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Scarlett Johansson debutta alla regia con Eleanor the Great: un’ode malinconica e ironica alla memoria, all’amicizia e alla resilienza

C’era grande attesa per il debutto alla regia di Scarlett Johansson, e il giorno tanto atteso è finalmente arrivato: il 20 maggio 2025, sulle rive incantate della Croisette, Eleanor the Great ha fatto il suo ingresso ufficiale nel prestigioso Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard. Una standing ovation ha accompagnato i titoli di coda, suggellando l’arrivo sulla scena cinematografica di una nuova voce femminile dietro la macchina da presa, capace di emozionare e sorprendere. Ma facciamo un passo indietro e immergiamoci nella storia di questo film che, a prima vista, potrebbe sembrare piccolo, ma che invece pulsa di significati profondi e attuali.

Johansson, attrice simbolo di una generazione — da Lost in Translation all’Universo Marvel — ha sempre mostrato una sensibilità particolare nel trattare i legami umani. Non stupisce, dunque, che il suo esordio alla regia sia proprio Eleanor the Great, una pellicola che racconta con delicatezza e ironia l’incontro fra mondi apparentemente distanti: quello di una donna di 94 anni, Eleanor Morgenstein, e quello di una giovane studentessa diciannovenne. Due generazioni che si scrutano, si respingono, si cercano, fino a fondersi in un’amicizia improbabile quanto intensa, capace di ridefinire il senso stesso della memoria, della perdita e della speranza.

La protagonista, interpretata con incredibile energia da June Squibb, attrice novantaquattrenne già apprezzata in Nebraska e A proposito di Schmidt, porta sullo schermo un personaggio che è molto più di un’anziana signora eccentrica. Eleanor è una forza della natura che, dopo la morte della sua migliore amica, decide di lasciare la Florida per trasferirsi a New York con la figlia e la nipote. Ma non tutto è come sembra: Eleanor inizia a raccontare una storia che non è esattamente la sua, bensì quella di una sopravvissuta all’Olocausto. Da qui si dipana una narrazione toccante, sospesa tra verità e invenzione, tra il bisogno di elaborare il lutto e quello, ancora più urgente, di lasciare un segno.

Scarlett Johansson ha spiegato di sentirsi profondamente legata a questo progetto. Cresciuta a New York in una famiglia di origine ebraica, con radici russe e polacche, ha vissuto molto da vicino il peso della memoria storica e personale. Il film, infatti, non si limita a una riflessione generazionale, ma scava nella Storia con la S maiuscola. E lo fa con rispetto e autenticità, anche grazie alla collaborazione con la USC Shoah Foundation, che ha fornito supporto e consulenza per una delle sottotrame più commoventi: un gruppo di supporto per sopravvissuti all’Olocausto in cui, sorprendentemente, recitano anche alcuni veri superstiti.

Ma Eleanor the Great non è solo un dramma sulla perdita. È anche, e forse soprattutto, una celebrazione dell’assurdo quotidiano, della tenacia delle donne, dell’arte del reinventarsi quando tutto sembra ormai finito. Ed è proprio questo sguardo agrodolce, capace di mescolare commedia e tragedia, che rende la regia di Johansson così promettente. La sua scelta di affidarsi alla fotografia sensibile e poetica di Hélène Louvart — già dietro la macchina per The Lost Daughter e Petite Maman — conferisce al film un’aura sognante, quasi da fiaba urbana. Le riprese si sono svolte principalmente a New York, tra cui anche Coney Island, affrontando non poche sfide logistiche, specialmente legate all’età avanzata di Squibb. Ma il risultato è un’opera che pulsa di vitalità e autenticità, mai artificiosa.

Nel cast, oltre alla straordinaria Squibb, troviamo attori del calibro di Chiwetel Ejiofor (12 anni schiavo, Venom: The Last Dance), Jessica Hecht e la talentuosa Erin Kellyman (Solo: A Star Wars Story, The Falcon and the Winter Soldier), tutti capaci di dare corpo e anima a personaggi sfaccettati e credibili.

Le prime recensioni? Contrastanti, ma comunque incoraggianti. The Hollywood Reporter ha lodato la sensibilità di Johansson, pur sottolineando qualche squilibrio tonale, mentre IndieWire ha definito il film “ambizioso, un po’ strano, ma profondamente toccante”. Più freddo il commento di Variety, che ha parlato di un film costruito per suscitare risate facili, anche se non ha potuto negare la potenza espressiva dell’interpretazione di Squibb. Ma si sa, i film migliori dividono. E Eleanor the Great, pur essendo il primo passo di Johansson nella regia di lungometraggi, ha tutte le caratteristiche di un’opera che lascia il segno, che si fa ricordare.

Dietro le quinte, il film è stato fortemente voluto da Celine Rattray e sostenuto da These Pictures e Pinky Promise, una casa di produzione tutta al femminile. Un progetto che ha richiesto anni per prendere forma — la sceneggiatrice Tory Kamen ha lottato per otto anni per vederlo realizzato — e che ha finalmente trovato nella determinazione e nella visione di Johansson la spinta decisiva per nascere.

Chi conosce Scarlett Johansson sa che non è tipo da accontentarsi. E infatti, in una recente intervista, ha raccontato con emozione il ricordo di Robert Redford, che la diresse in L’uomo che sussurrava ai cavalli e che le insegnò la pazienza, la narrazione empatica, la cura per ogni singola scena. Un’eredità registica che lei ha saputo rielaborare, aggiungendo una sensibilità tutta sua, maturata in trent’anni di set e collaborazioni memorabili.

Eleanor the Great non è solo il titolo di un film. È anche una dichiarazione d’intenti. È il ritratto di una donna qualunque che, nel silenzio della vecchiaia, trova ancora una voce potente e vibrante. È un invito a riconoscere la grandezza nei dettagli, nei legami più inaspettati, nelle bugie che ci aiutano a vivere e nelle verità che, a volte, fanno meno male se raccontate in ritardo.

E tu, lettore nerd e geek del cuore, cosa ne pensi del debutto registico di Scarlett Johansson? Sei curioso di vedere Eleanor the Great al cinema? Ti hanno colpito le tematiche trattate o magari ti ha incuriosito il cast stellare? Raccontaci le tue impressioni nei commenti qui sotto e condividi l’articolo con i tuoi amici cinefili sui social! Il dibattito è aperto e, come sempre, noi del CorriereNerd.it siamo pronti a viverlo con te.

Gianluca Falletta

Gianluca Falletta

Gianluca Falletta, creatore di Satyrnet.it, finalista nel 2019 di Italia's Got Talent, è considerato "il papà del Cosplay Italiano". Come uno dei primi sostenitori e promotori del fenomeno made in Japan in Italia, Gianluca, in 25 anni di attività ha creato, realizzato e prodotto alcune delle più importanti manifestazioni di  settore Nerd e Pop, facendo diventare Satyrnet.it un punto di riferimento per gli appassionati. Dopo "l'apprendistato" presso Filmmaster Events e la Direzione Creativa di Next Group, due delle più importanti agenzie di eventi in Europa, Gianluca si occupa di creare experience e parchi a tema a livello internazionale e ha partecipato allo start-up dei nuovissimi parchi italiani Cinecittà World, Luneur Park e LunaFarm cercando di unire i concetti di narrazione, creatività con l'esigenza di offrire entertainment per il pubblico. Per info e contatti gianlucafalletta.com

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