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“Nouvelle Vague” di Richard Linklater: il tributo cinefilo che fa rivivere il battito ribelle del cinema francese

Immaginate di poter salire su una macchina del tempo e atterrare nella Parigi del 1959. L’aria frizzante di cambiamento, i caffè pieni di giovani sognatori, la pellicola che gira a mano su cineprese leggere, il fumo di Gauloises a disegnare spirali nel controluce delle idee. È qui che ci porta Nouvelle Vague, il nuovo film firmato da Richard Linklater, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2025, accolto da undici minuti di applausi ininterrotti. Ma più che un film, è un atto d’amore, un omaggio vibrante e sentito alla genesi di una delle rivoluzioni artistiche più influenti della settima arte: la Nouvelle Vague francese.

Con Nouvelle Vague, Linklater abbandona le rive texane e si immerge nel cuore pulsante del cinema europeo, dirigendo per la prima volta interamente in francese, con un cast quasi totalmente transalpino. Non si tratta di un semplice biopic, né tantomeno di un remake: è un film che racconta la nascita di un altro film, À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro) di Jean-Luc Godard, colui che avrebbe scardinato per sempre le regole del linguaggio cinematografico.

La narrazione si muove tra set improvvisati, passioni artistiche, ideali dirompenti e un senso di urgenza creativa che sembra contagiare ogni inquadratura. Guillaume Marbeck, nel ruolo di un giovane e nervoso Godard, riesce a restituire tutta l’irrequietudine e il genio caotico dell’autore franco-svizzero, mentre Zoey Deutch dà vita a una Jean Seberg intensa e magnetica, portando sullo schermo il fascino straniero che fece innamorare Parigi. Il resto del cast, da Aubry Dullin nei panni di Jean-Paul Belmondo fino a Roxane Rivière nei panni di Agnès Varda, compone una mappa vivente della Nouvelle Vague, incarnando i protagonisti di un’epoca in fermento.

Linklater, da cinefilo dichiarato e meticoloso artigiano del racconto, non cede alla tentazione di imitare lo stile godardiano. Niente jump cut forzati o monologhi criptici: Nouvelle Vague non vuole essere un esercizio di stile, ma un atto di narrazione appassionata. L’approccio è rispettoso, quasi reverenziale, ma mai imbalsamato. Il regista texano preferisce raccontare piuttosto che reinterpretare, lasciando che la potenza della storia emerga con naturalezza, senza bisogno di alzare la voce.

Il risultato è una pellicola che pulsa di vita e amore per il cinema. Ogni scena è un mosaico di riferimenti, dettagli, citazioni e intuizioni che gli appassionati coglieranno con occhi sognanti. La cura nella ricostruzione storica è impressionante: si respira davvero l’aria di quegli anni, si avverte la tensione del primo ciak, l’emozione di un gruppo di ragazzi che, con una cinepresa a spalla e qualche sogno in tasca, riscrivevano le regole del gioco.

C’è anche un tocco quasi meta-cinematografico nella struttura del film. Nouvelle Vague è un film che racconta un film che racconta un’idea di cinema. Un gioco di specchi che non si perde mai nell’autocompiacimento, ma che anzi si fa testimonianza della passione genuina per la settima arte. Come ha dichiarato lo stesso Linklater durante la conferenza stampa a Cannes, “non volevo fare un film su Godard, volevo fare un film sull’energia che ha reso possibile Fino all’ultimo respiro“. E missione compiuta: l’energia in questione esplode in ogni fotogramma.

Netflix, sempre a caccia di gioielli internazionali, non si è lasciata sfuggire l’occasione, acquistando i diritti del film per la cifra record di 4 milioni di dollari, il secondo più alto investimento per un film in lingua straniera dopo Emilia Pérez. Segno che il cinema d’autore, quello vero, può ancora attirare l’interesse delle grandi piattaforme globali.

Ma al di là del mercato e dei premi – che sicuramente non mancheranno – ciò che Nouvelle Vague ci regala è un’esperienza unica, che incanta e accende il desiderio di (ri)scoprire le radici del cinema moderno. È un invito a guardare indietro non con nostalgia, ma con gratitudine. A capire che il linguaggio cinematografico che oggi diamo per scontato – dalla camera a mano ai dialoghi improvvisati – è nato grazie a chi ha avuto il coraggio di rompere con il passato e osare.

Per chi ama il cinema, per chi si è mai sentito ispirato da una pellicola, per chi sa cosa significa girare un corto con gli amici sognando di cambiare il mondo, Nouvelle Vague è un film imperdibile. Non solo da vedere, ma da vivere.

E ora tocca a voi, cari lettori del CorriereNerd.it! Avete già visto il film? Vi incuriosisce il racconto della nascita della Nouvelle Vague? Che rapporto avete con il cinema francese e con le opere di Godard? Raccontatecelo nei commenti qui sotto e, se l’articolo vi è piaciuto, condividetelo sui vostri social con gli amici cinefili! Il cinema è ancora più bello quando lo si discute insieme, tra nerd appassionati e cuori cinefili.

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