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“Oltre il mare di stelle”: Elena Romanello racconta l’universo poetico di Capitan Harlock e Leiji Matsumoto

Quando nel febbraio del 2023 ci ha lasciati Leiji Matsumoto, la notizia ha colpito come un silenzioso impatto spaziale il cuore di chiunque sia cresciuto tra le galassie disegnate del suo universo. Un autore che non ha solo inventato personaggi o raccontato storie: ha dato forma a sogni, nostalgia e malinconia con un tratto elegante e un pensiero profondo, toccando corde che parlano al senso stesso della nostra umanità. Matsumoto non era “solo” un autore: era un architetto dell’anima, un costruttore di malinconie che sapeva rendere l’infinito un luogo abitabile, disegnando l’universo con la penna del poeta e la sensibilità del filosofo.

È proprio con questa consapevolezza che ho letto Oltre il mare di stelle, il saggio di Elena Romanello pubblicato da Anguana Edizioni. Non un libro come tanti, ma un atto d’amore, un tributo colmo di gratitudine verso un autore che ha saputo rendere l’effimero qualcosa di eterno. Romanello – penna acuta e affezionata dell’universo pop – firma un’opera che è insieme saggio critico, memoriale intimo e manifesto culturale. E lo fa con l’autorevolezza di chi conosce profondamente il mondo di cui scrive e l’entusiasmo di chi ne è ancora perdutamente innamorato. Da appassionato di manga, non posso non adorare il lavoro di Elena Romanello grazie alle sue analisi appassionate e lucide su icone femminili come Lady Oscar, Candy Candy e Sailor Moon. Ma con Oltre il mare di stelle c’è qualcosa di diverso. Qui c’è il dolore del lutto e la bellezza del ricordo, ma soprattutto il bisogno di trasmettere. È un libro nato prima della scomparsa di Matsumoto, e che oggi risuona come un addio sussurrato e una promessa mantenuta: quella di non dimenticare.

Il fulcro tematico del saggio è, ovviamente, Capitan Harlock, il pirata dello spazio con lo sguardo cupo e il mantello svolazzante, l’eroe tragico e solitario che da fine anni Settanta abita il nostro immaginario come un’ombra sempre presente. Ma Romanello fa qualcosa di più che limitarsi a ricostruirne la storia editoriale, dalle tavole del manga alla CGI del 2013: lo interroga, lo interpreta, lo osserva come archetipo. Harlock diventa l’uomo contro il sistema, il ribelle con etica e onore, il samurai delle stelle che rifiuta la resa. Un’icona non solo dell’animazione, ma di una filosofia di vita. E questa filosofia è profondamente umana: Harlock è il simbolo della lotta contro l’apatia, l’alternativa alla rassegnazione. È l’eroe che, come dice Matsumoto stesso, “non si arrende, non si tira indietro, resta fedele”. E allora sì, Harlock siamo anche noi, ogni volta che scegliamo di continuare a sognare nonostante la stanchezza, di cercare bellezza anche dove sembra scomparsa.

Il libro, però, non si ferma al personaggio. Romanello ci accompagna in un viaggio più ampio: ci racconta l’universo narrativo di Matsumoto, quel mare stellato dove si intrecciano Galaxy Express 999, Uchū Senkan Yamato, Queen Emeraldas e altre meraviglie. C’è una coerenza poetica in tutte le opere del sensei, come se ogni racconto fosse un frammento di una stessa galassia emozionale. L’autrice non dimentica nemmeno di analizzare il fandom, l’impatto culturale in Italia – una delle prime culle occidentali ad accogliere Harlock – e la figura archetipica del pirata, da Espronceda a Corto Maltese, fino alla declinazione galattica di Matsumoto.

C’è una frase che nel libro viene riportata e che mi ha colpito come un colpo di cannone dell’Arcadia:
“Se tu continuerai a credere nei tuoi sogni, niente nella tua vita sarà stato fatto invano.”
È questo il senso ultimo del messaggio di Matsumoto. E Romanello lo coglie in pieno. Il suo saggio è costruito come una rotta interstellare: ogni capitolo è una tappa, ogni analisi un faro che illumina il significato dietro la superficie. E lo fa con uno stile accessibile ma mai banale, profondo ma mai pesante. È un libro che si legge con gli occhi, ma si sente con il cuore.

Elena Romanello, che molti conoscono anche come elenabastet, è una figura unica nel panorama saggistico italiano: nerd colta, divulgatrice instancabile, ponte tra cultura pop e critica letteraria. Nei suoi scritti si avverte l’urgenza di tramandare, come se ogni recensione, ogni articolo, ogni saggio fosse un messaggio in bottiglia lanciato nello spazio. Oltre il mare di stelle non fa eccezione. È un’opera che parla a chi conosce Harlock, ma anche a chi cerca una bussola per orientarsi nell’universo narrativo giapponese, o semplicemente a chi ha bisogno di ricordare che sognare non è mai stato un errore.

Perché alla fine, come dice Romanello – e come diceva Harlock – non è importante vincere o perdere. È importante combattere per qualcosa in cui crediamo. E se la battaglia è quella per la memoria, la bellezza, la libertà… allora saliamo a bordo anche noi. Anche se il cielo è nero, anche se non c’è rotta segnata, anche se il mondo là fuori ha dimenticato come si sogna.

Matsumoto ci ha lasciato, sì. Ma ha anche lasciato una mappa, una visione, un’eredità. E Oltre il mare di stelle è il modo perfetto per ritrovarla.

Redazione

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