Se c’è un luogo in Giappone che incarna la tradizione, quello è Kyoto. Passeggiare nel quartiere di Nakagyo-ku significa immergersi tra le machiya, le iconiche case in legno che rendono il paesaggio urbano uniforme e quasi immutabile. Per questo, imbattersi nella Face House è come trovare un glitch in una simulazione perfetta.
Progettata dall’architetto Kazumasa Yamashita e completata nel 1975, quest’abitazione non è un semplice edificio: è una vera e propria provocazione architettonica, uno scherzo in cemento che oggi, al suo 50° anniversario, è una vera e propria icona pop del design giapponese.
L’Architettura Post-Modernista come Metafora Nerd
La Face House è un capolavoro di anti-serietà. In un’epoca dominata dal grigiore e dall’uniformità, Yamashita ha voluto iniettare individualità e senso dell’umorismo. Per noi, è la perfetta rappresentazione del concetto di “schifezza decorata” (o “decorated shed”), termine coniato dagli architetti Robert Venturi e Denise Scott-Brown.
Cosa significa? È un edificio in cui tutta l’energia, il simbolismo e la comunicazione sono concentrati sulla facciata, che diventa un gigantesco cartellone pubblicitario o, nel nostro caso, un meme tridimensionale. L’interno è semplicemente funzionale—un blocco economico di cemento—mentre il level up è tutto esterno.
Anatomia di un Viso in Cemento
Il genio della Face House sta nella sua lettura immediata e giocosa, un vero easter egg per chi la scopre per la prima volta:
- Gli Occhi: Sono le finestre, che guardano il quartiere tradizionale.
- Il Naso: Non è solo un elemento strutturale, ma un passaggio per i raggi solari e un sistema di ventilazione.
- Le Orecchie: Sono i balconi laterali, meno visibili frontalmente, come un dettaglio nascosto.
- La Bocca: È l’ingresso principale, accessibile tramite una scala esterna, il punto in cui si interagisce fisicamente con il “volto”.
Yamashita dichiarò di aver cercato una soluzione semplice ed economica, aggiungendo solo “accessori piccoli ma efficaci e funzionali” alla facciata. Questa idea di trasformare una struttura basilare in qualcosa di comunicativo e iconico è un manifesto del post-modernismo e un’anticipazione di come il design potesse diventare un elemento di cultura pop leggibile da tutti.
A cinquant’anni dalla sua costruzione, la Face House di Kyoto non è solo storia dell’architettura; è un promemoria che non bisogna prendersi troppo sul serio, e che un pizzico di umorismo può superare decenni di uniformità. E voi, quale espressione dareste alla vostra casa se poteste progettarla in chiave Face House?











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