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“Incel”: cos’è e perché questa parola fa discutere (anche online)

Avete presente quando navigate online e vi imbattete in termini un po’ strani che magari non avete mai sentito prima? Beh, “incel” è una di quelle parole che negli ultimi tempi è spuntata fuori sempre più spesso, tanto da finire persino nel vocabolario Zingarelli. Ma cosa significa esattamente e perché se ne parla tanto, soprattutto tra i più giovani?

Partiamo dalle basi: “incel” è l’abbreviazione di “involuntary celibate”, che tradotto fa “celibe involontario”. Il termine si riferisce a uomini eterosessuali che non riescono ad avere relazioni sessuali e sentimentali con le donne e che, spesso, si sentono frustrati e rifiutati. Fin qui, potrebbe sembrare una questione personale, no? Il problema è che, purtroppo, questa frustrazione a volte sfocia in qualcosa di molto più oscuro.

Quando la frustrazione diventa rabbia (e violenza online e offline)

La parola “incel” non descrive solo una condizione, ma anche una vera e propria sottocultura online, purtroppo caratterizzata da idee maschiliste e piene di odio verso le donne (misoginia). Questi gruppi, che si ritrovano spesso sui social e forum online, incolpano le donne per la loro mancanza di rapporti, arrivando a considerarlo un “diritto” negato.

Ne abbiamo avuto un assaggio anche in serie TV come la recente “Adolescence“, che ha messo in luce diverse problematiche legate alla violenza di genere tra i giovani, il cyberbullismo e quella che viene definita “mascolinità tossica”. Ma il fenomeno “incel” è stato notato anche durante le elezioni americane, dove alcuni analisti lo avevano identificato come un gruppo di persone mobilitato politicamente. Insomma, non è una roba di nicchia!

Un fenomeno studiato (e che fa paura)

Gli “incel” sono un argomento centrale nei “men’s studies”, un campo di ricerca che analizza come la società influenza l’idea di mascolinità. Il dibattito è diventato più acceso negli anni 2010, spesso in concomitanza con episodi di violenza maschile estrema.

Purtroppo, la cronaca ci ha raccontato storie terribili, come quella del 2018 a Toronto, quando un uomo si dichiarò “incel” dopo aver ucciso diverse persone con un furgone. Questo episodio ha riportato alla luce il caso di Elliot Rodger, un ragazzo che anni prima aveva compiuto una strage in California, lasciando un inquietante manifesto online pieno di rabbia e frustrazione per non aver mai avuto una ragazza. Le sue parole, piene di risentimento e desiderio di “vendetta”, sono diventate un simbolo per questa sottocultura.

Dentro la “Manosfera”: un mondo di rabbia e risentimento

Per capire meglio questo fenomeno, bisogna addentrarsi nella cosiddetta “manosfera” (o “androsfera”). Immaginate una rete online molto vasta che include diversi gruppi accomunati da idee spesso misogine, sessiste e contro il femminismo. Qui dentro troviamo, ad esempio, i “men’s rights activists” (MRA), gli uomini che scelgono di allontanarsi completamente dalle donne (“Men Going Their Own Way” o MGTOW) e i “pickup artist” (PUA), che si credono esperti di seduzione con tecniche spesso basate sulla mercificazione del corpo femminile.

In questi ambienti, spesso si dipinge l’uomo come una vittima della società moderna, “confuso” dai cambiamenti nei ruoli di genere e “discriminato” da un pensiero femminista dominante. Questa narrazione è pericolosa perché può far credere a uomini insicuri di avere un “diritto” sulle donne, alimentando purtroppo la violenza di genere.

L’ombra degli “incel” anche in Italia

Purtroppo, il fenomeno “incel” non è solo una roba estera. Anche in Italia ci sono stati casi preoccupanti, come l’arresto di un giovane nel 2021 accusato di propaganda e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Questo ragazzo si definiva “incel” e manifestava un odio profondo verso le donne, arrivando a progettare attentati. Un rapporto europeo ha addirittura indicato l’Italia come uno dei paesi con la maggiore presenza di attivisti “incel”. Tra le discussioni online, emergeva la critica alla cultura italiana che “tratta le donne come principesse”, alimentando secondo loro l’ipergamia, ovvero la tendenza a cercare partner di status sociale o economico più elevato.

Pillole rosse, pillole blu e la “verità” degli “incel”

Se siete un po’ dentro al mondo nerd, magari vi ricorderete del film “Matrix” e della famosa scena delle pillole. Nel gergo “incel”, questi concetti vengono ripresi per definire diverse “visioni del mondo”.

  • I “bluepill” sarebbero gli uomini “normali” che seguono le convenzioni sociali e non si pongono troppe domande sulla dinamica uomo-donna.
  • I “redpill” credono di aver capito la “vera natura” delle donne, che sarebbero interessate solo all’aspetto fisico degli uomini e avvantaggiate dalla società.
  • Infine, c’è la “blackpill”, la visione più pessimista e radicale. Chi la abbraccia crede che la posizione degli uomini nel “mercato sessuale” sia determinata geneticamente e immutabile, rendendo comprensibili gesti estremi come l’autolesionismo o il suicidio.

Oltre la rabbia: spiragli di speranza?

È importante sottolineare che le difficoltà psicologiche e le pressioni sociali che vivono molti giovani online possono essere amplificate da eventi come la pandemia, le guerre, la crisi climatica e la precarietà lavorativa. Tuttavia, alcune ricerche suggeriscono che i forum e i social network possono anche diventare spazi per confrontarsi, trovare supporto e magari allontanarsi gradualmente da queste dinamiche negative, promuovendo relazioni più sane e basate sul rispetto.

In conclusione: Capire cosa significa “incel” e le dinamiche che ci sono dietro è fondamentale, soprattutto per noi che viviamo nell’era digitale. Essere consapevoli di queste problematiche ci aiuta a riconoscere i segnali di disagio e a promuovere una cultura online più inclusiva e rispettosa.

maio

maio

Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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