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Jack Kirby: il Re che Creò un Impero – Viaggio nella mente visionaria del “King of Comics”

C’è un prima e un dopo. Una linea di demarcazione netta, come un fulmine che squarcia il cielo della nona arte. Quella linea si chiama Jack Kirby. Per Frank Miller, uno che col fumetto ha sempre giocato a dadi con gli dèi, “The King of Comics” non è stato solo un gigante creativo, ma il punto zero di una rivoluzione visiva, narrativa, culturale. Quando Kirby è morto, si è chiusa un’epoca e ne è iniziata un’altra. Non è un’esagerazione: è una verità scolpita nelle chine, nei balloon, nei muscoli ipertrofici e nei volti scolpiti dalla rabbia e dalla meraviglia che popolano le sue tavole.

Jack Kirby – nato Jacob Kurtzberg nel 1917, figlio di immigrati ebrei austriaci nel ventre pulsante della New York operaia – non è solo uno dei più influenti artisti della storia del fumetto. È il demiurgo dell’immaginario supereroistico moderno, il costruttore di mondi che ha impresso una direzione precisa all’evoluzione del linguaggio fumettistico. Senza di lui, la Marvel sarebbe un’altra cosa. Forse non esisterebbe nemmeno. E Hollywood non ci avrebbe mai portato sugli schermi il Marvel Cinematic Universe che oggi domina la cultura pop.

Kirby ha iniziato a far tremare le pagine già nei primi anni ’40, quando insieme a Joe Simon creò Captain America. E non era solo patriottismo illustrato: era una dichiarazione di guerra al fascismo. Cap che prende a pugni Hitler sulla cover del primo numero – mentre gli USA sono ancora neutrali – è un gesto politico, un pugno in faccia all’indifferenza. Ma soprattutto è l’inizio di una nuova grammatica visiva: quella di Kirby, fatta di splash page dinamiche, prospettive ardite, corpi in tensione e in movimento perpetuo, azione che sembra quasi fuoriuscire dal foglio.

Nel Dopoguerra, Kirby sperimenta tutto. Dal western al noir, dall’horror al romance – con una sensibilità sociale sorprendente, che affronta temi come la discriminazione razziale e le disuguaglianze sociali. Ma è nel 1961, quando rinasce l’alleanza con Stan Lee, che esplode la vera rivoluzione. I Fantastici Quattro sono solo il primo domino: seguiranno Thor, Hulk, Iron Man, gli X-Men, Pantera Nera. Insieme, Kirby e Lee riforgiano il concetto di supereroe: non più dèi invincibili ma esseri umani con dubbi, paure, difetti. Creature drammaticamente imperfette immerse in un mondo tanto meraviglioso quanto terribilmente reale.

Kirby non si limitava a disegnare. Era uno storyteller puro. Inventava mondi, scriveva con le immagini, strutturava il ritmo della narrazione visiva come un regista cinematografico. Le sue tavole sono teatri di battaglie cosmiche, di riflessioni filosofiche, di visioni tecnologiche avveniristiche. Erano fumetti, ma anche miti moderni, saghe epiche che fondevano il soprannaturale con il quotidiano.

Il suo stile? Inconfondibile. Muscoli cubici, linee di energia che attraversano lo spazio come fiamme astratte, tecnologie dalle architetture impossibili, design alieni che oggi chiameremmo “kirbyesque”. Se Moebius ha aperto le porte della fantascienza europea alla psichedelia, Kirby ha fatto lo stesso in America, usando l’estetica pulp come un portale per l’infinito.

Dopo aver lasciato la Marvel per divergenze creative, Kirby approdò alla DC, dove diede vita al suo progetto più ambizioso e personale: la saga del Quarto Mondo. Una mitologia nuova, fatta di Nuovi Dei, super-scienza, apocalissi e redenzioni. Lì dentro c’era tutto Kirby: il visionario, il padre, il veterano di guerra, l’intellettuale silenzioso. I suoi personaggi – Orion, Mister Miracle, Darkseid – erano avatar delle sue ossessioni e delle sue speranze.

E poi Kamandi, il ragazzo dell’era post-apocalittica. The Eternals. L’adattamento a fumetti di 2001: Odissea nello spazio. Ogni opera una vetta, un esperimento, una deflagrazione visiva.

Nel 2018 la mostra “Mostri, uomini, dei” ha celebrato l’eredità titanica di Kirby a Bologna. Un tributo doveroso a chi ha contribuito a costruire il DNA della cultura pop del XX e XXI secolo. Oggi i blockbuster cinematografici, le serie tv, i gadget, i videogiochi… tutto ciò che fa parte del pantheon nerd ha dentro un frammento dell’anima di Jack Kirby. Il suo impatto è paragonabile a quello di Tolkien nella letteratura fantastica o di Miyazaki nell’animazione.

E se ancora oggi un giovane lettore prende in mano un albo dei Fantastici Quattro, un omnibus degli X-Men o una raccolta delle storie di Pantera Nera, e resta folgorato da quelle figure che sembrano saltare fuori dalla carta, è perché lì dentro c’è la magia di Kirby. Quella capacità unica di parlare ai sogni e alle paure dell’uomo comune attraverso l’epica e il fantastico.

Jack Kirby non è stato solo il Re dei Comics. È stato un architetto dell’immaginario. Un Prometeo che ha donato il fuoco della meraviglia a intere generazioni di lettori, spettatori, creatori.

E allora, la prossima volta che vedrete Thor brandire Mjolnir sul grande schermo o che leggerete una vignetta dove un supereroe salva il mondo ma si interroga sul senso della sua esistenza, pensate a Kirby. Perché senza di lui, tutto questo non esisterebbe. O, almeno, non sarebbe stato così potente. Così umano. Così eterno.

E tu, caro lettore nerd, quale delle creazioni di Kirby ti ha cambiato la vita? Raccontacelo nei commenti, condividi l’articolo nei tuoi gruppi o taggaci sui social. The King vive nei nostri cuori, e la sua eredità è solo all’inizio.

Enrico Ruocco

Enrico Ruocco

Figlio della GOLDRAKE generation, l’amore che avevo da bambino per il fumetto è stato prima stritolato dall’invasione degli ANIME, poi dall’avvento dei Blockbuster e annientato completamente dai giochi prima per PC e poi per CONSOLE.
In seguito con l’arrivo del nuovo millennio, il tanto temuto millennium bug , ha fatto riaffiorare in me una passione sopita soprattutto grazie ad INTERNET.
Era il 2000 quando finalmente in Italia internet diventava sempre più commerciale, ed io decisi di iniziare la mia avventura sul web creando il mio sito TUTTOCARTONI. Sito nato da una piccola ricerca fatta fra quello che “tirava” sul web e le mie passioni. Sappiamo bene cosa tira di più sul web … sinceramente non lo ritenni adatto a me, poi c’era lo sport, altra mia passione ma campo altamente minato. Infine c’erano i cartoon e i fumetti…beh qua mi sentivo preparato e soprattutto pensavo di trovare un mondo PACIFICO…
Man mano che passava il tempo l’interesse si spostava sempre più verso il fumetto, ed oggi, nel 2017, guardandomi indietro e senza vantarmi troppo posso considerarmi un blogger affermato e conosciuto, uno dei padri degli eventi salernitani dedicati al mondo del fumetto ma soprattutto lettore di COMICS di ogni genere.

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