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I Don’t Understand You: la commedia horror queer tra risate e terrore nella campagna italiana

Cosa succede quando una commedia queer incontra l’horror rurale italiano, condita da pioggia battente, salsiccia di cavallo e incomprensioni linguistiche? La risposta è “I Don’t Understand You”, una dark comedy esilarante e inquietante firmata da David Joseph Craig e Brian Crano, coppia nella vita e ora anche nel terrore cinematografico. Preparatevi a immergervi in un viaggio tragicomico tra uliveti, trattori e misteriosi sorrisi campagnoli, dove nulla è davvero come sembra.

Il film, che uscirà nelle sale italiane il 6 giugno 2025 distribuito da Vertical, è un’ode bizzarra all’incomunicabilità, una riflessione su cosa accade quando cerchiamo di trovare noi stessi in un luogo che non capiamo… e che forse non ci vuole nemmeno capire.

Un amore arcobaleno sotto la pioggia italiana

Al centro della storia troviamo Dom e Cole, interpretati da Nick Kroll e Andrew Rannells, una coppia gay di Los Angeles all’apparenza benestante, raffinata e decisamente impreparata alla realtà della campagna umbra. I due, in procinto di adottare il bambino che Candice (Amanda Seyfried) sta per partorire, decidono di prendersi una pausa romantica per celebrare il loro decimo anniversario. Una vacanza in Italia dovrebbe essere il modo perfetto per rafforzare il legame prima della svolta genitoriale. Eppure, come ogni appassionato di horror sa, i viaggi perfetti sono spesso quelli che finiscono malissimo.

Il pretesto narrativo è semplice ma efficace: Dom e Cole ricevono l’invito a una cena speciale organizzata da Daniele, vecchio amico del padre di Dom, in un ristorante sperduto nella campagna di Orvieto. Il locale, chiuso da mesi, riaprirà solo per loro. Peccato che, tra indicazioni stradali poco chiare e temporali degni di una maledizione etrusca, la loro macchina finisca in un fosso. Senza segnale telefonico, fradici e terrorizzati, si ritrovano alla mercé di un burbero contadino armato di fucile. Ma come nelle migliori commedie dark, l’apparenza inganna: l’uomo li aiuta, e i nostri protagonisti riescono infine ad arrivare al ristorante, accolti calorosamente da Zia Luciana, una ristoratrice di vecchia scuola interpretata da Nunzia Schiano.

Un mix di atmosfere tra commedia sofisticata e horror psicologico

Il film si muove con disinvoltura su un filo sottile tra ironia e inquietudine, regalando momenti di pura comicità alternati a situazioni in cui il disagio cresce lentamente, insinuandosi sotto pelle. L’alchimia tra Kroll e Rannells è palpabile e divertente, ma è proprio nei momenti di crisi che i due brillano, mostrando le crepe emotive che si aprono quando le certezze crollano e ci si trova, letteralmente, in mezzo al nulla.

La scelta di ambientare il film in un’Italia rurale e arcaica, quasi sospesa nel tempo, non è casuale. L’ambientazione diventa essa stessa un personaggio, misterioso e ambiguo, capace di accogliere e al tempo stesso spaventare. In un mondo dove tutto è iperconnesso, l’isolamento dei protagonisti diventa una metafora potente: cosa succede quando le nostre abitudini urbane e digitali si scontrano con una realtà dove le parole non bastano, e l’unico linguaggio che resta è quello del corpo, dello sguardo e del sospetto?

Tra cavalli, equivoci e tensioni familiari

Le gag si susseguono in un crescendo surreale: dalla pizza con salsiccia di cavallo offerta a un inorridito Cole, vegetariano convinto, agli sguardi sospettosi dei locali, passando per stranezze che sembrano uscire da un film di Jordan Peele ma con accento umbro. Il tono oscilla tra Get Out e una versione queer e decadente di Pane, Amore e Fantasmi.

Il cast di supporto è altrettanto solido: Amanda Seyfried, nei panni della futura madre Candice, offre una performance tenera e umanissima. Morgan Spector e Eleonora Romandini, rispettivamente Massimo e Francesca, aggiungono sfumature intriganti alla dimensione locale. Nunzia Schiano, nei panni di Zia Luciana, incarna perfettamente l’ambiguità tra l’ospitalità calda e il folklore inquietante.

Una regia a quattro mani tra amore e cinema

David Joseph Craig e Brian Crano non sono solo registi e sceneggiatori: sono anche una coppia nella vita reale, e questa intimità si riflette nella scrittura del film. Crano aveva già diretto Permission, con Craig come protagonista, ma con I Don’t Understand You i due alzano l’asticella, creando una storia che parla d’identità, di coppia, di paura e di appartenenza, con una sensibilità queer che non cade mai nello stereotipo.

La fotografia di Lowell A. Meyer valorizza la natura umbra come un labirinto verde e minaccioso, mentre le musiche di Danny Bensi e Saunder Jurriaans accompagnano il viaggio emotivo della coppia con un tocco sottilmente sinistro.

Un film queer, divertente e spiazzante

Presentato al SXSW, all’Overlook Film Festival e al Frameline, “I Don’t Understand You” è stato accolto con entusiasmo dalla critica per la sua capacità di mescolare generi diversi con naturalezza e audacia. Non è solo una commedia dark queer. È un film che, dietro il velo della risata e della tensione, esplora temi profondi come la genitorialità, l’identità di coppia, la comunicazione interculturale e la fragilità delle nostre certezze.

E tu, cosa faresti se ti ritrovassi in un paese straniero, senza campo, sotto la pioggia, e con un contadino armato a fissarti? Ti fiderebbe del tuo istinto o ti lasceresti guidare dalla paura?

Corri a vedere I Don’t Understand You e poi raccontaci cosa ne pensi! Hai già vissuto esperienze surreali durante una vacanza? Ti è mai capitato di trovarti totalmente fuori luogo in una cultura diversa? Condividi la tua storia nei commenti e sui tuoi social taggando @CorriereNerd.it! Il confronto tra nerd è sempre il nostro ingrediente segreto preferito.

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