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Addio a Jim Shooter: il titano dei fumetti che ha cambiato per sempre l’industria del comic americano

Ci sono figure nella storia del fumetto che non si limitano a scrivere o a editare storie: le plasmano, le scolpiscono nella memoria collettiva e ne riscrivono le regole. Jim Shooter è stato una di queste figure. Con la sua scomparsa il 30 giugno 2025, a causa di un cancro all’esofago, il mondo del fumetto perde uno dei suoi architetti più audaci e controversi. Aveva 73 anni, e fino all’ultimo ha incarnato quella figura epica del “gigante con le idee troppo grandi per una singola pagina”.

Nato a Pittsburgh il 27 settembre 1951, Jim Shooter è stato molto più che un semplice sceneggiatore o un editor. È stato una mente vulcanica, un innovatore capace di trasformare il panorama editoriale dei fumetti americani. E se Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko sono i padri fondatori del Marvel Universe, Shooter è stato colui che ne ha consolidato la struttura e ne ha potenziato la portata nel corso degli anni ’80.

Un prodigio precoce con una penna affilata

La leggenda di Jim Shooter inizia in modo quasi incredibile: a soli 13 anni inizia a scrivere storie per la Legione dei Super-Eroi della DC Comics. Scrive, illustra e spedisce le sue proposte a New York, nella sede dell’editore, senza nemmeno svelare la sua età. Il leggendario editor Mort Weisinger resta talmente colpito dalla profondità delle sue trame che lo assume nel 1966… senza sapere che aveva appena affidato le sorti di uno dei team più amati della DC a un ragazzo di 14 anni.

Eppure, nonostante la giovane età, Jim non si limita a scrivere storie di routine: applica alla Legione una narrazione più complessa, influenzata dal metodo Marvel, e introduce nuovi personaggi e dinamiche emotive che renderanno quella serie una delle più longeve e apprezzate della Silver Age. Fu lui a creare anche il villain Parasite, uno degli avversari più iconici di Superman.

La consacrazione alla Marvel: tra gloria e ombre

Il passaggio alla Marvel, avvenuto definitivamente nel 1978, segna l’inizio della vera epopea di Jim Shooter come editor-in-chief. E che epopea! Durante il suo regno lungo quasi un decennio, Marvel Comics vive uno dei suoi periodi più prolifici e rivoluzionari. Sotto la sua supervisione, nascono o si consolidano capolavori che ancora oggi costituiscono la spina dorsale dell’universo narrativo Marvel, e in parte anche dell’MCU cinematografico.

Fu durante la sua gestione che Uncanny X-Men di Chris Claremont e John Byrne divenne il titolo di punta della casa, trasformando Jean Grey nella tragica Fenice Nera. Sempre sotto la sua guida, Frank Miller reimmaginò Daredevil come un oscuro giustiziere urbano, Walter Simonson portò Thor a vette mitologiche mai esplorate prima, e John Byrne reinventò i Fantastici Quattro come una saga familiare dall’anima scientifica e avventurosa.

Jim Shooter non era solo un curatore: era un visionario. E questa visione culminò nel 1984 con Secret Wars, il primo crossover globale della storia dei comics. Dodici numeri, tutti scritti da lui, che riunivano in un unico evento gli eroi e i villain dell’universo Marvel. Un successo clamoroso, accompagnato da una valanga di merchandise che lanciò Spider-Man nel suo iconico costume nero, preludio alla nascita di Venom.

Un uomo controverso, tra battaglie creative e scontri personali

Tuttavia, ogni leggenda ha le sue crepe. E quella di Jim Shooter non fa eccezione. Il suo perfezionismo e il controllo editoriale spesso rigido lo portarono a scontrarsi con autori del calibro di Marv Wolfman, John Byrne e Doug Moench. Alcuni lo accusavano di voler esercitare un controllo soffocante, altri lo lodavano per aver introdotto il sistema delle royalties, garantendo agli autori una fetta degli introiti commerciali.

Ma ci furono anche decisioni che oggi pesano come macigni. Come il veto sulla rivelazione dell’omosessualità di Northstar, uno dei primi supereroi apertamente gay della Marvel, o la controversa storyline in cui Carol Danvers/Ms. Marvel intraprendeva una relazione con il suo aggressore, in un racconto che sembrava normalizzare una dinamica profondamente disturbante. Sono errori che la Marvel avrebbe cercato di correggere negli anni successivi, ma che rimangono macchie indelebili nella storia editoriale di Shooter.

Dalle ceneri della Marvel a Valiant: una seconda vita editoriale

Dopo il crollo del progetto “New Universe” e l’allontanamento dalla Marvel nel 1987, Jim Shooter non si arrese. Nel 1989 fondò Valiant Comics, casa editrice che riportò in vita eroi dimenticati della Gold Key come Magnus, Robot Fighter, Solar e X-O Manowar, costruendo attorno a loro un universo condiviso che seppe ritagliarsi un posto importante durante il boom dei fumetti nei primi anni ’90. Anche se le successive esperienze con Defiant Comics e Broadway Comics non ebbero la stessa fortuna, l’impronta lasciata da Shooter nel DNA di Valiant è ancora oggi visibile.

Nel 2007, quasi come in una parabola perfetta, tornò a scrivere per la Legione dei Super-Eroi, quella stessa serie con cui tutto era cominciato oltre 40 anni prima. Era come se il cerchio si chiudesse, ma con la consapevolezza di aver attraversato tutte le fasi dell’industria del fumetto: dall’adolescente fan al potente editor, dall’eroe visionario al protagonista controverso.

L’eredità di Jim Shooter: tra mito e realtà

Jim Shooter non è stato un uomo facile. È stato divisivo, esigente, a volte ostinato fino all’eccesso. Ma è stato anche uno dei pochi che ha compreso fino in fondo la potenza narrativa del fumetto seriale e la sua capacità di diventare mitologia moderna. Le sue decisioni, nel bene e nel male, hanno forgiato un’epoca. E molte delle storie che oggi vediamo prendere vita sul grande schermo – dagli X-Men agli Avengers, da Iron Man a Secret Wars – sono figlie dirette di quell’intuito editoriale che, nel cuore degli anni ’80, cambiò per sempre il modo in cui raccontiamo i supereroi.

Con la sua morte, si chiude un capitolo fondamentale della storia dei comics americani. Ma come ogni grande storia Marvel ci ha insegnato, i veri eroi non muoiono mai davvero. Vivono nelle storie che hanno raccontato. E in quelle, Jim Shooter sarà sempre presente, tra le nuvole di fumo di un’editoria in continua mutazione, con la sua penna affilata e la visione di chi sapeva guardare oltre.

Hai ricordi legati alle storie curate da Jim Shooter? Qual è la saga che ti ha segnato di più tra quelle nate sotto la sua guida? Scrivilo nei commenti e condividi l’articolo sui tuoi social! Parliamone insieme, come si faceva un tempo nei negozi di fumetti, tra una splash page e un cliffhanger mozzafiato!

Foto di copertina di Di Luigi Novi, CC BY 3.0

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