C’è qualcosa di magnetico nelle storie ambientate alla corte dei Tudor. Non si tratta solo di abiti sontuosi, banchetti dorati o intrighi amorosi: è l’intensità emotiva, la continua minaccia che incombe su ogni respiro, il potere che stringe e soffoca. È in questo contesto che si inserisce L’Ultima Regina – Firebrand, il nuovo film diretto dal brasiliano Karim Aïnouz e ispirato al romanzo La mossa della regina di Elizabeth Fremantle (pubblicato in Italia da Mondadori). Dopo aver stregato Cannes nel 2023, la pellicola arriva finalmente nei cinema italiani il 29 maggio, distribuita da Vertice360. E lasciate che ve lo dica subito: questa non è la solita biografia in costume. È un grido sussurrato, una lotta per la sopravvivenza raccontata come un thriller psicologico. E al centro di tutto, c’è lei: Katherine Parr. La sesta, l’ultima, la “sopravvissuta” tra le mogli di Enrico VIII. Ma chiamarla così è riduttivo. Katherine non fu solo l’unica moglie a scampare alla furia del re: fu una donna colta, raffinata, coraggiosa, che visse con consapevolezza e audacia in un ambiente in cui ogni scelta poteva essere fatale.
Alicia Vikander è una regina da brividi
Nel ruolo della protagonista troviamo una Alicia Vikander magnetica e intensa, che abbandona i toni eterei a cui ci aveva abituato per indossare un’aura austera e malinconica. Il suo sguardo parla più delle sue parole, e lo fa con una potenza che stringe il cuore. Accanto a lei, un Jude Law sorprendente nei panni di un Enrico VIII ormai alla deriva, devastato dalle ulcere alle gambe, dalla paranoia e da un delirio di onnipotenza che lo trasforma in un re mostruoso. Ma la vera bellezza di Firebrand non è nel contrasto tra i due protagonisti, bensì nella costruzione del mondo in cui si muovono. La corte Tudor non è più il palcoscenico brillante e teatrale che il cinema ama dipingere: qui è fredda, silenziosa, letale. Un labirinto di pietra e sospetto, dove il vero potere non sta nelle grida, ma nei sussurri. Karim Aïnouz riesce a trasportarci in questo mondo con una regia che, pur essendo esterna alla tradizione britannica, centra il cuore della storia. È un racconto intimo, doloroso, attraversato da una tensione costante.
Una regina tra il rogo e la rinascita
La vicenda si concentra su uno dei momenti più delicati della vita di Katherine: quando, nominata reggente mentre Enrico combatte in Francia, si ritrova al centro di un conflitto sotterraneo tra tradizione e riforma. Katherine era infatti sostenitrice della traduzione della Bibbia in inglese, protettrice della predicatrice Anne Askew, perseguitata per eresia dal vescovo Gardiner. In un gesto carico di significato, Katherine le dona un medaglione per aiutarla a fuggire… ma sappiamo come vanno queste storie: il ritorno del re, malato e sempre più instabile, segna la fine della tregua. Anne viene catturata e bruciata. La regina resta incinta, ma anche questo miracolo momentaneo non basta a salvarla. Enrico, accecato dalla paranoia e ormai preda di se stesso, arriva a tentare di violentarla. È un momento brutale, girato con delicatezza ma senza sconti, che segna la fine dell’illusione. Katherine perde il figlio e con esso ogni protezione. L’ombra del rogo si allunga su di lei. Il medaglione diventa la chiave: Thomas Seymour, suo amante e alleato, riesce a recuperarlo, ma alla fine lo consegna per preservare il nome della famiglia. Katherine viene arrestata insieme alle sue dame. Quando tutto sembra perduto, accade l’incredibile: sul letto di morte, il re la convoca. Ed è lì che la narrazione prende una svolta dirompente, liberatoria, quasi catartica. Katherine, sola con il suo aguzzino, lo soffoca. Un gesto di disperazione e rivalsa, un finale che riscrive la Storia con la potenza della leggenda.
A rendere Firebrand così toccante non è solo la scrittura o la regia, ma il modo in cui parla al presente. Katherine Parr è una figura modernissima: prima donna in Inghilterra a pubblicare un libro a suo nome, educatrice della futura Elisabetta I, testimone di un tempo che non perdonava l’intelligenza femminile. Non si limitò a sopravvivere: lottò per affermarsi, anche se lo fece con i mezzi concessi, mascherando la forza con la pazienza, il coraggio con la prudenza. La sua storia ci colpisce perché è anche la nostra. È la storia di ogni donna che si muove in un mondo che vorrebbe ridurla al silenzio. È la storia del potere che si esercita nel silenzio, della resistenza che prende forma nei gesti quotidiani, della libertà che si conquista a caro prezzo.
Una produzione potente
Il progetto di Firebrand ha avuto un percorso interessante: inizialmente doveva vedere Michelle Williams nel ruolo principale, poi sostituita da Alicia Vikander. Le riprese si sono svolte nella suggestiva Haddon Hall, tra aprile e giugno del 2022, e il film ha fatto il suo debutto ufficiale al Festival di Cannes, raccogliendo impressioni contrastanti ma appassionate. Con un cast che include anche Sam Riley, Eddie Marsan, Simon Russell Beale ed Erin Doherty, la pellicola si distingue per la qualità della messa in scena e per l’equilibrio tra rigore storico e tensione emotiva. Se amate i film storici che non si limitano a illustrare ma che scavano, che non raccontano la corona ma il peso che essa esercita, allora non potete perdervi L’Ultima Regina – Firebrand. Non è solo un film, è una dichiarazione d’intenti. È un omaggio a tutte quelle voci che la Storia ha provato a soffocare, ma che – come quella di Katherine – sono sopravvissute al fuoco.
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