L’idea alla base di questa visione è quella di un’IA collettiva, in cui ogni unità mantiene la propria individualità, ma è in grado di comunicare e scambiare dati con le altre. Questo permetterebbe di creare sistemi più efficienti, resilienti e sostenibili rispetto a quelli attuali.
Andrea Soltoggio, ricercatore italiano dell’Università di Loughborough e coordinatore dello studio, spiega: “La conoscenza acquisita dai sistemi di IA può essere riutilizzata e condivisa a livello globale, in una rete di tante unità indipendenti. Questo non si verifica ancora, ma è la direzione verso cui molti gruppi di ricerca nel mondo stanno lavorando.”
I vantaggi di un’IA collettiva sarebbero molteplici. Innanzitutto, si potrebbe ottenere una maggiore efficienza, in quanto le informazioni e le conoscenze acquisite da un sistema potrebbero essere utilizzate da tutti gli altri. Inoltre, un’IA collettiva sarebbe più resiliente alle anomalie e agli errori, in quanto ogni unità sarebbe in grado di compensare le eventuali défaillances delle altre.
Un altro vantaggio importante sarebbe la sostenibilità. I sistemi di IA attuali consumano molta energia, mentre un’IA collettiva potrebbe essere progettata per essere più efficiente dal punto di vista energetico.
Infine, un’IA collettiva potrebbe essere più sicura e affidabile. La condivisione delle informazioni e la capacità di ogni unità di valutare autonomamente la correttezza dei dati potrebbero infatti ridurre il rischio di diffusione di informazioni false o dannose.
La sfida principale è ora quella di dimostrare la fattibilità di questo sistema cooperativo. Diversi gruppi di ricerca, tra cui quello di Soltoggio, stanno lavorando in questa direzione. “Speriamo che questi esempi vengano ampliati e utilizzati”, conclude Soltoggio.
L’intelligenza artificiale collettiva rappresenta un potenziale passo avanti rivoluzionario. Se si riuscirà a realizzare questa visione, il futuro dell’IA potrebbe essere davvero molto diverso da quello che immaginiamo oggi.
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