salone dell’Automobile di Londra del 1962, la P50 venne progettata da Cyrill Cannel con un obiettivo ben preciso: creare un’auto compatta, leggera e perfetta per il traffico cittadino. E che compattezza! Con una lunghezza di 1,34 metri, una larghezza di 99 cm e un’altezza di appena 1,20 metri, la P50 è più piccola di un carrello della spesa, ma con una personalità da gigante.
Design e prestazioni: piccola ma (quasi) indomabile
Nonostante le dimensioni ridotte, la Peel P50 era pensata per essere una vera e propria automobile. La sua scocca in fibra di vetro la rendeva ultraleggera, con un peso di soli 59 kg – praticamente meno di una motocicletta moderna. Un dettaglio interessante è che, grazie alla sua leggerezza e a una maniglia posteriore integrata, il conducente poteva sollevarla e girarla manualmente per compensare la mancanza di una retromarcia.
Sotto il minuscolo cofano, la P50 nasconde un motore DKW monocilindrico da 50 cm³ raffreddato ad aria, capace di erogare una velocità massima di 61 km/h. Il cambio manuale a tre velocità garantiva un’esperienza di guida quantomeno avventurosa, soprattutto considerando che l’unico posto disponibile era riservato al guidatore. Dimenticate il bagagliaio: la P50 era pubblicizzata con lo slogan “sufficientemente grande per una persona e un sacchetto della spesa”.
Una rarità nel mondo delle microcar
La produzione della Peel P50 si concluse nel 1964, con appena 47 esemplari costruiti. Di questi, solo 20 sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, diventando veri e propri oggetti da collezione per appassionati e musei dell’automobile. Il modello venne successivamente sostituito dalla Peel Trident, una microcar altrettanto insolita, ma mai capace di eguagliare il fascino iconico della P50.
Fortunatamente, l’eredità di questa minuscola auto non si è persa nel tempo: negli ultimi anni la Peel Engineering Company ha rilanciato la P50, realizzando nuove versioni elettriche e ibride, rimanendo fedele allo spirito originale del progetto ma adattandolo alle esigenze moderne.
La Peel P50 nella cultura pop: tra Top Gear e meme virali
Se la Peel P50 è rimasta relativamente sconosciuta per decenni, tutto è cambiato quando Jeremy Clarkson l’ha portata su Top Gear nella decima stagione dello show. Il conduttore britannico ha dimostrato in modo esilarante che la P50 era talmente piccola da poter essere guidata all’interno di un edificio – attraversando uffici e addirittura entrando in un ascensore! La scena è diventata virale e ha contribuito a riportare questa minuscola auto sotto i riflettori.
Da allora, la P50 è diventata un vero e proprio fenomeno della cultura nerd, comparendo in numerosi meme e venendo riprodotta in diversi videogiochi di simulazione automobilistica.
Un’icona dell’ingegneria fuori dagli schemi
Oggi, la Peel P50 non è solo un pezzo di storia dell’automobilismo, ma un simbolo di creatività e ingegno. Il suo design estremo e la sua concezione minimalista la rendono ancora un’auto capace di sorprendere e far sorridere. In un’epoca in cui le automobili diventano sempre più grandi e sofisticate, la P50 rimane la prova che a volte, le cose più piccole sono quelle che lasciano il segno più grande.
Se mai doveste trovarne una in vendita, sappiate che vi state portando a casa non solo un’auto, ma un pezzo di storia su tre ruote.
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