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Gate: Tides of Conflict – Il Ritorno Epico dell’Isekai Militare Dopo Dieci Anni di Silenzio

Come appassionata di anime da più di quindici anni, raramente ho provato l’emozione che ho sentito quando ho letto la notizia: Gate sta per tornare. Dopo un decennio di attesa, speranze sopite e discussioni tra fan rimasti in sospeso come le trame irrisolte del primo adattamento, arriva finalmente l’annuncio ufficiale: Gate: Tides of Conflict è in produzione. Ed è reale, non un rumor, non un pesce d’aprile tardivo. Lo confermano l’apertura del sito ufficiale, le prime concept art dei personaggi e la valanga di informazioni che ci riporta direttamente nell’universo militare-fantasy creato da Takumi Yanai. Il portale si è riaperto, e questa volta il conflitto promette di essere ancora più profondo.

Il peso di un ritorno

Nel 2015, l’anime Gate conquistò una nicchia appassionata grazie alla sua originale fusione tra fantasy medievale e moderno realismo militare. Non era solo l’ennesimo isekai con protagonisti che diventano OP al primo episodio: era una riflessione sorprendentemente lucida su cosa succederebbe davvero se un portale tra mondi si aprisse nel cuore di una metropoli moderna. Cavalieri, draghi, magie… contro l’artiglieria dell’Esercito di Autodifesa giapponese. Una premessa audace, sì, ma soprattutto ben costruita.

Ed è proprio per questo che, dieci anni dopo, Tides of Conflict non è semplicemente una seconda stagione: è un atto di fiducia nei confronti dei fan che non hanno mai smesso di credere in un seguito. Il suo annuncio durante gli eventi dell’Anime Expo e del Japan Expo 2025 è stato uno dei momenti più inaspettati e potenti dell’anno. Mentre molti franchise si rincorrono nella moda dei sequel, Gate ritorna con l’ambizione di espandere non solo la trama, ma l’intero spettro tematico della serie.

Cosa ci aspetta in Tides of Conflict

Gate 2: Tides of Conflict sarà animato da Studio M2, già noto per la qualità visiva portata in PLUTO. A dirigere il progetto sarà Toru Takahashi, con Tatsuhiko Urahata alla sceneggiatura e Shigeru Fujita, designer di grande esperienza, a plasmare i nuovi volti (e quelli familiari) che popoleranno questo universo. Nonostante i primi bozzetti siano ancora in una fase concettuale, è già palpabile la volontà di dare un’identità più matura e dettagliata alla serie, riflettendo forse il tempo passato – non solo nel mondo reale, ma anche nell’evoluzione del mondo immaginario del Gate.

Secondo le prime indiscrezioni, la nuova stagione adatterà i primi due volumi del sequel delle light novel, concentrandosi in particolare sulle operazioni della Marina giapponese, introducendo nuovi scenari strategici, territori inesplorati e tensioni che si sposteranno dal suolo al mare. La guerra cambia volto, ma resta sempre sul filo del rasoio tra diplomazia e distruzione, tra tecnologia e magia.

Un coinvolgimento diretto dei fan

Un dettaglio affascinante che mi ha colpito profondamente è l’intenzione dello studio di coinvolgere i fan nello sviluppo dell’anime. Tramite il portale Oshi, i fan potranno accedere a contenuti esclusivi e, in qualche modo, diventare “contributori” del progetto. È un approccio moderno, partecipativo, che riflette il modo in cui oggi il fandom può influenzare attivamente il destino delle opere che ama.

Non abbiamo ancora conferme definitive sul ritorno dei doppiatori originali, eppure l’incertezza qui è quasi piacevole: significa che c’è margine per reinventare senza cancellare. Personalmente, spero che almeno alcune delle voci storiche tornino – Itami senza il suo tono disilluso non sarebbe lo stesso – ma accolgo con curiosità l’idea di vedere volti e interpretazioni nuove.

Perché Gate meritava davvero una seconda stagione

C’è un motivo per cui, tra i tanti isekai che affollano ogni stagione anime, Gate è rimasto inciso nella memoria. Non è solo per i draghi che si scontrano con caccia militari o per le battaglie spettacolari. È perché Gate ha sempre cercato di rispondere a una domanda molto più grande: cosa succede quando due civiltà radicalmente diverse si incontrano in modo violento? Non nel senso etereo della convivenza pacifica, ma nello scontro brutale tra diplomazia, cultura, religione, interessi economici e – ovviamente – potere militare.

Il personaggio di Youji Itami è emblematico di questo: un otaku apparentemente disinteressato, che si ritrova eroe per caso, ma che finisce per incarnare un ponte tra due mondi. E quel ponte, oggi più che mai, merita di essere ricostruito e attraversato ancora.

L’attesa e le aspettative

Dieci anni sono un’eternità, soprattutto in un panorama anime che si rinnova a ritmi frenetici. Ogni mese nascono nuovi titoli, nuove ossessioni, nuove delusioni. Ma ci sono storie che resistono al tempo come rovine antiche che conservano un’aura di mistero e grandezza. Gate è una di queste.

Il titolo scelto per questa seconda stagione, Tides of Conflict – “Maree del Conflitto” – evoca perfettamente la nuova direzione della narrazione: il conflitto come corrente inarrestabile, che cambia forma ma mai natura. E ci invita a chiederci: chi saranno ora gli amici, i nemici, gli alleati? Come si evolveranno le relazioni tra i personaggi? E soprattutto, quanto siamo davvero pronti ad affrontare di nuovo le conseguenze dell’apertura di quel portale? Da fan e da spettatrice, non posso che essere emozionata. C’è sempre un rischio nei sequel, ma Gate non è mai stato un prodotto banale. Se saprà mantenere la profondità strategica, la tensione narrativa e la coerenza del mondo costruito, allora questa nuova stagione potrebbe non solo eguagliare la precedente, ma addirittura superarla. Le maree del conflitto stanno per tornare a travolgerci – e io, personalmente, non vedo l’ora di lasciarmi sommergere.

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