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La radio, ieri ed oggi

Da poco ultracentenaria la vecchietta arzilla che nel 1906, anno della sua nascita, si prendeva quasi gioco dei nostri nonni i quali, molto ingenuamente, credevano ci fosse qualcuno nascosto dentro le enormi casse amplificatrici del suono. Sin da quando mosse i suoi primi passi, operò un sconvolgimento del modo di comunicare, aprì nuovi orizzonti, rinnovò il comune sentire dell’opinione pubblica, omologò le aspettative del pubblico. Il suo rapido sviluppo interessò soprattutto gli Stati Uniti e i paesi del nord Europa.
 

La prima trasmissione viene datata al 24 Dicembre 1906 per opera di Reginal Fessenden, ma la nascita della prima stazione radio con trasmissioni dedicate al “pubblico” si colloca nel 1919, per opera di un ingegnere della Westinghouse, Frank Conrad, che iniziò una serie di trasmissioni dal suo garage di Pittsburg.  Il 2 Novembre del 1920 la KDKA trasmise in diretta il secondo turno delle elezioni presidenziali statunitense e sebbene si calcola che gli apparecchi sintonizzati fossero tra i 500 e i 1000, all’avvenimento fu data una grande risonanza tale da far scattare la corsa alla costruzione di nuove stazioni e la progettazione e la vendita di nuovi apparati riceventi.

 

Di gran lunga diversa la situazione in Italia; mentre in America si era scatenata la corsa alla radiodiffusione, in territorio italiano si discuteva ancora sull’opportunità di varare la radiodiffusione a uso civile poiché considerata uno strumento di uso esclusivamente militare. Finalmente nel 1924 si completò la prima stazione trasmittente da parte dell’URI (Unione Radiofonica Italiana), una società costruita da Marconi, dopo la “Radiofono”; sei anni dopo furono terminate anche le emittenti di Milano e Napoli. Si  comprese l’importanza del nuovo media e furono costituiti nuovi enti e stazioni  a Roma, Genova, Firenze, Napoli, Palermo, Trieste e Torino.

 

L’unico grosso problema era il costo della radio: il prezzo medio di una radio era attorno alle 2.000 lire e il reddito annuo medio era ancora al di sotto delle 3.000 lire. Si capisce allora come la radio in Italia fosse un bene estremamente costoso alla portata della sola alta borghesia. Nel 1937 si incominciarono a produrre apparecchi di ottima qualità al di sotto delle 1.000 lire e questo comportò un aumento del numero degli utenti radiofonici. Durante la seconda guerra mondiale la radio assunse un enorme potenziale propagandistico.

 

Tipologie di radio. Negli anni la radio ha cambiato volto, ha studiato nuovi metodi comunicatici, si è diversificata. Della radio del 1906, oggi, resta tanto ma ripartite nelle tante tipologie moderne di radio. L’innovazione, oggi, è la web radio e un notevole esempio è Fusoradio, una nuova esperienza, interamente gestita su internet, gratuita, libera da qualunque tipo di censura, indipendente da qualsiasi linea editoriale.  Www.fusoradio.net è fra le prime a favorire l’utilizzo del sistema peer to peer, attraverso il quale ogni ascoltatore connesso al sito, ascoltando la radio, mette a disposizione parte della sua banda larga, consentendo ad altri di sintonizzarsi crendo un sistema di connessione ad albero le cui ramificazioni sono potenzialmente infinite. Concede, inoltre, di trasmettere da casa propria a chiunque voglia semplicemente collegandosi al loro sito. Nasce così una nuova figura, il WJ, webjokey, ossia colui che gestisce una propria trasmissione comodamente da casa.

 

Conclusioni. La radio è sempre stata vista come volano delle libertà, strumento di emancipazione dei popoli, voce autorevole di innovazione e tradizione, ha conosciuto momenti di crisi, incontrato ostacoli e scogli irti, sfidato i nuovi media, ma è stata l’unica a riuscire a tenersi al riparo dalle polemiche dei programmi televisivi, l’unica a non immolarsi alla logica dell’audience. Oggi, attraverso il ruolo delle web radio,la nostra vecchietta, se saprà sfruttare, come credo, a pieno le potenzialità di internet, sarà più arzilla che mai.

 

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