Confesso: quando ho scoperto che Ninja vs. Gokudo avrebbe finalmente avuto un adattamento anime, il mio cuore ha fatto un balzo. Da fan accanita di anime e manga giapponesi, ho sempre avuto un debole per quelle storie che mescolano elementi classici con la brutalità del presente. Ninja to Gokudō, opera di Shinsuke Kondō, è uno di quei titoli che mi ha subito stregata, sin dal suo debutto su Comic Days nel gennaio 2020. È un manga duro, viscerale, che gronda sangue e significato. E ora, vedere quelle tavole prendere vita grazie a Studio Deen mi provoca un’emozione difficile da spiegare a parole.
La notizia è arrivata con tutti gli onori del caso: il sito ufficiale dell’anime ha rilasciato il primo trailer, una key visual evocativa e, cosa più importante per chi – come me – si appassiona anche al dietro le quinte, le prime informazioni sul cast e lo staff. A firmare la regia sarà Toshinori Watanabe, già noto per Fairy Tail: La missione dei cent’anni e Tokyo Ghoul:re. La serie, prodotta da Studio Deen, debutterà su Nippon TV nell’ottobre del 2025. Keiichirō Ōchi, una penna ormai consolidata nel panorama anime (The Quintessential Quintuplets, Go! Go! Loser Ranger!), curerà la composizione della serie, mentre il character design è affidato a Tokuyuki Matsutake, che avevo già apprezzato per Dimension W. Solo la combinazione di questi tre nomi basta a rendere altissime le aspettative.
Ma entriamo nel cuore pulsante della storia. Da sempre, si dice, l’umanità è stata divisa da un conflitto eterno: quello tra i ninja e la yakuza. Un’affermazione che nel mondo di Ninja vs. Gokudo non è solo metaforica, ma letterale. I due archetipi – quello dell’assassino silenzioso che agisce nell’ombra e quello del malavitoso spietato che detta legge per le strade – si scontrano in una Tokyo moderna tinta di rosso. Shinoha Tanaka è un giovane ninja incapace di sorridere dopo un trauma che ha cambiato la sua vita. È un personaggio che mi ha sempre colpita per il suo dolore trattenuto, per quella rabbia muta che sembra esplodere solo nei combattimenti. Kiwami Kimura, il suo contraltare, è un uomo elegante, apparentemente un imprenditore di successo, ma in realtà il leader di un potente clan yakuza. Quando i due si incontrano, il loro scontro riaccende una guerra antica, una lotta per la supremazia che si gioca tra lame e pistole, tra codici d’onore e violenza cieca.
Il cast scelto per dare voce a questi personaggi mi sembra semplicemente perfetto. Chiaki Kobayashi interpreterà Shinoha Tanaka: la sua voce, già apprezzata in ruoli complessi e tormentati, darà senz’altro spessore al protagonista. A dargli filo da torcere sarà Katsuyuki Konishi, che vestirà i panni (e la voce) del glaciale Kiwami Kimura. E non posso non menzionare Sumire Uesaka, che interpreterà Gamute, un personaggio che nel manga mi ha sempre affascinata per la sua ambiguità e intensità: una donna al centro del caos, impossibile da incasellare.
Il manga, pubblicato da Kodansha, ha raggiunto il quattordicesimo volume, con il quindicesimo in uscita proprio il 14 maggio. Una data che tengo segnata in agenda, pronta a divorare ogni nuova pagina con la solita voracità. Per chi legge in inglese, Kodansha USA sta pubblicando l’edizione digitale, e il settimo volume sarà disponibile il 13 maggio. È un’opera che non fa sconti: ogni tavola è intrisa di dramma, di dinamismo, di un’estetica quasi punk che a tratti mi ricorda certe opere di Tsutomu Nihei, ma con un’anima più cruda e urbana.
Guardando il trailer dell’anime, si percepisce già l’atmosfera cupa e disperata che ha reso il manga così amato. Le animazioni sembrano rendere giustizia al tratto tagliente di Kondō, e le musiche – anche se ancora poco svelate – promettono di sottolineare al meglio lo scontro fra mondi opposti. Non è solo una guerra fra clan: è un duello esistenziale, una battaglia per chi ha il diritto di sopravvivere in una società sempre più corrotta.
Personalmente, Ninja vs. Gokudo è una di quelle storie che ti restano sotto pelle. È brutale, sì, ma anche profondamente umana. Non si limita a mettere in scena lo scontro tra bene e male, ma si interroga su cosa significhi davvero appartenere a un gruppo, a un’ideologia, a una storia che ti precede. È un viaggio nel sangue e nella memoria, dove nessuno è davvero innocente, e dove persino un sorriso può essere un atto rivoluzionario.
Non vedo l’ora che arrivi ottobre. Per me, sarà come un ritorno a casa. Una casa fatta di ombre, acciaio e silenzi. Una casa che si chiama Ninja vs. Gokudo.
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