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Il Matrimonio Fantasma: Un’Antica Tradizione Cinese Tra Spiritualità e Mistero

Il “matrimonio fantasma”, o minghun come viene chiamato in cinese, è una tradizione millenaria che si intreccia profondamente con la cultura e la spiritualità cinese, ma che, pur essendo oggi considerata una pratica rara e controversa, continua a suscitare un certo fascino per la sua singolarità e per la potente carica simbolica che racchiude. Questa usanza, che vede l’unione simbolica di due persone defunte, ha origini che affondano nelle credenze popolari dell’antica Cina, legate al culto degli antenati e alla visione della morte come un prolungamento della vita terrena. La sua funzione era quella di garantire che i defunti, specialmente quelli che morivano senza aver mai avuto un coniuge, non rimanessero soli nell’aldilà, creando così una continuità di legami affettivi che trascendevano la morte fisica.

Il minghun nasce dalla credenza che i morti, in particolare coloro che non avevano trovato il giusto compagno in vita, rischiavano di diventare spiriti inquieti, incapaci di trovare pace nell’aldilà. Le famiglie si prodigavano per risolvere questa “incompletezza”, organizzando matrimoni postumi, che, in alcuni casi, vedevano un defunto unito simbolicamente a un altro spirito, in altri, a una persona ancora in vita. Quest’ultima, dopo aver partecipato alla cerimonia, diveniva vedova, creando così un legame che si estendeva oltre la morte, unendo simbolicamente il destino dei vivi e dei morti. Questo atto, seppur intriso di una dimensione rituale e spirituale, rappresentava anche una soluzione pratica a una questione sociale: la vergogna che avrebbe potuto derivare da una figlia nubile o da un figlio celibe deceduto senza un coniuge. In questo modo, il matrimonio fantasma garantiva che la famiglia potesse continuare a vedersi onorata nel proprio culto degli antenati e che il defunto fosse trattato con rispetto, evitando di divenire una presenza inquietante per i vivi.

Le radici di questa tradizione si intrecciano con la visione cinese della vita e della morte come due stati inestricabilmente legati, e non come mondi separati. Secondo questa concezione, i morti non sono semplicemente “spariti” ma continuano ad avere necessità che devono essere soddisfatte dai vivi, tra cui la compagnia nell’aldilà. Non si trattava solo di placare le inquietudini degli spiriti, ma anche di garantire la continuità delle linee di discendenza. Il caso di Cao Chong, figlio del celebre generale Cao Cao della dinastia Wei, è emblematico: quando il giovane morì all’età di 13 anni, la sua famiglia decise di trovargli una moglie anche se il ragazzo non avrebbe mai potuto sposarla in vita. La giovane defunta appartenente al clan Zhen fu unita simbolicamente a Cao Chong, nella speranza che, nell’aldilà, potessero vivere insieme come marito e moglie.

La pratica raggiunse il suo apice durante la dinastia Tang (618-907 d.C.), quando il matrimonio tra defunti divenne un rito diffuso e riconosciuto non solo come un atto spirituale ma anche come una necessità sociale. La pratica trovava consensi tra le famiglie per evitare vergogna e per garantire che, anche dopo la morte, ci fosse una certa “completezza” nella vita del defunto. La continuazione delle tradizioni familiari, attraverso il matrimonio postumo, rappresentava una forma di sostegno spirituale che andava oltre la dimensione materiale della vita. Tuttavia, con l’avvento della modernità e la riforma sociale della Cina, il matrimonio fantasma è stato dichiarato illegale nel 1949, anche se in alcune zone rurali, dove il legame con la tradizione rimane forte, è sopravvissuto in forma ridotta.

Accanto alla componente rituale e religiosa, il matrimonio fantasma ha anche un lato oscuro, legato al traffico illegale di corpi. Il commercio di “spose fantasma”, infatti, ha alimentato un mercato nero che ha portato alla creazione di cerimonie illegali, spesso segnate da pratiche violente e disumane. Questo fenomeno ha visto l’acquisto e la vendita di corpi, talvolta senza il consenso delle famiglie coinvolte, un aspetto che ha suscitato l’intervento delle autorità per fermare il fenomeno. Le storie legate a questi matrimoni si sono, purtroppo, intrecciate con il crimine, facendo sì che la tradizione spirituale venisse contaminata da dinamiche più macabre e distorte.

Tuttavia, non tutte le storie legate al minghun sono cupe o inquietanti. Molti vedono ancora in questa tradizione un atto di amore e devozione, un gesto simbolico di rispetto per l’anima di una persona defunta. Le leggende popolari, ad esempio, narrano di donne che, dopo la morte, avrebbero avuto più mariti. Quando anche questi uomini morirono, gli spiriti degli uomini cominciarono a litigare per lei, accecati dalla gelosia. Questi racconti conferiscono alla pratica una dimensione romantica, e ci ricordano che, in fondo, il matrimonio fantasma cercava di mantenere vivi, anche oltre la morte, i legami terreni, quei sentimenti che caratterizzano le relazioni umane.

Oggi, il matrimonio fantasma è quasi scomparso dalla pratica comune, ma continua a essere una delle tradizioni più affascinanti e misteriose della cultura cinese. Sebbene ormai considerato un superstizione legata a tempi passati, questo rito rappresenta ancora un testimone del desiderio umano di superare la morte, di mantenere vivi i legami affettivi e di garantire che la solitudine non sia mai una condanna, neppure nell’aldilà. La tradizione del minghun non è solo una curiosità storica, ma un potente simbolo del legame profondo che unisce il mondo dei vivi e dei morti, e dell’eterna ricerca di una pace che vada oltre la morte stessa.

Redazione

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