Amici nerd, preparate i vostri cuori e le vostre spade, perché una delle saghe più cupe e toccanti del panorama manga contemporaneo sta per giungere al suo epilogo. Parliamo di Dororo e Hyakkimaru – La leggenda (どろろと百鬼丸伝), l’acclamato e struggente remake di Satoshi Shiki del classico senza tempo di Osamu Tezuka. L’annuncio è ufficiale: il tredicesimo volume, in uscita in Giappone il 19 dicembre 2025, segnerà la fine del viaggio per il samurai mutilato e il suo scaltro compagno. Sei anni di sangue, demoni e straziante umanità che si concludono, lasciandoci un vuoto che solo le grandi storie sanno creare.
Il Peso Sacro dell’Eredità del “Dio del Manga”
Quando si osa toccare l’opera di Osamu Tezuka, il peso della storia è palpabile, quasi un monito. Il “Dio del manga” non ha semplicemente disegnato fumetti; ha forgiato gli archetipi narrativi che ancora oggi definiscono l’immaginario giapponese e mondiale. Dororo, pubblicato originariamente tra il 1967 e il 1968, è uno di quei miti eterni, una parabola intrisa di dolore e redenzione nel Giappone dilaniato del periodo Sengoku.
Nel corso dei decenni, questa storia ha dimostrato una resilienza quasi demoniaca, rifiutando di svanire: è risorta nell’anime storico del 1969, in un film live action e, più di recente, nel celebrato nel 2019 nel reboot firmato MAPPA e Tezuka Productions, che ha conquistato una nuova generazione di otaku. Ma è nella versione a fumetti di Satoshi Shiki, serializzata dal 2018 sulla rivista Champion Red di Akita Shoten, che la leggenda ha trovato la sua rinascita più cupa e visceralmente poetica.
Affrontare un monumento come Dororo richiedeva un coraggio non comune. Shiki, già noto per opere come Akuma Kōjo e Casshern R, non si è limitato a un semplice restyling. Il suo è un atto d’amore e di riverenza, un raro esempio di equilibrio tra rispetto assoluto per il nucleo emotivo dell’originale e un’innovazione estetica che lo rende attualissimo. Laddove, ad esempio, Atsushi Kaneko con Search and Destroy aveva optato per una decostruzione radicale, Dororo e Hyakkimaru – La leggenda sceglie la fedeltà emotiva, amplificando il dramma senza tradirlo. Un esempio fulgido di questa audacia narrativa è la reinterpretazione di Tahomaru, il fratello di Hyakkimaru, qui mutilato e ricostruito con protesi meccaniche, un’aggiunta che intensifica il dramma familiare e aggiunge un’amara riflessione sulla fragilità del corpo e dell’anima.
Due Anime Mutilate in Cerca di Umanità
La trama, pur fedele al canone tezukiano, è intrisa in questa versione di un tono più malinconico e oscuro. Siamo in un Giappone feudale sconvolto dalla guerra e dalla superstizione, dove il giovane Dororo, un ladruncolo scaltro sopravvissuto tra le macerie, incontra il suo destino: Hyakkimaru.
Hyakkimaru è un samurai errante che incarna l’orrore e la tragedia. Alla sua nascita, il padre scellerato strinse un patto con quarantotto demoni, cedendo loro parti del corpo del figlio in cambio di potere sul regno. Nato privo di organi, sensi e arti, il neonato fu abbandonato, ma sopravvisse grazie a un saggio che gli donò protesi e lame al posto delle braccia. Da quel momento, la sua vita è un’odissea: vagare e combattere i demoni per riconquistare, un pezzo alla volta, la propria umanità rubata.
Accanto a lui, Dororo non è solo un aiutante; è il suo contrappunto umano essenziale, la scintilla di luce fragile che impedisce a Hyakkimaru di sprofondare nella mostruosità. Il loro legame, inizialmente un’alleanza di convenienza, si evolve in un rapporto profondo fatto di fiducia, dolore condiviso e redenzione reciproca. È un cammino spirituale e fisico che esplora la linea sottile tra bene e male, tra ciò che è umano e ciò che è bestiale.
Lo Stile Incendiario di Satoshi Shiki: La Bellezza del Dolore
L’anima pulsante di questo remake risiede indubbiamente nel tratto di Satoshi Shiki. Mentre Tezuka utilizzava uno stile più “cartoonistico” e arrotondato tipico degli anni Sessanta, Shiki opta per una linea moderna, graffiata, intensamente dinamica e cupa. Le sue tavole non contengono il movimento, lo esplodono: le ombre sono dense, quasi respirano, e ogni scontro con i demoni si trasforma in un piccolo, violento poema visivo.
La cura nella ricostruzione del Giappone feudale è quasi maniacale: armature corrose, templi in rovina, paesaggi nebbiosi e spettrali. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera sospesa tra l’incubo e una realtà distorta. Dororo appare più ambiguo e androgino nella penna di Shiki, incarnando un’identità sfuggente e una rabbia sottile. Hyakkimaru è una figura tragica e dantesca, in perenne bilico tra ciò che è stato e la mostruosità che lo definisce. Eppure, anche nella sua oscurità, Shiki non dimentica di rendere omaggio al maestro: piccoli sorrisi, silhouette evocative e inquadrature che riecheggiano il tratto di Tezuka creano un dialogo costante e rispettoso tra passato e presente.
Questo remake è un vero e proprio ponte generazionale. Se Tezuka usò il mito per parlare della disumanizzazione del dopoguerra, Shiki lo trasforma in una profonda meditazione sulla ricostruzione dell’identità nell’era postmoderna. I demoni di Hyakkimaru non sono solo entità soprannaturali; sono l’incarnazione delle paure di un mondo frammentato dove i confini tra corpo e tecnologia, fede e potere, amore e violenza sono fluidi e spaventosi.
L’Epilogo di una Leggenda che Non Morirà
Con l’arrivo del tredicesimo e ultimo volume, il cerchio si chiude su una delle opere più significative degli ultimi anni. Dororo e Hyakkimaru – La leggenda è molto più di una semplice riscrittura; è un’opera che, nel panorama odierno dominato da battle shōnen coloratissimi, risplende come un canto antico e necessario, un racconto che osa essere tragico, profondamente umano e, in ultima analisi, d’arte pura. È un promemoria di quanto il manga, quando affronta temi universali con coraggio stilistico e profondità emotiva, possa elevarsi a denuncia e meraviglia.
Per chi ha amato l’originale, il lavoro di Shiki offre una nuova, appassionata chiave di lettura. Per chi si avvicina al mito per la prima volta, è un’introduzione potente a un mondo di contrasti e poesia. Il viaggio di Hyakkimaru e Dororo giunge al suo culmine, ma come tutte le grandi storie, il loro cammino tra sangue e redenzione non finirà davvero. Continuerà a risuonare, ispirando artisti e lettori e ricordandoci che la lotta per la propria umanità è un’epopea che non smette mai di essere raccontata.
E ora, la palla passa a voi, appassionati lettori: avete seguito questo oscuro e bellissimo remake di Satoshi Shiki? Quali sono state le vostre aspettative e le vostre paure per questo epilogo annunciato? L’opera di Shiki rende giustizia al mito di Tezuka? Condividete le vostre impressioni e le vostre lacrime da nerd nei commenti!











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