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King of the Hill: Hulu rinnova i per due nuove stagioni

King of the Hill, la sitcom animata creata da Mike Judge e Greg Daniels, torna a bruciare (di propano, ovviamente) più viva che mai. Dopo un revival già accolto come un trionfo nel 2024, Hulu ha deciso di scommettere ancora sul quartiere texano di Arlen, rinnovando la serie per due nuove stagioni, la sedicesima e la diciassettesima. Una scelta che non sorprende i fan, ma che conferma una verità ormai chiara: anche dopo quasi trent’anni, gli Hill non hanno perso un briciolo del loro fascino.

Il ritorno dei re del propane

Hulu aveva già confermato il revival per il 2026, ma il successo della stagione 14, lanciata il 4 agosto 2024, ha convinto i vertici della piattaforma a raddoppiare l’investimento. L’accoglienza è stata travolgente: la serie è diventata una delle produzioni animate più viste dell’anno, con recensioni entusiaste e un fandom che non ha mai smesso di citare Hank, Peggy e Bobby nei forum, nei meme e nei podcast dedicati all’animazione.
Il ritorno di King of the Hill non è solo una questione di nostalgia, ma un raro esempio di revival che funziona davvero: uno show capace di rispettare lo spirito originale, aggiornandolo senza snaturarlo.

Mike Judge – già voce di Hank Hill e mente geniale dietro Beavis and Butt-Head – ha ripreso in mano il progetto affiancato da Greg Daniels (The Office, Parks and Recreation). Il risultato è una serie che mantiene il tono ironico, malinconico e sorprendentemente umano che l’ha resa immortale, ma lo traduce nel linguaggio di oggi, parlando di America, famiglie e identità in modo ancora più diretto.

Arlen cresce, ma resta sé stessa

Il nuovo King of the Hill ci riporta ad Arlen, Texas, anni dopo gli eventi originali. I personaggi sono cresciuti: Bobby è ormai un adulto che cerca di farsi strada nel mondo, Connie naviga le sfide della vita contemporanea, e Hank deve confrontarsi con un’America che non riconosce più del tutto. Eppure, dietro le barbe invecchiate e i riferimenti moderni, la sostanza non cambia: la serie continua a essere una fotografia affettuosa (e spesso impietosa) della provincia americana, con i suoi rituali, le sue contraddizioni e le sue piccole verità universali.

Il rinnovo per altre due stagioni – che porteranno la serie fino al 2028 – significa anche una cosa molto importante dal punto di vista narrativo: più spazio per costruire archi narrativi complessi, più libertà creativa per gli autori e più tempo per dare risposta ai fili lasciati in sospeso.
Le relazioni tra Bobby e Connie, la situazione familiare di Luann, Lucky e della piccola Gracie: tutto questo tornerà al centro della scena, in un intreccio che promette nuove risate, ma anche riflessioni più mature.

Un’eredità lunga ventotto anni

L’originale King of the Hill debuttò su Fox nel 1997, restando in onda fino al 2010 con 259 episodi distribuiti su tredici stagioni. La serie divenne rapidamente un fenomeno di culto, conquistando premi, parodie e citazioni ovunque: dal Saturday Night Live a Family Guy.
Nel 2007 Time Magazine la inserì tra i 100 migliori programmi televisivi di tutti i tempi, riconoscendone il valore culturale e il modo in cui seppe raccontare la middle class americana con umorismo e realismo. Era – e resta – uno dei pochi cartoon a trattare i suoi personaggi come persone vere, non come macchiette.

Con il revival, Hulu e Disney+ (che lo distribuisce in Italia) hanno riportato in vita quella formula quasi perfetta, scegliendo di non stravolgere l’estetica né la filosofia narrativa: animazione sobria, ritmo quotidiano, umorismo sottile e un cuore enorme.
In un panorama dominato da crossover e universi espansi, King of the Hill continua a essere una boccata d’aria fresca: un racconto sull’America dei barbecue e delle porzioni extra large, che sa però parlare anche al pubblico globale.

Il segreto del successo: umanità e ironia

King of the Hill non si limita a cavalcare la nostalgia. Ogni episodio è costruito come un piccolo saggio di equilibrio narrativo: un piede nel passato e uno nel presente.
L’ironia si mescola con momenti di genuina tenerezza, e i personaggi – da sempre il cuore pulsante della serie – restano riconoscibili, pur affrontando temi più attuali come l’uso della tecnologia, la polarizzazione politica o la crisi climatica.
È un equilibrio raro, e forse proprio per questo lo show continua a crescere di stagione in stagione, consolidandosi come una delle più longeve serie animate della storia di Fox, seconda solo a I Simpson e I Griffin.

Una fiamma che non si spegne

Il futuro sembra assicurato per Hank e compagni: con le stagioni 16 e 17 già confermate, Judge e Daniels hanno il tempo di costruire un arco narrativo di ampio respiro, forse perfino un finale degno della leggenda che King of the Hill è diventato.
E chissà, magari la serie supererà davvero la barriera delle 300 puntate, riportando Arlen tra le capitali dell’animazione mondiale.
Dopotutto, come direbbe Hank Hill con il suo proverbiale pragmatismo: “Non serve cambiare il carburante, se il propane brucia ancora così bene”.

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