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Hot Milk: madri, figlie e desideri inespressi chiudono il 43° Bellaria Film Festival

C’è un certo incanto nell’aria quando si conclude un festival cinematografico. Un’atmosfera sospesa tra la malinconia del commiato e l’eco vibrante delle emozioni vissute. E la chiusura del 43° Bellaria Film Festival, edizione 2025, ha incarnato perfettamente questo sentimento. Dopo giorni intensi di proiezioni, incontri e scoperte, l’ultima giornata del BFF si è rivelata un manifesto dello spirito che lo ha animato fin dal principio: uno sguardo indipendente, giovane, profondamente femminile, capace di raccontare il mondo con occhi nuovi e sinceri. A suggellare questa edizione, è arrivato Hot Milk, film drammatico diretto da Rebecca Lenkiewicz, presentato in collaborazione con la piattaforma cult MUBI. E che chiusura! Perché questo film non è solo un’opera cinematografica, ma un viaggio sensoriale tra corpi, emozioni e legami materni lacerati, sospesi, fragili.

Un’estate torrida, tra cura e prigionia emotiva

Tratto dal romanzo “Come l’acqua che spezza la polvere” della brillante Deborah Levy, Hot Milk ci conduce in un’afosa estate andalusa, anche se le riprese – per esigenze produttive – sono state realizzate tra Maratona e Atene. La storia ruota attorno al rapporto complesso e magnetico tra Sofia (interpretata dalla sempre più affermata Emma Mackey) e sua madre Rose (Fiona Shaw, indimenticabile Petunia Dursley della saga di Harry Potter), costretta su una sedia a rotelle da una malattia misteriosa.

Le due si trasferiscono temporaneamente ad Almería, nel sud della Spagna, nella speranza che l’enigmatico dottor Gómez (interpretato da Vincent Perez) possa offrire una cura miracolosa. Ma è chiaro fin da subito che il vero fulcro del film non è la malattia in sé, bensì la tensione emotiva che si annida tra madre e figlia. Una relazione tanto intima quanto opprimente, che trova il suo punto di rottura quando Sofia incontra Ingrid, interpretata da una magnetica Vicky Krieps (Il filo nascosto, Old). Ingrid rappresenta per Sofia la libertà, il desiderio, la possibilità di esistere come individuo e non solo come appendice della madre.

Una regia al femminile che scava nei non detti

Con Hot Milk, Rebecca Lenkiewicz debutta alla regia dopo una carriera di successo come sceneggiatrice, firmando titoli intensi come The Salt Path e Colette. E il suo tocco si sente tutto. La Lenkiewicz non cerca facili sentimentalismi: al contrario, costruisce un universo visivo sospeso tra sogno e inquietudine, dove ogni scena riflette la dualità dell’ambiente in cui si muovono le protagoniste. Il mare, il sole, la sabbia rovente… sembrano cullare i personaggi per poi pungerli all’improvviso, come un ricordo che non smette di far male.

La regista ha dichiarato di aver voluto ricreare “un ambiente bello e inquietante allo stesso tempo, che favorisse lo sconvolgimento interiore”. E ci è riuscita pienamente. Il risultato è un film che pulsa di sensualità trattenuta, di rabbia silenziosa, di parole mai dette ma sempre comprese.

Un cast straordinario per un dramma che parla al cuore (e allo stomaco)

Nel cuore del film ci sono le interpretazioni intense e delicate di un cast d’eccezione. Emma Mackey, che molti nerd ricorderanno per Sex Education e per il suo ruolo in Barbie, offre una performance vibrante, fatta di sguardi carichi di significato e gesti trattenuti. Fiona Shaw, dal canto suo, riesce a trasformare Rose in una figura tanto patetica quanto pericolosamente affascinante, una madre che ama troppo… o forse male. Il triangolo emotivo si completa con Vicky Krieps, che riesce sempre a rendere i suoi personaggi enigmatici e terribilmente umani.

E poi c’è lui, il dottor Gómez, interpretato da Vincent Perez, volto noto agli appassionati di cinema d’autore e serie TV come Shantaram. Figura ambigua e seducente, quasi sciamanica, il suo personaggio agisce da catalizzatore per le trasformazioni dei personaggi femminili.

Dall’Orso d’Oro alle sale: il viaggio di Hot Milk

Hot Milk ha fatto il suo debutto mondiale il 14 febbraio 2025 al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, concorrendo per l’ambitissimo Orso d’Oro. Una scelta azzeccata per un’opera che esplora il corpo femminile, il desiderio e le dinamiche familiari con una lente intimista e coraggiosa. La distribuzione nelle sale britanniche e irlandesi è prevista per il 30 maggio 2025, mentre in Francia l’uscita è fissata per il 28 maggio.

Ma la vera consacrazione è arrivata proprio qui, in Italia, dove il Bellaria Film Festival lo ha scelto come film di chiusura. Un festival che, anche quest’anno, si è dimostrato una fucina di cinema indipendente, voci emergenti e storie al femminile che meritano di essere ascoltate.

Un film da non perdere per chi ama le storie vere, intime e profondamente umane

Hot Milk è uno di quei film che ti rimane addosso. Non solo per la fotografia affascinante, per le location mediterranee o per le interpretazioni magistrali, ma per la capacità di raccontare cosa significa essere intrappolati in un ruolo, in un legame, in un corpo. E soprattutto per la forza con cui, anche nel dolore, si può imparare a scegliere chi si vuole essere.

Se siete appassionati di cinema d’autore, di narrazioni psicologiche, di personaggi femminili complessi e sfaccettati, questo film è assolutamente da vedere. E se amate i racconti in cui il confine tra cura e prigionia si fa sottile come un filo di seta, Hot Milk vi stregherà.


Che ne pensate di questa chiusura intensa per il Bellaria Film Festival? Hot Milk vi incuriosisce? Avete letto il romanzo di Deborah Levy o seguite le opere di Emma Mackey e Rebecca Lenkiewicz?

Scriveteci nei commenti, diteci cosa ne pensate e condividete l’articolo sui vostri social! Il dibattito è aperto e non vediamo l’ora di scambiare opinioni con voi, nerd e cinefili dal cuore caldo come il sole di Almería.

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