Ah, Mythic Quest… quanti pomeriggi passati con una tazza di tè, il gatto acciambellato sulle ginocchia e quell’inconfondibile mix di risate, cringe e momenti inaspettatamente toccanti a farmi compagnia sul divano. Quando ho letto la notizia della cancellazione della serie da parte di Apple TV+, ammetto che mi è venuto un groppo alla gola. Nonostante fossi consapevole che ogni serie, prima o poi, arriva al capolinea, speravo segretamente che il team di sviluppatori più disfunzionale e geniale della televisione potesse restare con noi ancora un po’. Ma, come in ogni buon videogioco, arriva il fatidico “Game Over”… o forse no?
La notizia, riportata in esclusiva da Variety, parla chiaro: Mythic Quest chiude i battenti dopo quattro stagioni e uno spin-off, Side Quest. Ma in pieno spirito da patch day, ci sarà un “aggiornamento” dell’episodio finale, una sorta di DLC narrativo che promette di essere il nostro vero addio. Una mossa che solo chi conosce profondamente la community dei gamer poteva concepire. Non si chiude una saga senza un ultimo, epico, contenuto extra.
Come appassionata di serie TV — ma anche e soprattutto come nerd cresciuta a pane e joystick — Mythic Quest è stato per me più di una semplice comedy. Era un ritratto affilato, intelligente e sorprendentemente emotivo del mondo dello sviluppo videoludico, visto attraverso l’ottica delle persone che lo abitano. Parliamo di Ian Grimm, il visionario e narcisista creativo interpretato da Rob McElhenney, di Poppy Li, la geniale e insicura ingegnera che è stata la vera spina dorsale dello studio, e di David Brittlesbee, il dirigente senza polso ma con tanta, tanta voglia di essere preso sul serio. E poi ancora Rachel, Dana, Brad, Carol, Jo… ognuno un piccolo frammento di umanità, con le proprie manie, fragilità e sogni.
La serie era nata nel 2020, proprio a ridosso della pandemia, e forse anche per questo ha saputo parlarci in modo così diretto. L’episodio “Quarantine”, girato interamente da remoto con gli iPhone, è stato un capolavoro non solo di creatività produttiva, ma anche di narrazione empatica. Mai mi sarei aspettata di commuovermi guardando una videoconferenza tra colleghi che, isolati nelle proprie case, cercavano di mantenere viva la connessione — emotiva, prima ancora che lavorativa.
Certo, non tutto è stato perfetto: ricordiamo la controversia che ha coinvolto F. Murray Abraham, che ha portato alla sua esclusione dal cast dopo la seconda stagione. Ma anche in questi scossoni produttivi, la serie ha saputo adattarsi e reinventarsi, mantenendo sempre quel tono ironico, a tratti cinico, ma mai disumanizzante. Mythic Quest ha avuto il raro talento di fare satira senza disprezzo, ridendo con i suoi personaggi e non di loro.
E poi c’era Side Quest, lo spin-off in quattro episodi che ci ha regalato una prospettiva nuova e necessaria, raccontando le storie dei personaggi “minori” — ma chi è davvero secondario, in un ambiente creativo come quello di uno studio videoludico? Questo esperimento antologico è stato un piccolo gioiello, e ha dimostrato che l’universo narrativo di Mythic Quest aveva ancora tantissimo da offrire, anche oltre il core cast.
A colpirmi di più, però, è stata la dichiarazione finale dei produttori: “I finali sono difficili. Ma con la benedizione di Apple, abbiamo apportato un ultimo aggiornamento al nostro ultimo episodio, così da poter dire addio, invece di dire semplicemente game over.” Queste parole risuonano fortissimo per chi, come me, ha vissuto Mythic Quest non solo come una serie da binge-watchare, ma come un piccolo universo di riferimento. Un po’ come quando finisci un RPG che ti ha tenuto compagnia per mesi e, pur sapendo che la storia è finita, ti ritrovi a vagare per la mappa solo per dire addio ai luoghi e ai personaggi che hai amato.
Non sappiamo esattamente perché Apple abbia deciso di concludere la serie ora, né se sia stata una scelta dettata dagli ascolti o da esigenze produttive. Quello che è certo, però, è che Mythic Quest ha lasciato un’impronta. Ha parlato a chi ama i videogiochi ma anche a chi ha conosciuto il caos (e la magia) di lavorare in team creativi. Ha riso delle nostre ossessioni, ha mostrato il lato tossico dell’ego, ma anche il potere delle connessioni autentiche. E lo ha fatto senza mai perdere il suo stile tagliente e profondamente umano.
Ora non ci resta che attendere questo “episodio finale aggiornato”, sapendo che sarà davvero l’ultima partita. E nel frattempo, mi chiedo: quanti altri studi, quanti altri team come quello di Mythic Quest esistono là fuori? E soprattutto: chi sarà il prossimo a raccontarne la storia?
Se anche voi avete amato questa serie tanto quanto me, raccontatemi cosa vi mancherà di più. Ian e Poppy? Le follie di Brad? Le citazioni nerd nascoste nei dialoghi? Condividete l’articolo sui social e fatemi sapere: qual è stato il vostro momento preferito di Mythic Quest?
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