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Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo


Non poteva mancare la recensione di “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”
l’attesissimo film diretto ancora una volta da Steven Spielberg sotto la supervisione della LucasFilm, quarta puntata di una saga che ha influenzato la storia del cinema; protagonista del film Henry Jones Junior, detto Indiana, archeologo, porfessore emerito ad Harvard, avventuriero e cacciatore di tesori, che già aveva conteso ai nazisti l’arca dell’alleanza ed il santo Graal, e si era scontrato contro i thug dell’India, adoratori della dea Kali ora è alla prese con il Comunismo in piena Guerra Fredda!
In questo episodio, l’unico ambientato completamente in territorio americano, ambientato circa vent’anni dopo gli avvenimenti de “L’ultima Crociata, Indiana Jones si trova coinvolto in una storia che si snoda senza grandi colpi di scena, tra sovietici ed alieni, conquistatori e maccartismo; anche il protagonista appare cambiato: nonostante l’età è un personaggio piu fisico e meno intellettuale, molto più patriottico, e forse stanco di essere coinvolto in avventure incredibili.
22 maggio, Cinema Adriano Roma, mezzanotte, prima italiana di Indiana Jones. L’emozione è palpabile tra il pubblico in attesa fuori dalle porte a vetri del ex teatro Adriano; qualcuno sfoggia un cappello e la frusta. Per chi, come il sottoscritto, ha trentanni,  vedere il quarto film della trilogia firmata spielberg è un evento imperdibile. Pochi minuti dopo mezzanotte si aprono i cancelli, il pubblico si accomoda in sala e la piccola inizia.

Dalla prima scena ci si rende conto che non siamo di fronte al solito Indiana Jones; quella che gli spettatori vedono sullo schermo è un america da rockabilly anni 50, così stereotipata da sembrare finta. Spielberg ha infatti inserito tutti i clichè del periodo, dai bravi ragazzi dei college, a Elvis Presley, dalle risse nelle paninoteche, alle macchine scappotate modificate e ragazzi con chiodo di pelle e tshirt bianca; come da manuale, gli uomini sfoggiano il borsalino perennemente calato in testa, e vivono nell’incubo dei comunisti. Dove sono le ambientazioni esotiche e le ambientazioni eostiche a cui ci ha abituato Spielberg?

Il protagonista è solo in apparenza vecchio e stanco; in qualche modo questo film è molto più fisico degli altri; lo spazio dedicato alla comprensione degli avvenimenti è stato dimezzato, a favore delle scene d’azione; il realismo che ha sempre caratterizzato Indiana Jones, (ricordate la famosa scena del gigante con la scimitarra nei Suk del cairo che va giù con un solo colpo di pistola?), ha fatto il suo corso: preparatevi a vedere salti e corse impossibili, e situazioni che prevaricano ogni legge della fisica.

Per la gioia degli appasionati, sono stati inseriti in modo ufficilale tutti i plot evolutisi negli ultimi trent’anni, non solo sui film, ma anche sui videogiochi, come “Indiana Jones e la macchina infernale” e la serie televisiva ” Il Giovane Indiana Jones.

La trama è un calderone di citazioni autoreferenziali e riferimenti esterni, a volte parecchio banali: L’ufo di Roswell, l’area 51, le figure di Nazca, la giungla amazzonica, la stessa america anni 50. Piu che un film sembra un piccolo esercizio di stile, pieno di citazioni di numerosi film, da Et a Sign, da American Graffiti; quasi ogni scena è una citazione o a volte un plagio e il susseguirsi logico delle scene a volte ne risente. Un peccato per chi, come il sottoscritto aveva apprezzato i tre film precedenti proprio per la ricchezza nella trama.

Non che sia un brutto film, o un film da non consigliare, ma, visto il cast e la presenza di Steven Spielberg e George Lucas, era lecito aspettarsi di più. Invece il film è un puro prodotto commerciale confezionato secondo le regole dei film moderni, caratterizzati da un susseguirsi veloce di avvenimenti, senza seguire un perfetto rigore logico, con la presenza di numerosi comprimari, che piaccia a tutti senza creare scontenti,  ma proprio per questo, ha poco mordente, soprattuto se confrontato con gli altri film di Indiana Jones. In colclusione è solo una pellicola “carina”, ma senza infimia e senza lode, che avrà successo solo grazie alla risonanza mediatica che il nome di Harrison Ford e Spielberg sono in grado di creare.

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