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Italia anni ’60

Dal 1959 al 1963 corrono gli anni del “ boom economico”: per l’Italia è un periodo di forte crescita economica, accelerata industrializzazione concentrata al Nord, sviluppo dei consumi di massa, grandi ondate migratorie dal Sud al Nord, dalla campagna alla città. Un periodo caratterizzato anche da profondi mutamenti sociali e culturali che cambiarono per sempre la società italiana ma che dal 1964 lascia il campo alla recessione. Il decennio si apre con la lira superstar, definizione del Financial Times, che attribuisce alla valuta italiana “l’Oscar” della stabilità dei corsi per l’anno 1959 nella Roma delle Olimpiadi, in cui l’Italia fa il pieno di medaglie d’oro.

Sono gli anni in cui nelle case dei professionisti , degli impiegati e degli operai fanno la loro comparsa gli elettrodomestici: la lavatrice, il frigorifero, il giradischi. Si viaggia a tempo di rock, da Gianni Morandi ai Beatles, da Caterina Caselli ai Rolling Stones, si viaggia in Fiat, la 500 e la 600; sfilano la Giulia e Giulietta, i più ricchi, in Maserati o addirittura in Ferrari, si sfila in minigonne e capelli lunghi, il nuovo look dei giovani. Motorizzazione di massa, status symbol ma più concretamente benessere e libertà. Si diffondono anche i primi televisori e iniziano su larga scala le trasmissioni televisive della RAI: c’è chi si entusiasma per il Festival di Sanremo, chi si emoziona con la fiction Raccontami e chi si diverte con la “Commedia all’italiana”.

 

Anche la letteratura e il cinema si occuparono ampiamente del boom economico che fu ripreso e trattato in molti libri: lo scrittore Cesare Zavattini nel ‘63 firma la sceneggiatura del film “Il Boom”, regia di Vittorio De Sica. L’Italia cambia anche sul piano politico. Nel 1960 un’ondata di agitazioni scuote  il paese, ricordiamo gli scontri in piazza a Genova e  a Roma , i morti di Reggio Emilia, che pongono fine all’avventura autoritaria del governo Tambroni. Il quadro politico si apre verso sinistra sino ad  arrivare alla nascita del primo governo di centrosinistra nel dicembre del ’63, con Moro Presidente del Consiglio. Ci si impegna su 14 grandi riforme nel settore economico, fiscale, urbanistico,scolastico, della pubblica amministrazione e in materia di diritti dei lavoratori ma ben presto l’azione riformatrice del centrosinistra si esaurisce a causa delle resistenze opposte  dalle forze antiriformatrici presenti nella Dc e nelle Istituzioni.

 

In questo quadro politico precario anche l’economia affronta un anno difficile. Il miracolo economico si è esaurito: la stagione dei bassi salari è finita, la bilancia dei pagamenti va in passivo, i prezzi crescono e rallenta anche lo slancio produttivo. L’economia italiana va verso la recessione. L’Italia della seconda metà degli anni Sessanta si presenta come un Paese carico di contraddizioni, problemi produttivi e sociali irrisolti che scatenano una vera e propria miscela esplosiva che non tarda a manifestarsi, con la contestazione studentesca del 1968 e le lotte operaie “nell’autunno caldo” del 1969.  La protesta studentesca si indirizzò inizialmente contro l’autoritarismo nell’impostazione degli studi, le gerarchie accademiche, la selezione meritocratica. Padova, Bologna, Venezia, Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Genova, Trento:non esiste grande centro universitario dove non si registrino manifestazioni, occupazioni, scontri con le forze dell’ordine.

 

In realtà all’origine della rabbia giovanile stava la contestazione del sistema borghese capitalistico, l’ansia per un futuro su cui pesava il pericolo di una guerra atomica e il violento scontro generazionale. Essi rifiutavano la loro società, accusata di appiattire l’uomo, dequalificare l’intellettuale e mercificare tutto, anche l’arte e il pensiero. Ricordiamo tra i più famosi critici di questa società il filosofo Herbert Marcuse che con il suo libro L’uomo a una dimensione,  influenzò i movimenti giovanili di protesta del ’68. Ispirandosi a Marx e Freud, Marcuse denuncia come un’ infinita dilatazione dei consumi non significhi maggiore libertà ma una mortificazione dell’uomo e un raffinato strumento di esercizio del potere.

 

Anche tra i lavoratori, soprattutto i più giovani e gli immigrati dal Sud, si crea un potente movimento di rivendicazione, il mondo produttivo è attraversato da profondi segni di crisi , peggiorano le condizioni di lavoro mentre crescono le esigenze di partecipazione e di miglioramento economico. La spinta riformatrice del centrosinistra non mantiene le sue promesse  e nonostante importanti realizzazioni legislative, come l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, il clima diventa sempre più drammatico e teso.

 

Il decennio si chiude nella Milano dei morti di piazza fontana. Il 12 Dicembre 1969 una bomba viene fatta esplodere all’interno della Banca dell’Agricoltura, l’attentato provoca 16 morti e 88 feriti e segna l’inizio di una lunga serie di altri atti terroristici, la cosiddetta “strage della tensione”.
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