Immaginate di spegnervi mentre fate la cosa che amate di più. Non è forse il sogno di ogni artista, di ogni creativo, di ogni nerd che vive immerso nella propria passione? Johnny Hart, leggendario fumettista americano, è morto così: con la matita in mano, al tavolo da disegno, circondato dai suoi personaggi più iconici, mentre dava vita all’ennesima striscia di quel mondo assurdo e spassoso che ha costruito con genio e ironia a partire dal 1958. Aveva 76 anni, e se n’è andato come ha vissuto: disegnando. Il suo nome forse non è famoso quanto quello di altri giganti del fumetto mainstream, ma chiunque abbia amato le comic strip sa bene chi fosse Johnny Hart. È l’uomo che ha inventato B.C., la serie ambientata in una preistoria tutta da ridere, e che insieme al collega Brant Parker ha firmato The Wizard of Id, tradotto in Italia come Il Mago Wiz, un altro capolavoro che univa ironia, satira politica e comicità medievale.
Le sue strisce sono state pubblicate in tutto il mondo, tradotte in decine di lingue e lette da milioni di persone. Un successo planetario che dura da più di sessant’anni e che, come ha confermato Richard Newcombe della Creators Syndicate, continuerà anche dopo la sua scomparsa. Sì, perché Johnny non ha lasciato solo una montagna di disegni e idee nei cuori dei fan, ma anche un gigantesco archivio digitale di materiale inedito su cui continueranno a lavorare i suoi familiari, in particolare la moglie Bobby e le figlie Patti e Perry, da anni già coinvolte nella gestione delle sue creazioni.
Johnny Hart nasce a Endicott, nello stato di New York, il 18 febbraio del 1931. Inizia a disegnare durante il servizio militare nella guerra di Corea, firmando vignette per lo Stars and Stripes, il quotidiano dei militari americani. Tornato negli Stati Uniti, collabora con riviste del calibro di The Saturday Evening Post e Collier’s Weekly, fino a quando nel 1957 ha l’illuminazione: creare un fumetto ambientato nell’età della pietra. Nasce così B.C., pubblicato per la prima volta il 17 febbraio 1958, e da quel momento tutto cambia. Il mondo della comic strip non sarà più lo stesso.
Con B.C., Hart inventa un universo assurdo dove uomini delle caverne filosofeggiano su Dio, la politica, il senso della vita, il tutto con un umorismo che spesso sfocia nel surreale. A metà degli anni Sessanta, con l’amico Brant Parker, dà vita a The Wizard of Id, ambientato in un regno medievale dove un mago frustrato, un re tirannico e una serie di personaggi eccentrici fanno da specchio, grottesco e geniale, alla società contemporanea. La prima striscia uscì il 9 novembre 1964 e il successo fu immediato.
Non era solo un fumettista, Hart. Era anche un appassionato di jazz: nel 1972 disegnò la copertina dell’album Live at Butler University with The Stan Kenton Orchestra dei The Four Freshmen, poi riutilizzata nel 1999 per l’album Still Fresh. Ma forse l’aspetto più interessante e controverso della sua vita emerse nel 1977, quando insieme alla moglie Bobby si unì alla chiesa presbiteriana evangelica della sua cittadina. Un risveglio spirituale che influenzò profondamente le sue opere, soprattutto le strisce di B.C., che da quel momento iniziarono a trattare con sempre più insistenza temi religiosi e cristiani.
Questa svolta però non fu indolore. Alcune vignette vennero contestate per il loro contenuto teologico o per presunte allusioni religiose giudicate offensive. La più celebre è quella del 15 aprile 2001, pubblicata a Pasqua, in cui Hart mise in scena una menorah e una croce cristiana in dissolvenza: fu accusato di revisionismo teologico da parte di organizzazioni ebraiche. Lui si scusò, spiegando che non intendeva offendere nessuno. Un’altra vignetta, pubblicata nel 2003, fece infuriare il Council on American-Islamic Relations, che interpretò un gioco di parole come una velata offesa all’Islam. Anche in quel caso Hart negò qualsiasi intento provocatorio.
Nel bene o nel male, Johnny Hart non lasciava indifferenti. Aveva una visione, una voce personale, e un umorismo che non temeva di affrontare i grandi temi della vita con leggerezza ma anche con coraggio. La sua eredità artistica è enorme: ha ispirato generazioni di fumettisti e vignettisti in tutto il mondo, e ha ottenuto riconoscimenti prestigiosi come il Reuben Award, il Premio Yellow Kid e numerosi premi della National Cartoonists Society, tra cui quello come miglior autore di strip umoristiche.
Fino agli ultimi giorni della sua vita, Hart ha continuato a disegnare. E proprio lì, al tavolo da lavoro della sua casa di Nineveh, nello stato di New York, ha esalato l’ultimo respiro. Come un cavaliere medievale che muore in battaglia. Come un druido che scompare nella nebbia. O, più semplicemente, come un artista che non ha mai smesso di credere nel potere di una vignetta per far ridere, pensare, sognare.
La sua penna ha smesso di muoversi, ma le sue strisce continueranno a parlare.
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