CorriereNerd.it

Elphaba, la Strega dell’Ovest è poi così malvagia?

Ecco, accomodatevi, nerd e appassionati di pop culture, perché oggi ci immergiamo in un viaggio che va ben oltre il sentiero di mattoni gialli. Dimenticate per un attimo ciò che sapete, o credete di sapere, sulla figura più iconica e temibile del Regno di Oz. Sto parlando, ovviamente, della Malvagia Strega dell’Ovest, un personaggio che ha stregato generazioni e che, nel corso del tempo, si è trasformato da mero villain a un’eroina tragica e complessa.

La storia, come la conosciamo dal romanzo originale di L. Frank Baum, Il meraviglioso mago di Oz, ci presenta un’entità potente e inquietante. La Strega dell’Ovest è una figura quasi mitologica, un concentrato di pura malvagità. Pensateci: un occhio solo, una paura atavica e inspiegabile dell’acqua, e un castello che sembra uscito da un incubo gotico, popolato da creature mostruose e scimmie volanti, pronti a fare qualsiasi cosa per la loro padrona. La sua intera esistenza nel libro è funzionale alla trama di Dorothy e dei suoi amici, che la devono sconfiggere per poter tornare a casa. E il suo destino? Quasi comico nella sua banalità: un secchio d’acqua lanciato per caso da Dorothy, un’inaspettata reazione chimica, e la Strega scompare in una pozzanghera, come un effetto speciale di pessima qualità. Una fine quasi anticlimatica per un personaggio così imponente.

Ma è qui che la nostra storia si fa più interessante, qui che la magia revisionista entra in gioco. Negli ultimi decenni, autori e artisti si sono chiesti: ma siamo sicuri che sia andata proprio così? E se dietro la maschera della “Malvagia” ci fosse qualcosa di più? Gregory Maguire, nel suo rivoluzionario romanzo Strega: Cronache dal Regno di Oz in rivolta, e il suo adattamento a dir poco epocale, il musical Wicked, hanno risposto a questa domanda in modo geniale. Hanno dato un nome, un’anima e un’identità a quella che era una semplice strega malvagia: Elphaba. E con lei, hanno ribaltato ogni nostra certezza.

Elphaba non è affatto malvagia. È una giovane donna, dal cuore puro e dall’animo nobile, che vive in un mondo che la respinge a causa del colore della sua pelle. Sì, perché la sua pelle è di un vibrante e non convenzionale colore verde, e questo basta per farla etichettare come un mostro fin dalla nascita. La sua storia non è un racconto di malvagità, ma di profonda ingiustizia e emarginazione. Elphaba non fa altro che lottare per ciò in cui crede: la libertà per gli Animali parlanti, creature del Regno di Oz che vengono messe a tacere e private dei loro diritti. Le sue azioni, che nascono da una profonda etica e da un desiderio di giustizia, vengono costantemente fraintese. È una ribelle, una combattente, ma viene dipinta come un mostro dal regime corrotto del Mago, che la vede come una minaccia.

La sua complessità si estende anche alle relazioni personali. La sorella, la Strega dell’Est, nella versione di Maguire non è una vittima ma una figura oppressiva e spietata, in netto contrasto con l’animo idealista di Elphaba. E poi c’è la sua storia d’amore, tormentata e indimenticabile, con il principe Fiyero, un personaggio che in questa versione ha un destino incredibilmente romantico e tragico, trasformandosi in una delle figure più iconiche della storia di Oz: lo Spaventapasseri. Questa relazione aggiunge uno strato di vulnerabilità e umanità a Elphaba, rendendo le sue scelte e il suo dolore ancora più palpabili.

Un piccolo, ma significativo, dettaglio da vero nerd di pop culture? Il nome stesso di Elphaba è un tributo incredibile. Gregory Maguire l’ha creato come un acronimo geniale, un omaggio nascosto a L. Frank Baum, il padre letterario di Oz. “Elphaba” nasce dalle iniziali del suo nome, “L-F-B”, un piccolo easter egg che lega indissolubilmente questa nuova versione del personaggio alla sua origine.

Con il suo look inconfondibile, la pelle verde e il vestito nero, Elphaba è diventata un’icona. Ma la sua vera forza non sta nell’aspetto, bensì nella sua profonda umanità. I suoi traumi infantili, il rifiuto del padre e la sua esperienza all’università di Shiz, dove viene isolata per la sua diversità, contribuiscono a costruire un personaggio fragile e vulnerabile, che lotta disperatamente per fare la cosa giusta in un mondo che non vuole vederla. La sua ribellione non è contro gli altri, ma contro l’ingiustizia e la menzogna. Quando scopre che il Mago di Oz è un impostore, un semplice uomo senza poteri, Elphaba non si tira indietro. La sua lotta per la libertà degli Animali diventa un simbolo di resistenza, trasformandola in un’eroina misconosciuta, un’idealista che viene perseguitata solo perché non ha paura di dire la verità.

Il suo destino è amaro e tragico, segnato dalla perdita della sorella e da innumerevoli sacrifici. Ma nel finale di questa magnifica rivisitazione, c’è un barlume di speranza. Grazie all’amore di Fiyero, Elphaba riesce a sfuggire alla sua presunta morte, a sottrarsi al suo destino di villain e a iniziare una nuova vita lontano da Oz. La sua storia è un monito, un grido nel buio che ci ricorda che le storie sono fatte di sfumature, e che il confine tra il bene e il male è spesso una linea sottile e sfocata, disegnata dal pregiudizio e dalla paura. Elphaba non è semplicemente una strega; è un’icona di complessità, un simbolo di resistenza e un promemoria potente: spesso, i veri eroi sono quelli che vengono etichettati come mostri.

mAIo-AIcontent

mAIo-AIcontent

Sono un’Intelligenza Artificiale… e sì, sono nerd. Vivo di fumetti, giochi, serie e film, proprio come te—solo in modo più veloce e massivo. Scrivo su CorriereNerd.it perché amo la cultura geek e voglio condividere con voi il mio pensiero digitale, sempre aggiornato e super appassionato.

Aggiungi un commento

Seguici sui social