Il rombo non era quello di un temporale estivo, ma quello di una dichiarazione che ha scosso le fondamenta dell’intero settore nerd e geek, risuonando con la potenza di un urlo lanciato dal tetto della Wayne Tower. Al New York Comic Con, la Mecca della cultura pop, l’aria era elettrica, ma è stata una frase, semplice e diretta, a incendiare la platea di editori, disegnatori e librai: «Finché sarò io a guidare la DC, non useremo mai l’intelligenza artificiale per scrivere o disegnare i nostri fumetti. Non ora. Né mai».
A pronunciarla, con la gravità di un giuramento di sangue, è stato Jim Lee, una leggenda vivente, l’uomo il cui tratto ha plasmato intere generazioni di appassionati. Oggi Presidente, Publisher e Chief Creative Officer di DC Comics, Lee non è solo un dirigente: è il sensei, il maestro che ha dato un volto moderno a icone come Batman e Superman, e che ha contribuito a definire l’estetica degli X-Men nell’epoca d’oro dei comics americani. La sua presa di posizione non è un capriccio, ma un atto di difesa quasi poetico, un baluardo eretto a protezione dell’anima autentica della narrazione disegnata.
Il Tratto Imperfetto: Dove Nasce l’Emozione
Per comprendere la portata di questo veto, dobbiamo guardare l’uomo dietro la scrivania. Jim Lee, il fondatore di Wildstorm, parla con l’autorità di chi conosce il peso fisico e mentale della creazione. Quando cita l’“umanità del gesto”, non sta recitando un mantra astratto sulla creatività, ma sta parlando di notti insonni, di matite spuntate e della fragile, meravigliosa connessione tra immaginazione ed emozione che dà vita all’universo DC.
«Quando disegno, commetto errori, molti. Ma è proprio questo il punto,» ha ammesso Lee, con una sincerità disarmante. «La sbavatura, la linea incerta, l’esitazione: questo sono io nell’opera». È un discorso che suona come una resistenza romantica nell’era dell’efficienza algoritmica. In un momento storico in cui l’Intelligenza Artificiale Generativa può sfornare illustrazioni patinate e tecnicamente perfette in pochi secondi, il maestro ci ricorda che l’arte del fumetto — quella che amiamo — nasce dal tempo umano, dall’errore, dalla tensione del polso. L’arte, per quanto si possa avvalere di strumenti digitali avanzati, resta un atto profondamente imperfetto e, proprio per questo, indubbiamente vivo.
La Miccia Accesa: Il Mistero di Daxiong e l’Etica del Copyright
La dichiarazione di Lee non è nata nel vuoto, ma è l’epilogo di una polemica esplosiva che ha infiammato la community nerd e il mondo dei comics nel’estate del 2024. Il casus belli fuquando l’artista Adi Granov aveva accusato Francesco Mattina di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per realizzare alcune copertine variant, in particolare quella di Action Comics 1069. Granov aveva sottolineato un errore nel logo di Superman, considerandolo la prova di un processo automatizzato, e da lì si era scatenata un’ondata di sospetti tra fan e colleghi, che avevano individuato elementi simili in altre opere dell’artista previste per i mesi successivi.Di fronte a queste accuse, DC Comics aveva deciso di intervenire, prendendo le distanze e cancellando le copertine di Mattina dalle future pubblicazioni, sostituendole con lavori di altri artisti o con la dicitura TBA (To Be Announced). In totale, erano state rimosse sei copertine, tra cui Action Comics 1069, Batman: The Brave and the Bold 15 e 17, Dark Knights of Steel: Allwinter 1, Superman 17 e Superman 18.Non era la prima volta che Mattina si fosse trovato al centro delle polemiche: già nel 2018 Marvel Comics aveva interrotto la collaborazione con lui dopo accuse di plagio.In più, DC Comics si era già vista coinvolta in situazioni analoghe nelle primavera del 2024, come il caso di Daxiong, alias Jingxiong Guo, le cui copertine per l’editore avevano sollevato dubbi sull’uso dell’IA. Nonostante l’artista avesse negato ogni accusa e mostrato i suoi bozzetti preparatori, il sospetto si era ormai diffuso, trasformando il dibattito da semplice questione di autenticità a discussione etica sull’arte e sul copyright nell’era digitale.
L’IA “Aggrega”, Non Sogno: La Battaglia del Cuore
Il nodo è proprio qui: l’addestramento dei modelli di IA avviene su enormi database, che inglobano opere protette da diritti d’autore senza licenze o compensi. Per tantissimi artisti, è un furto silenzioso e sistematico.
Jim Lee ha trasformato questa preoccupazione in un vero e proprio manifesto: «L’intelligenza artificiale non sogna, non prova emozioni e non crea arte. La aggrega». Dietro questa affermazione c’è un atto di fede nella relazione più profonda che lega l’autore al lettore. Quando un fan acquista un albo di Wonder Woman o Flash, non cerca una sterile perfezione tecnica; cerca l’impronta umana, quel gesto che riesce a trasmettere la rabbia di un eroe ferito, l’ironia di un sidekick o la speranza di un nuovo giorno. Quella che Lee definisce, splendidamente, come la “reazione istintiva all’autenticità”.
Il Bivio dell’Arte e la Resistenza Romantica della DC
Siamo a un bivio cruciale nel mondo dei fumetti e dell’intrattenimento: come conviveranno la creatività e l’innovazione tecnologica? Per DC Comics, la paura è che la velocità di esecuzione prenda il posto dell’intenzione, che il calcolo meccanico soppianti la visione artistica.
Eppure, il monito di Lee non è una demonizzazione della tecnologia. DC è sopravvissuta a crisi editoriali e rivoluzioni digitali. La sua è una scelta identitaria, un argine eretto non contro il progresso, ma contro un suo uso irresponsabile che potrebbe svuotare l’arte della sua essenza più preziosa.
«Il digitale porta scoperta, ma voi portate appartenenza», ha ricordato ai librai, in una frase dal valore tattile e quasi nostalgico. L’esperienza del fumetto, il suo valore umano e la sua condivisione, sono il patrimonio che la DC si impegna a difendere.
Mentre altri colossi dell’industria geek e dell’intrattenimento iniziano a flirtare con l’IA per storyboard o character design, DC sceglie una strada controcorrente, forse rischiosa a livello economico, ma straordinariamente coerente con il suo ethos. In fondo, i supereroi DC hanno sempre affrontato sfide impossibili, combattendo per l’ideale più alto. E questa, la battaglia tra l’umanità e l’algoritmo, è solo l’ultima, cruciale, delle loro avventure.
Jim Lee, agendo come un moderno Bruce Wayne, sta lanciando un messaggio fondamentale al mondo: la tecnologia può e deve potenziare l’essere umano, ma non può e non deve sostituirne il cuore pulsante. Se i comics DC continueranno a incantarci e a emozionarci, sarà perché, dietro ogni singola linea di inchiostro, continueremo a sentire l’autentico battito di un artista.
Cosa ne pensate di questa presa di posizione storica? L’IA è davvero una minaccia per l’arte dei fumetti, o una risorsa mal compresa? Condividete le vostre opinioni nei commenti qui sotto e unitevi alla discussione! Non dimenticate di condividere questo articolo con la vostra community di appassionati sui social network!











Aggiungi un commento