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La dieta degli antichi romani

Ai tempi d’oro dell’antica Roma, gli scaricatori di porto consumavano carne, pesce, grano, olio d’oliva e vino, esattamente come i romani più ricchi e benestanti: a impoverire la loro dieta, rendendola più simile a quella dei contadini, furono gli sconvolgimenti politici e dei commerci portati dalla discesa dei Vandali con il sacco di Roma del 455 d.C.. Lo dimostrano le analisi condotte sui resti umani, animali e vegetali ritrovati nel sito dell’antico Portus Romae sul litorale di Fiumicino dagli archeologi dell’Università di Cambridge, che pubblicano i risultati sulla rivista Antiquity.

I resti umani trovati nell’antico porto di Roma appartengono alla popolazione locale impegnata in pesanti lavori manuali, probabilmente facchini che scaricavano le navi in entrata. Tamsin O’Connell coordinatrice dello studio ci spiega che guardando gli isotopi presenti negli individui vissuti tra l’inizio del II secolo fino alla metà del V, si nota che hanno avuto una dieta piuttosto simile a quella delle classi ricche e benestanti seppellite nel cimitero di Isola Sacra, situata vicino alla foce del Tevere. Praticamente nonostante le differenze di status sociale, entrambe le popolazioni avevano accesso alle stesse risorse alimentari.

Fu poi la discesa dei Vandali a determinare un drastico cambiamento non solo politico, ma anche delle rotte commerciali e delle importazioni di cibo: così i lavoratori del porto dovettero cambiare le loro abitudini, portando in tavola piatti più poveri e frugali a base di proteine vegetali, come zuppe di piselli e lenticchie.

Secondo il direttore del Portus Project dell’Università di Southampton, gli scavi rivelano che intorno la metà del V secolo d.C. il bacino esterno del porto si stava insabbiando e tutti gli edifici erano racchiusi entro sostanziali mura difensive, che i magazzini erano usati per la sepoltura dei morti invece che per il deposito di merci, e che il volume degli scambi che attraversavano il porto in rotta verso Roma si era contratto vistosamente.

Questi sviluppi potrebbero essere stati in qualche modo collegati alla distruzione operata su Portus e Roma dalla discesa dei Vandali nel 455 d.C., ma potrebbero anche essere correlati alla diminuzione della domanda da parte del Comune di Roma, la cui popolazione in quella data si era ridotta significativamente. Tali avvenimenti ci aiutano a capire meglio i grandi cambiamenti nei modelli di produzione e commercio attraverso il Mediterraneo che sono stati rilevati negli ultimi anni. Le risorse alimentari e le diete sono state sicuramente modellate da rotture politiche, e una testimonianza ci viene proprio dal sito di Portus. Dalle analisi effettuate si evince infatti che quando Roma era ricca e potente, tutti, dall’élite locale ai lavoratori portuali, si nutrivano in maniera sostanziosa e variegata. Avviato il declino, i lavoratori più modesti dovettero cambiare le vecchie, saporite abitudini gastronomiche e ripiegare su legumi e verdure.

 

di Annarita Sanna

Redazione

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