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MindsEye: il fallimento epico del “GTA killer” che ha fatto crollare un mito

C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui il nome Leslie Benzies risuonava come un’eco di gloria nei cuori di tutti gli appassionati di videogiochi. Parliamo dell’uomo che ha messo la sua firma su pietre miliari come Grand Theft Auto e Red Dead Redemption, veri e propri capisaldi dell’intrattenimento digitale. Quando si è saputo che avrebbe diretto un nuovo progetto – MindsEye, un action-adventure ambientato in un mondo futuristico dominato da IA, impianti neurali e corporazioni spietate – le aspettative sono schizzate alle stelle. Alcuni lo hanno persino battezzato “il killer di GTA”. Peccato che quel titolo si sia rivelato, oggi, più un brutale e ironico epitaffio che un ambizioso proclama.

Uscito il 10 giugno 2025 per PlayStation 5, Xbox Series X/S e Windows, MindsEye è stato fin da subito un disastro annunciato. Le premesse c’erano tutte: un universo sci-fi intrigante, un protagonista tormentato, una metropoli decadente ispirata a Las Vegas chiamata Redrock, e un gameplay che prometteva di essere una miscela esplosiva tra cinematica e azione. Eppure, la realtà dei fatti è stata ben diversa. Il giorno del lancio, su Steam, il gioco ha raccolto appena 3.300 giocatori simultanei. Un numero imbarazzante per un titolo che si proponeva come la nuova frontiera del genere action-adventure. Le recensioni negative sono piovute come meteoriti, e la community lo ha letteralmente fatto a pezzi. E non è andata meglio su console, dove le performance tecniche traballanti hanno affondato ogni speranza di redenzione.

Ma facciamo un passo indietro. MindsEye era inizialmente concepito come una sorta di “esperimento pilota” all’interno del metaverso Everywhere, una piattaforma interattiva pensata da Build a Rocket Boy, lo studio fondato dallo stesso Benzies. La promessa era quella di offrire non solo un’esperienza di gioco narrativa profonda, ma anche strumenti per la creazione di contenuti user-generated tramite l’editor ARCADIA. Sulla carta, un’idea ambiziosa. Nella pratica, un labirinto confuso e farraginoso di feature poco intuitive, strumenti imprecisi e un mondo virtuale spaventosamente vuoto.

La trama ruota attorno a Jacob Diaz, ex militare afflitto da amnesia e flashback legati a una missione segreta finita male. Al centro del mistero, un impianto neurale chiamato proprio MindsEye, installato durante il suo servizio e responsabile della sua instabilità mentale. Jacob si ritrova nella polverosa metropoli di Redrock, dove viene assoldato dalla misteriosa corporazione Silva per occuparsi di una serie di robot impazziti. Nel mentre, cerca disperatamente risposte sul suo passato, sul progetto MindsEye e su uno scienziato scomparso di nome Hunter Morrison.

Sulla carta, tutto molto suggestivo. Ma la narrazione si perde in un marasma di cliché, personaggi dimenticabili e colpi di scena prevedibili. Il gameplay? Una copia slavata e senz’anima di GTA e Mafia: Definitive Edition, con sparatorie ripetitive, intelligenza artificiale assente, veicoli incastrati in algoritmi di traffico impazziti, e un sistema di missioni privo di mordente. La tanto decantata interattività si limita a una pseudo-open world che, in realtà, è una lunga serie di corridoi digitali mascherati da città futuristica.

Come se non bastasse, i problemi tecnici sono stati talmente gravi da far ricordare l’incubo di Cyberpunk 2077 al lancio. Crashing continuo, bug grafici, animazioni bloccate e interfaccia utente mal progettata hanno fatto infuriare i giocatori. PlayStation ha addirittura concesso rimborsi in massa, e il confronto con il caso CD Projekt RED del 2020 è diventato inevitabile.

Dietro le quinte, la situazione è ancora più drammatica. Poco prima del lancio, il Chief Legal Officer e il Chief Financial Officer di Build a Rocket Boy hanno lasciato l’azienda. Un campanello d’allarme che, col senno di poi, sembrava urlare “fuggite sciocchi!”. Dopo il flop, è iniziata una brutale ondata di licenziamenti, con circa 300 dipendenti a rischio. E mentre lo studio cercava di arginare l’emorragia con patch (la terza è prevista per fine giugno), le dichiarazioni di Leslie Benzies hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco.

In una surreale videoconferenza interna tenutasi il 2 luglio, l’ex presidente di Rockstar North ha attribuito la colpa del fallimento a presunti sabotatori interni ed esterni. Non ha ammesso errori di gestione, né scelte sbagliate in fase di sviluppo. Anzi, ha annunciato che MindsEye sarà rilanciato, lasciando tutti a bocca aperta. Il Co-CEO ha addirittura insinuato che recensioni negative sarebbero state “commissionate”. Una narrativa quasi complottista, che anziché placare gli animi, ha suscitato ulteriore indignazione.Ma il punto più triste di tutta questa storia è che MindsEye non è un brutto gioco perché ha fallito. Ha fallito perché è brutto. Perché rappresenta un manuale di cosa NON fare in un progetto AAA. Dalla scrittura alla direzione artistica, dal bilanciamento del gameplay alla gestione tecnica, MindsEye è un monumento all’ambizione mal riposta, alla mancanza di autocritica, e a un ego che ha creduto di poter replicare il successo di Rockstar senza il team, il tempo e la visione di Rockstar.

Eppure, in mezzo a questo disastro, c’è una lezione da imparare. Forse il fallimento di MindsEye potrà servire da monito per le nuove generazioni di sviluppatori: l’ambizione è una benedizione solo se accompagnata dall’umiltà, dalla capacità di ascoltare il proprio pubblico e dalla volontà di fare i conti con la realtà. Un gioco non vive solo di promesse, trailer spettacolari e nomi altisonanti. Vive dell’esperienza che offre al giocatore, della passione che trasmette, della cura nei dettagli.

E tu, hai provato MindsEye o hai deciso di tenerti alla larga? Cosa pensi delle dichiarazioni di Benzies e del futuro (improbabile?) rilancio? Parliamone nei commenti, e se ti è piaciuto l’articolo condividilo con la tua community di nerd incalliti. Magari servirà a evitare che qualcuno spenda altri 70 euro per un biglietto di sola andata verso la delusione.

Redazione

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