Il mito secondo cui i tori diventano infuriati dal colore rosso è uno dei più diffusi, alimentato da film, cartoni animati e tradizioni popolari. Tuttavia, la scienza ha da tempo sfatato questa credenza, dimostrando che i tori non sono affatto attratti dal colore rosso, ma piuttosto dal movimento e dalla postura minacciosa del torero. I tori, infatti, sono daltonici nei confronti dei colori rosso e verde. Ciò significa che non riescono a distinguere il rosso dalle altre tonalità come gli esseri umani. Studi scientifici condotti sulla percezione visiva dei bovini hanno rivelato che questi animali vedono una gamma limitata di colori, con la capacità di percepire principalmente sfumature di blu e giallo. Di conseguenza, non c’è alcuna reazione particolare alla vista del mantello rosso agitato dal torero durante una corrida.
La vera causa della loro aggressività è il movimento del drappo e la postura del torero, che stimolano l’istinto del toro. I tori si scagliano contro il drappo, non per il colore, ma per il movimento rapido e la minaccia percepita dalla loro visione limitata. Il movimento della stoffa crea un contrasto che attira la loro attenzione e scatenano la loro aggressività, un comportamento che è radicato nell’istinto e non nella risposta a un colore specifico.
Un altro fattore importante da considerare è che il colore rosso è stato scelto per la muleta, il mantello usato dal torero, non tanto per la reazione del toro, ma per motivi pratici e tradizionali. In effetti, il vero scopo di questo drappo rosso è quello di nascondere il sangue che può uscire durante la corrida, evitando di macchiare visibilmente la scena e mantenendo così una certa estetica durante lo spettacolo. La tradizione di utilizzare il rosso si è consolidata nel tempo, e non ha nulla a che vedere con l’effetto che potrebbe avere sui tori.
Inoltre, va sottolineato che i tori impiegati nelle corride sono della razza “Brava”, una specie selezionata e addestrata per esaltare la loro potenza e aggressività. Questi tori sono stati scelti per la loro predisposizione naturale alla lotta, una caratteristica che viene potenziata attraverso un lungo processo di selezione. La bravura del torero sta proprio nell’indurre il toro a concentrarsi sul movimento del drappo, riuscendo così a manipolare l’animale e a controllarne la direzione senza subire danni. Per questo motivo, il torero esegue movimenti precisi e coreografici, come le “veroniche”, che ricordano il gesto di una donna che, secondo la tradizione, offrì un panno a Cristo durante la Via Crucis.
La storia della corrida risale a tempi antichi. Inizialmente, i toreri combattevano a cavallo con la spada, ma nel 1725 un giovane nobile, disarcionato dal toro, vide un contadino di nome Francisco Romero intervenire nell’arena, dominando l’animale con un semplice gesto di un sombrero. Questo evento segnò la nascita della figura del torero moderno, che continuò a svilupparsi fino a diventare l’arte spettacolare che conosciamo oggi.
In conclusione, l’idea che i tori siano infuriati dal colore rosso è un mito ormai superato. La vera causa della loro aggressività durante una corrida è il movimento e la minaccia percepita, non il colore del drappo. La tradizione del rosso, quindi, ha un valore puramente estetico e storico, senza alcun fondamento nella biologia e nella percezione dei colori dei tori. La scienza ci insegna che è il movimento a scatenare la furia del toro, e non il colore del mantello del torero.
Aggiungi commento