Chiunque ami i grandi romanzi che sfidano il tempo, le convenzioni e le dittature, non può non essersi imbattuta almeno una volta ne Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Per me, che da sempre mi perdo tra le pagine dei romanzi iconici, questa è più di una semplice storia: è un labirinto visionario dove il diavolo balla con la censura, l’amore diventa rivoluzione e la scrittura, un atto di resistenza. Adesso, con la nuova trasposizione cinematografica firmata da Michael Lockshin, questo romanzo leggendario torna a vibrare di vita nuova. E, come ogni volta che un’opera del genere si affaccia sul grande schermo, la domanda è inevitabile: si può davvero adattare l’inadattabile?
La risposta di Lockshin è un audace, irriverente e potentissimo sì. Il suo Il Maestro e Margherita non è solo fedele allo spirito del romanzo: è un grido, una scintilla di follia poetica che risuona fortissimo in un mondo – il nostro – che ha ancora paura della verità, della libertà, dell’immaginazione. E la Russia contemporanea, che oggi rimuove il nome del regista dai titoli e lo trasforma in bersaglio di una caccia ideologica, lo conferma con inquietante coerenza: i manoscritti non bruciano, ma possono ancora far tremare i palazzi del potere.
Per chi non conoscesse l’opera – e se non l’avete ancora letta, vi prego, fatelo! – Il Maestro e Margherita è molto più di un romanzo. È un’esplosione di generi, un mosaico narrativo in cui si intrecciano la Mosca staliniana, un amore impossibile e potentissimo, la passione per la scrittura e perfino il Vangelo secondo Ponzio Pilato. Tutto parte da uno scrittore, detto appunto “il Maestro”, perseguitato dal regime per aver osato raccontare un Gesù troppo umano. Il suo amore proibito per Margherita diventa rifugio e ispirazione, mentre sulla scena compare il diavolo, Woland, con il suo stralunato seguito di demoni, gatti parlanti e illusionisti infernali.
Woland arriva a Mosca non per distruggere, ma per rivelare: l’ipocrisia, la codardia, la piccolezza degli uomini che si piegano al potere, che uccidono la verità in nome della paura. E Margherita, donna che vola nuda tra le stelle in una delle scene più celebri del romanzo, è la forza eversiva dell’amore, il cuore che batte ancora quando tutto il resto tace.
Lockshin, con una regia ricca di simbolismi e una sceneggiatura che si permette perfino di sfiorare l’autobiografia di Bulgakov, ci guida in un viaggio tridimensionale: la Mosca degli anni ’30, l’amore tra il Maestro e Margherita, e la Gerusalemme del I secolo con un Pilato tormentato (interpretato con magnetismo da Claes Bang). In questo intreccio caleidoscopico, il film riesce a essere contemporaneo e classico, realistico e visionario, come solo i grandi racconti sanno fare.
Il cast internazionale – August Diehl, Evgeniy Tsyganov, Yulia Snigir – è all’altezza della sfida. Ma ciò che davvero colpisce è la capacità di Lockshin di non semplificare, di non cedere alla tentazione della linearità. Il suo Il Maestro e Margherita è un film che esige attenzione, che non ti regala risposte ma ti invita a farti domande. Un’opera che non addomestica il romanzo, ma lo onora nella sua complessità. E proprio questa scelta di non “semplificare per il pubblico” è forse il gesto più radicale e politico di tutto il progetto. In un’epoca in cui l’informazione è velocissima e spesso superficiale, Il Maestro e Margherita ci ricorda che la libertà richiede fatica, che la verità può essere scomoda, e che l’amore – quando è vero – sa essere rivoluzionario.
Non sorprende che il film sia già diventato un caso. In Russia ha incassato oltre 28 milioni di dollari, e ha riportato il romanzo in vetta alle classifiche editoriali, con vendite cresciute di dodici volte. Ma ha anche scatenato l’ira delle autorità. Lockshin, oggi in esilio, ha visto il suo nome cancellato dalla pellicola. Un gesto che grida vendetta e che dimostra, ancora una volta, quanto il potere tema le storie. Perché le storie, quelle vere, possono cambiare il mondo.
L’appuntamento italiano è per il 15 maggio. Sarà distribuito da Be Water Film in collaborazione con Medusa. Non vedo l’ora di tornare al cinema, stavolta con il cuore un po’ più pesante e gli occhi pronti a guardare oltre le apparenze.E voi? Avete già letto Il Maestro e Margherita? Pensate di vedere il film? O magari avete in mente un altro libro “impossibile da adattare” che vi piacerebbe vedere al cinema? Scrivetemi, commentate, condividete: la letteratura e il cinema vivono anche – e soprattutto – nei nostri dialoghi. Perché, lo sappiamo bene, i manoscritti non bruciano. E le storie non muoiono mai.
Post Correlati:




Aggiungi commento