Mi tremano ancora le dita mentre scrivo queste righe. Forse perché per me — e per molti come me — Lupin III non è solo un manga o un anime, ma un compagno di vita. Un amico irriverente, ironico, geniale, che mi ha fatto sognare mondi impossibili con la sua giacca colorata, la risata sfacciata e quella sfida eterna con l’implacabile Zenigata. E oggi quel sogno è un po’ più malinconico. Perché Monkey Punch, il suo creatore, ci ha lasciati. E io, come tutti i figli degli anni ’80 e ’90 cresciuti a pane e cartoni su Italia 1, mi sento come se avessi perso uno zio.
Monkey Punch — al secolo Kazuhiko Katō — si è spento a 81 anni. Era nato il 26 maggio del 1937 nella fredda ma affascinante Hokkaido, la punta settentrionale del Giappone, un luogo dove il vento sa di neve e malinconia. E forse è da lì che ha preso quella vena romantica e scanzonata che ha reso Lupin III un capolavoro senza tempo.
Ma non pensate che fosse un predestinato del manga fin dall’inizio. No, Katō da giovane faceva l’operatore ai raggi X in un ospedale, il Kushiro Red Cross Hospital. Un lavoro preciso, metodico, lontanissimo dalle fughe rocambolesche e dalle trame folli che avrebbe poi inventato. Eppure fu proprio il primario dell’ospedale, Shunichi Michishita, a riconoscere il talento che covava sotto la superficie. Lo incoraggiò a mollare tutto per dedicarsi al fumetto. Un consiglio che avrebbe cambiato la storia della cultura pop giapponese e mondiale.
Il debutto come fumettista arrivò nel 1965, con la pubblicazione della sua prima storia, Playboy Nyumon (Come diventare un playboy) sulla rivista Manga Story. Ma è nel 1967 che Katō decide di adottare lo pseudonimo Monkey Punch, un nome che suona come un colpo basso ma che è diventato un brand iconico. Quello stesso anno, iniziò a pubblicare Lupin III su Manga Action Weekly.
Il resto, beh… il resto è leggenda.
Lupin III nasce come una serie per adulti, irriverente, sexy, piena di citazioni e ispirazioni alla letteratura francese, al noir americano, al cinema d’azione. Il ladro gentiluomo, ispirato al mitico Arsenio Lupin di Maurice Leblanc, era accompagnato da un cast incredibile: il pistolero silenzioso Jigen, il samurai anacronistico Goemon, la bellissima e doppiogiochista Fujiko. E naturalmente l’infaticabile Ispettore Zenigata, un moderno Javert sempre un passo dietro il suo nemico-amico.
Monkey Punch ci ha regalato tutto questo, e per cinque lunghi anni ha tenuto i lettori giapponesi con il fiato sospeso, pagina dopo pagina, colpo su colpo. Ma il vero boom arrivò con l’adattamento animato. Da fine anni ’60 ad oggi, Lupin III è stato protagonista di ben cinque serie animate, oltre dieci film (tra cui il capolavoro firmato Hayao Miyazaki Il castello di Cagliostro) e una valanga di special televisivi.
Monkey Punch supervisionò il suo personaggio fino al 1985, poi lo lasciò in mano ad altri autori, ma non smise mai di amarlo. Lo portò in giro per il mondo, soprattutto in Italia, dove Lupin ha trovato una seconda patria. Non è un caso che nel 1994, in occasione del Lucca Comics, Monkey Punch abbia firmato un albo speciale intitolato Alis Plaudo, un’avventura inedita ambientata proprio nel nostro Bel Paese, pensata per il pubblico italiano. Un gesto che dimostra quanto il maestro fosse affezionato a noi fan italiani.
E io me lo ricordo bene, quel periodo. Avevo poco più di quattordici anni e stringevo fra le mani quell’albo come fosse un tesoro rubato da Lupin in persona. Era un ponte tra due mondi, il Giappone e l’Italia, e io ci camminavo sopra con gli occhi sgranati dalla meraviglia.
Nel 2001, Monkey Punch fu anche ospite del Festival del Fumetto e dell’Animazione di Romics. Era sorridente, disponibile, con quell’aria da vecchio zio pazzo che racconta storie incredibili al pranzo di famiglia. Si prese il tempo di parlare con tutti, di firmare, di ascoltare. Era commosso dall’affetto che riceveva. E noi lo eravamo ancora di più.
Oggi il mondo è un po’ più grigio senza di lui. Ma il suo spirito continua a vivere in ogni fuga di Lupin, in ogni risata di Fujiko, in ogni pallottola sparata da Jigen. E nel nostro cuore nerd, ovviamente.
Grazie, Monkey Punch. Hai disegnato sogni che nessun ladro potrà mai rubare.
E voi? Qual è il vostro ricordo più bello legato a Lupin III? Quale episodio, film o battuta vi è rimasta nel cuore? Parliamone nei commenti o, se vi va, condividete l’articolo sui vostri social: il miglior modo per rendere omaggio al maestro è ricordarlo insieme.
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