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La categoria"Book & Comics" di Corrierenerd.it è il punto di riferimento per tutti gli appassionati di letteratura nerd e fumetti. Qui troverai recensioni, approfondimenti e interviste dedicate ai grandi classici e alle ultime novità del mondo editoriale, spaziando dai romanzi fantasy e di fantascienza ai graphic novel, dai manga alle serie di fumetti occidentali più iconiche.Oltre alle recensioni, la sezione esplora temi legati agli autori, illustratori e artisti che hanno plasmato la cultura pop nerd. Non solo narrativa testuale, ma anche letteratura illustrata, offrendo uno sguardo su opere visivamente spettacolari e innovative. La categoria è pensata per chi ama scoprire nuove storie, immergersi in universi immaginari e vivere avventure attraverso le pagine di libri e fumetti, con un occhio sempre attento alle produzioni indipendenti e ai progetti editoriali emergenti.

Predatori. Sesso e violenza nelle mafie: il nuovo saggio di Celeste Costantino smaschera l’intimità criminale del potere

Nel buio delle stanze dove la violenza si traveste da tradizione, Celeste Costantino accende una luce impietosa. Con Predatori. Sesso e violenza nelle mafie, pubblicato da Fandango Libri, l’attivista e scrittrice calabrese firma un viaggio tanto necessario quanto scomodo nel ventre più nascosto della criminalità organizzata: la sua sessualità. Non quella cinematografica e patinata delle fiction, ma quella vera, fatta di stupri, abusi, pedofilia, silenzi e complicità. Un mondo dove il dominio maschile si fa sistema e la violenza diventa linguaggio quotidiano.

L’autrice, da sempre impegnata sul fronte dei diritti delle donne e della lotta alla mafia, intreccia nel libro fatti di cronaca, testimonianze, indagini e racconti personali, dando forma a un mosaico che non si limita a denunciare, ma interroga la coscienza collettiva. “Il libro vuole prendere atto di un pezzo d’identità importante delle mafie – scrive Costantino – attribuire il giusto ruolo alle vittime e promuovere un’azione politica antimafia. Se le mafie sono maschiliste, non lo può essere l’antimafia; e se le mafie sono maschiliste, non lo può essere lo Stato.” Una dichiarazione di intenti che è anche una presa di posizione politica e culturale.

Il saggio mostra come la violenza sessuale, nelle organizzazioni mafiose, non sia un’eccezione, ma una regola strutturale, un codice di appartenenza che serve a ribadire il potere dell’uomo sulla donna e, per estensione, sul mondo. Dalla Calabria alla Sicilia, dalla Campania alla Puglia, la sessualità mafiosa diventa il termometro del patriarcato criminale, uno strumento di controllo tanto interno quanto esterno. Le vittime non sono solo le donne dei clan, ma anche le figlie, le sorelle, le minorenni del paese, spesso condannate due volte: dalla violenza e dal silenzio.

Le pagine più dure del libro raccontano storie reali, che la cronaca ha fin troppo in fretta archiviato. Come quella dell’adolescente di Melito di Porto Salvo, abusata per tre anni da un branco e poi colpevolizzata dal paese con il solito “se l’è andata a cercare”. O quella delle due minorenni di Seminara, violentate da giovani rampolli della ’ndrangheta e costrette al silenzio anche dalle loro famiglie. O ancora la giovane di Oppido Mamertina, frustata dalla zia per aver avuto il coraggio di denunciare uno stupro di gruppo subito a quattordici anni. Vicende che, ogni volta che emergono, scardinano la retorica dell’onore e dell’inviolabilità della “famiglia mafiosa”, rivelando l’abisso di ipocrisia che si nasconde dietro le parole “rispetto” e “protezione”.

Il mito dell’intoccabilità di donne e bambini, spiega l’autrice, è una menzogna che serve solo a legittimare il potere maschile. “La presunta sacralità della famiglia mafiosa – scrive Antonio Nicaso nella prefazione – crolla sotto i colpi di una sessualità distorta e abusiva. E le donne subiscono una doppia condanna: sono vittime della violenza e sono intrappolate nel silenzio radicato nella coscienza di ciascuno di noi.” Con rigore giornalistico e compassione umana, Predatori smonta pezzo dopo pezzo la mitologia di Cosa Nostra, ’Ndrangheta e Camorra come custodi di valori tradizionali, mostrando come la loro forza risieda proprio nella paura e nel controllo dei corpi femminili.

Il libro è anche un atto di restituzione: ridare nome e dignità alle vittime, liberarle dall’invisibilità cui la cultura del disonore le ha condannate. Parlare di sesso nelle mafie significa raccontare il potere nella sua forma più primitiva e violenta, quella che trasforma l’altro in oggetto, la donna in proprietà, l’abuso in normalità. Significa anche sfidare lo Stato e la società civile a guardarsi allo specchio, perché il maschilismo mafioso è figlio di un maschilismo nazionale più ampio, di un Paese che ancora fatica a riconoscere la violenza di genere come una questione sistemica, non episodica.

Celeste Costantino, vicepresidente della Fondazione Una Nessuna Centomila e membro dei board di UN Women Italy e Cospe, ha un percorso che intreccia politica, attivismo e cultura. Deputata nella XVII legislatura, componente della Commissione parlamentare antimafia, ha guidato l’Osservatorio sulla Parità di Genere del Ministero della Cultura e ha firmato saggi e documentari che indagano il rapporto tra educazione, femminilità e potere. È coautrice di Senza legge. Perché l’educazione sessuo-affettiva a scuola è una questione politica (Tlon, 2025) e sceneggiatrice della graphic novel Roberta Lanzino. Ragazza (Round Robin Editrice, 2012), la prima opera a fumetti italiana sul femminicidio.

Con Predatori, Costantino va oltre la denuncia: costruisce un discorso politico e simbolico che chiama in causa l’intera società. Perché il vero antidoto alla violenza, ci ricorda, non è solo la repressione, ma la conoscenza. Comprendere la sessualità delle mafie significa penetrare nei loro punti deboli, smontare il linguaggio del dominio e restituire umanità là dove il potere ha imposto il silenzio. Fandango Libri pubblica un testo coraggioso e necessario, che colpisce come un pugno ma si legge come una liberazione.

In fondo, Predatori è un atto d’amore per la verità: un invito a non voltarsi più dall’altra parte, a trasformare la vergogna in consapevolezza, e la paura in memoria. Perché solo raccontando possiamo davvero sconfiggere il mito.

Leviathan Labs un novembre di pura potenza

C’è un’energia speciale nell’aria di novembre. È quella che pulsa tra le pagine di tre nuove uscite firmate Leviathan Labs, la casa editrice italiana che più di ogni altra sa fondere il respiro internazionale del fumetto con la furia creativa dell’underground. Dopo mesi di attesa, il “mostro” torna a colpire con un tris d’assi che sembra una dichiarazione di poetica: Bitter Root 3, la raccolta completa della prima stagione di Iron Ace e l’attesissimo numero 7 della sua serie regolare. Tre titoli diversi, un solo grido di battaglia: Hail Leviathan!

Il ritorno di Bitter Root: jazz, demoni e memoria nera

Tra le strade incandescenti di Harlem, negli anni in cui il jazz era rivoluzione e il razzismo un inferno quotidiano, torna a pulsare la saga dei Sangerye. Bitter Root 3 ci riporta nel cuore di un universo in cui la musica, la magia e la rabbia sociale si fondono in un incubo grottesco e poetico, firmato dal trio Chuck Brown, David F. Walker e Sanford Greene. È un ritorno atteso, vibrante, che riconferma la potenza di una delle serie più acclamate della Image Comics — e tra le più amate nel catalogo Leviathan.

Il terzo volume si spinge ancora più in profondità nei demoni interiori (e non solo metaforici) dei protagonisti, in un intreccio che parla di eredità, dolore e lotta. Harlem non è solo uno scenario, ma un campo di battaglia spirituale dove l’odio si manifesta letteralmente sotto forma di mostri. Greene, con il suo tratto spigoloso e una palette cromatica che sembra suonare sax e trombe a ogni vignetta, trasforma ogni pagina in un concerto visivo. Bitter Root non è solo un fumetto: è una seduta di esorcismo collettivo, un racconto afroamericano e universale insieme, un grido di resistenza che rimbomba oltre le pagine.

Iron Ace – Season 1: il cavaliere di ferro tra mito e sangue

Se Bitter Root suona come un assolo jazz impastato di rabbia e redenzione, Iron Ace – Season 1 è un’epopea metallica che profuma di acciaio e leggenda. Leviathan Labs raccoglie in un unico, poderoso volume tutti i capitoli della prima stagione del suo cavaliere d’acciaio, offrendo a vecchi e nuovi lettori la possibilità di rivivere — o scoprire — la nascita di un eroe destinato a fondere la spada di Camelot con la brutalità del cyberpunk.

Iron Ace è, in fondo, una rivisitazione arturiana in chiave postmoderna, un viaggio tra fango e gloria dove il mito si contamina di olio, ruggine e sangue. Le armature non luccicano più, ma scricchiolano. Gli eroi non parlano d’onore, ma di sopravvivenza. E in mezzo a tutto questo, Leviathan Labs costruisce un universo coerente e visivamente dirompente, in cui la narrazione diventa un campo di battaglia tra archetipi antichi e tecnologia senza anima. È un volume che pesa, nel senso più bello del termine: un “libro reliquia” da avere in collezione, perché rappresenta l’essenza stessa della filosofia Leviathan — raccontare l’eroismo attraverso il dolore, la bellezza attraverso la rovina.

Iron Ace #7: un nuovo inizio nell’abisso

E mentre la raccolta sigilla il passato, Iron Ace #7 apre un portale verso il futuro. Dopo la fine della prima stagione, nulla è più come prima. Il nuovo arco narrativo riparte da un mondo ferito, da un protagonista che porta addosso il peso della colpa e la consapevolezza del sacrificio. Il tono si fa più cupo, la narrazione più intima, ma anche più epica. Leviathan promette di spingere ancora più a fondo nella psiche del suo eroe di ferro, scavando nell’oscurità con la stessa determinazione con cui un fabbro plasma la lama nel fuoco.

Ogni tavola sembra vibrare di energia, ogni dialogo suona come un colpo d’armatura. Iron Ace #7 è il punto in cui mito e trauma si fondono in una nuova, potente identità narrativa. Il fumetto si fa racconto esistenziale, ma senza mai perdere la sua carica visiva: muscoli, ingranaggi e tempeste d’anima.

Leviathan Labs: la fucina del nuovo fumetto italiano

Chi segue la scena sa bene che Leviathan Labs non è una semplice casa editrice, ma un manifesto vivente del fumetto contemporaneo. Un laboratorio di visioni dove autori italiani e internazionali possono esplorare la parte più dark, sperimentale e potente della narrazione per immagini. Ogni uscita è una dichiarazione d’intenti, un invito a riscoprire il potenziale visivo e narrativo del medium. E questo novembre ne è la prova più chiara: tre opere, tre universi, un solo battito di potenza.

In un mercato spesso anestetizzato da repliche e comfort zone, Leviathan continua a incarnare quella scintilla anarchica che fa del fumetto un’arte viva, carnale e senza compromessi. Bitter Root 3 infonde jazz nel sangue, Iron Ace – Season 1 forgia il mito nel metallo, e Iron Ace #7 ci trascina nel cuore pulsante del suo inferno personale.

David B. accende Bologna: al Modernissimo una mostra–viaggio nell’immaginario del maestro della bande dessinée

Ci sono autori che non espongono semplicemente tavole: aprono varchi. Quando il loro tratto arriva su un muro, la realtà si incrina, il quotidiano si fa permeabile e improvvisamente siamo altrove, nel regno in cui simboli, paure ed epifanie danzano con la stessa naturalezza delle ombre. David B. è uno di quei maestri capaci di farci sentire sempre sull’orlo di un rito, di un racconto più grande di noi. E Bologna, città che sa accogliere gli immaginari più intensi, sta per spalancare la porta del suo mondo. Dal 11 novembre al 17 dicembre, gli spazi del foyer del Cinema Modernissimo diventano teatro di una grande esposizione dedicata al maestro francese. Un evento che non è solo una mostra, ma un viaggio condiviso, un invito a entrare nei meccanismi segreti della sua visione. E, proprio come in un fumetto di David B., l’avventura comincia con un rito di apertura.


Un pomeriggio tra cinema, segni e spiriti guida

L’inaugurazione ufficiale è fissata per lunedì 17 novembre, ma la festa inizia molto prima. Alle 16.30, il Modernissimo accoglierà un incontro speciale con l’autore: una conversazione aperta col pubblico, un’occasione rara per ascoltare la voce dietro il tratto, per capire come nascono quegli universi d’ombra che sembrano usciti da un sogno antico e allo stesso tempo modernissimo.

Subito dopo, la sala si spegnerà per la proiezione di un film scelto personalmente da lui. Perché David B., oltre che disegnatore, è un cinefilo vorace. È cresciuto nella tempesta delle immagini, e il cinema è uno dei carburanti segreti del suo immaginario. Per Bologna ha selezionato tre titoli che compongono la rassegna “Carta bianca a David B.”, un trittico di film che hanno scolpito la sua sensibilità narrativa.

La rassegna si apre con Una sera, un treno di André Delvaux, un’opera sospesa come un presagio, a metà tra realismo e incantesimo. Seguiranno I ragazzi terribili di Jean-Pierre Melville, dove la giovinezza si trasforma in labirinto emotivo, e Il conformista di Bernardo Bertolucci, un rito di identità e colpa che ancora oggi brucia. Sono tre film che raccontano perfettamente il cuore dell’arte di David B.: la combinazione di intimità e mito, di corpo e destino, di ferite e simboli.

Alle 18.30, finalmente, si aprono le porte della mostra, seguite dal firmacopie dedicato al suo nuovo graphic novel Signor Civetta, edito in Italia da Sigaretten Edizioni.


A occhi aperti: l’anteprima che accende il festival

La mostra non è un evento isolato: è il primo capitolo del programma ufficiale di A occhi aperti, il festival internazionale di fumetto e illustrazione che trasformerà Bologna in una capitale del disegno narrativo dal 19 al 23 novembre. L’esposizione di David B. è l’anteprima perfetta: intensa, visionaria, costruita come un viaggio dentro le possibilità stesse del fumetto.

Il Modernissimo ospiterà le tavole per oltre un mese, con orari ampi (lunedì 15–23, da martedì a domenica e festivi 9.30–23) e ingresso libero. Una scelta che porta l’arte fuori dalle cornici dell’élite e la riconsegna al suo pubblico più naturale: chi ama perdersi nelle storie, chi cerca linee che parlano più delle parole, chi sa che un fumetto ben costruito può cambiare un pezzo di giornata o un pezzo di vita.


David B., lo sciamano del fumetto contemporaneo

Per capire l’importanza di questa mostra, bisogna ricordare chi è David B. – e perché il suo nome è diventato uno dei pilastri della cultura fumettistica mondiale.

Nato a Nîmes nel 1959, Pierre-François Beauchard, in arte David B., inizia a raccontare per immagini nel 1985 collaborando con alcune delle riviste più importanti della scena francese, da Okapi ad A Suivre. Ma è negli anni Novanta che, insieme a un manipolo di autori geniali – Lewis Trondheim, Joann Sfar, Christophe Blain, Emmanuel Guibert, Émile Bravo – dà vita a qualcosa che cambierà per sempre la narrazione disegnata: L’Association.

Quella collettiva di artisti–editori non ha semplicemente fondato una casa editrice: ha smontato e riscritto il DNA stesso della bande dessinée. Ha introdotto nuovi formati, nuovi ritmi, nuovi corpi del racconto. Ha fatto capire al mondo che un graphic novel può essere letteratura, che la vulnerabilità può diventare struttura, che l’autobiografia può essere un mito vivente.

David B. è l’autore che più di tutti incarna questa rivoluzione. Con Il grande male, opera autobiografica dedicata all’epilessia del fratello, ha segnato un solco nella storia del fumetto contemporaneo: un diario visionario, una mitologia personale, un atlante delle paure che diventa linguaggio universale.

Ma la sua produzione è vastissima: Babel, Les incidents de la nuit, Il cavallo pallido, Hasib e la regina dei serpenti, Antipodi (con Éric Lambé), i Diari italiani, fino alla collaborazione con Giorgio Albertini per la storica saga Alix.

Dietro ogni sua opera c’è un gesto di scavo, un viaggio interiore che diventa mappa simbolica: divinità dimenticate, maschere ancestrali, iconografie precolombiane, stampi giapponesi, miti medievali, demoni privati. Ogni tavola è una stanza segreta.


Signor Civetta: il ritorno di un maestro dell’ombra

L’esposizione dialoga direttamente con l’uscita italiana di Signor Civetta, graphic novel pubblicato da Sigaretten Edizioni in contemporanea con la Francia. Un libro–labirinto, cui David B. ha lavorato per oltre trent’anni, nato come gesto personale, come ex voto dedicato a una donna amata, e trasformato in un’opera mondo. Nelle sue pagine incontriamo Marie, giovane parigina che vive schiacciata dalle sue paure. Una notte, nell’oscurità vibrosa della città, vede la sua ombra mutarsi in una tigre feroce. Lì, nel confine tra reale e irreale, appare lui: il Signor Civetta, psicopompo gentile, guida dei morti, ma per la prima volta disposto ad accompagnare una viva. Inizia così la discesa nel Paese dei Morti, che David B. immagina come una città traboccante di ciò che il mondo dei vivi scarta: edifici, auto, ricordi, divinità dimenticate, meteorologie del passato, persino leggende evaporate dalla memoria collettiva. È un aldilà in continua mutazione, inquieto, bellissimo, con un Cerbero vigile e una Morte che custodisce segreti in una cassetta di sicurezza. Marie non affronta solo i morti, ma la propria ombra. E nel viaggio, come in ogni grande mito, si gioca la rinascita.


Una mostra come rito collettivo

La mostra del Modernissimo non è una semplice esposizione cronologica: è una mappa mentale, un attraversamento, un modo per vedere da vicino come David B. costruisce i propri universi. Il suo bianco e nero – acuminato, fluido, ossessivo, grandioso – si dispiega in tavole che sembrano respirare. Ogni tratto è un ecosistema. Le opere scelte raccontano non solo la storia di Signor Civetta, ma anche l’evoluzione del suo linguaggio, i fili che legano passato, futuribilità e tradizioni simboliche. Visitare la mostra significa entrare in una mente che pensa per miti e ricordi, per traumi e metamorfosi. Una mente che ha trasformato la ferita in struttura narrativa.

In fondo, questa mostra è esattamente ciò che amiamo raccontare su CorriereNerd.it: un luogo in cui l’immaginazione non è evasione, ma strumento di comprensione del mondo. Un luogo in cui le ombre parlano, in cui i miti non scompaiono, in cui la creatività diventa un ponte tra chi racconta e chi ascolta. E allora, se amate il fumetto, la narrazione simbolica, il bianco e nero che scava nel profondo, o semplicemente se avete voglia di perdervi in un mondo diverso dal vostro, Bologna vi aspetta. Entrate nel foyer del Modernissimo, varcate la soglia, lasciate che il Signor Civetta vi guardi negli occhi. Potrebbe essere l’inizio di un viaggio che non dimenticherete.

Necromantica Musa Blues. Canzoni e ballate di morte e d’amore – L’Inno Oscuro di Stefano “El Brujo” Fantelli e Paolo Massagli

C’è un confine sottile tra la poesia e la magia, un varco in cui la parola non si limita a raccontare, ma evoca, trasforma, strega. In quello spazio sospeso – tra una canzone di Nick Cave e una tavola di Dylan Dog – si muove “NecRomantica Musa Blues. Canzoni e ballate di morte e d’amore”, il nuovo libro di Stefano “El Brujo” Fantelli, con le illustrazioni di Paolo Massagli, pubblicato da Cut-Up Publishing. Un titolo che già da solo suona come un incantesimo: una melodia oscura, una preghiera sussurrata all’ombra della tomba della bellezza.

Fantelli, sceneggiatore visionario che ha firmato storie per Dylan Dog, Docteur Mystère, Zagor, non si limita qui a scrivere versi: li plasma come fossero rituali, li carica di erotismo, ironia e disperazione. Nella prefazione, Filippo Conte lo descrive come una “koinè di ogni suggestione narrativa e mediatica”, un crogiuolo in cui si fondono tutte le influenze che hanno segnato l’autore: dal cinema al fumetto, dalla musica alle ossessioni letterarie. Ed è vero. In queste pagine c’è tutto il mondo di El Brujo: la fascinazione gotica per la morte, il culto della musa perduta, la dolce maledizione dell’amore.

Il canto dello stregone

El Brujo non è un semplice pseudonimo: è un alter ego letterario, una maschera attraverso cui Fantelli libera la sua parte più istintiva e notturna. È il bardo dei cimiteri, il rocker delle anime dannate, lo stregone che danza sul confine tra eros e thanatos. I suoi versi non cercano la purezza della forma, ma la verità della ferita. Non si adagiano in metrica, ma pulsano come un battito di batteria, come un riff distorto. È una poesia viva, sporca, rock, figlia del dark e del blues, impregnata di sangue e malinconia.

La “R” maiuscola di NecRomantica non è un vezzo tipografico, ma una dichiarazione d’intenti: è l’iniziale della Ribellione, della Rinascita, ma anche della Morte (“necro”) come forma di bellezza. Qui la decomposizione diventa creazione, l’abisso si fa ispirazione. Fantelli si muove tra Baudelaire e Burroughs, tra Lovecraft e Bukowski, ma il suo tono è unico: più vicino ai cantautori dannati che ai poeti accademici. Leggerlo è come ascoltare una jam session tra Nick Cave, The Cure, Leonard Cohen e i Bauhaus, dove ogni parola è una nota, ogni immagine una ferita che vibra.

Ballate d’amore e di morte

“NecRomantica Musa Blues” è un viaggio nell’anima del poeta e nella carne della sua musa. Un dialogo costante tra due presenze che si amano e si consumano a vicenda. La musa – reale o immaginaria, terrena o ultraterrena – è la destinataria di versi che sembrano scritti con inchiostro e sangue, un’amante e una divinità, una figura che incarna tutte le donne e nessuna. È Gwen Stacy e Ophelia, è una ragazza dei fumetti e un fantasma dei ricordi. È, soprattutto, l’immagine stessa dell’ispirazione: bella perché inafferrabile, eterna perché morta.

Non c’è sentimentalismo in queste liriche, ma un amore crudo, viscerale, contaminato dalla colpa e dal desiderio, che si consuma tra lapidi e canzoni, tra incubi e tatuaggi. È l’amore dei poeti maledetti, ma con una sensibilità da autore di fumetti: visionaria, visiva, musicale. Ogni poesia è una scena, ogni verso un’inquadratura. E quando la parola non basta, arriva l’immagine.

Paolo Massagli: il pennello del terrore

Le illustrazioni di Paolo Massagli, noto per il suo lavoro su Dylan Dog e per graphic novel come Alice nel Paese degli Orrori o Come un Insetto, amplificano la potenza evocativa del testo. Il suo tratto è tagliente, grottesco, disturbante. Corpi femminili e scheletri si intrecciano in un balletto gotico, dove l’erotismo si fonde con la morte, e il sublime con l’osceno. Le sue figure sembrano emergere da una febbre notturna, come visioni nate dal sonno di El Brujo stesso.

Massagli non si limita a illustrare: dialoga con i versi, li accompagna, li contraddice, li completa. Ogni tavola è un frammento di sogno o di incubo, una finestra su un universo dove la bellezza è un atto di resistenza. La simbiosi tra testo e immagine è totale: si sente la carne delle parole, si leggono le cicatrici dei disegni. È un’esperienza sinestetica, in cui le immagini si ascoltano e i versi si vedono, in un continuo cortocircuito sensoriale.

Il richiamo della cultura pop nera

Come in ogni opera di Fantelli, la cultura pop attraversa il libro come un fantasma luminoso. Non è semplice citazionismo, ma una lingua madre condivisa con il lettore nerd. El Brujo evoca fumetti, film, dischi, eroine tragiche e supereroi perduti. In una poesia, Gwen Stacy diventa simbolo della giovinezza spezzata; in un’altra, un verso riecheggia come una battuta di Dylan Dog o un frammento di dialogo di un film di Lynch. Si respira il profumo delle edicole anni Ottanta, dei poster di Siouxsie Sioux, delle VHS consumate del gotico italiano.

“NecRomantica Musa Blues” è, in fondo, una dichiarazione d’amore alla cultura alternativa, a tutto ciò che vive ai margini: le sottoculture dark, i club fumosi, i cinema di mezzanotte, i fan dei mostri e dei vampiri che ancora credono nella poesia. È un libro che parla la lingua dei sognatori disillusi, dei romantici terminali, degli outsider che trovano conforto solo nella musica e nell’arte.

Poesia come rito

Fantelli costruisce la sua raccolta come un rito sciamanico, una sequenza di invocazioni, confessioni, incantesimi. La sua scrittura è sonora, fisica, performativa: parole pensate per essere dette, cantate, sussurrate. E non è un caso se molti testi siano nati con una melodia in mente: sono veri e propri lyrics di un disco che non esiste, ma che potremmo immaginare suonato da una band post-punk in un club sotterraneo di Londra o Bologna.

Questa dimensione “blues” non è solo musicale, ma esistenziale. È il blues dei vivi che parlano ai morti, dei poeti che non smettono di cercare la loro musa, anche quando sanno che non risponderà più. Ed è proprio in questa malinconia che si annida la bellezza più autentica: quella che non consola, ma resiste.

“NecRomantica Musa Blues” è più di un libro: è un autoritratto in versi e inchiostro, una mappa dell’oscurità personale e collettiva. È la summa poetica di un autore che ha fatto del gotico una forma di verità, e dell’horror una lente per osservare la realtà. È un viaggio dentro l’anima di chi non teme di guardare nell’abisso, perché sa che solo lì può trovare se stesso.

Con la complicità visiva di Paolo Massagli e il tocco grafico di Alessio Stucci, che firma l’elegante progetto grafico del volume, El Brujo ci regala un’opera che profuma di cera, lacrime e vinile graffiato. Un libro che non si legge: si ascolta, si annusa, si vive.
Un piccolo grimorio poetico per chi ama perdersi nel buio e trovare, tra le ombre, un riflesso di sé. Che ne pensate, nerd del lato oscuro? Qual è la vostra musa necromantica? Parliamone nei commenti su CorriereNerd.it o sui nostri social: Instagram, Threads, Telegram.

Belgioioso Comics and Games 2025: il Castello delle Meraviglie del mondo nerd

Nel cuore della Lombardia, tra le mura neoclassiche del Castello di Belgioioso, il 15 e 16 novembre 2025 tornerà uno degli eventi più amati dai fan della cultura pop e geek: il Belgioioso Comics and Games. Due giornate che trasformeranno la storica dimora pavese in un vero e proprio “castello delle meraviglie”, dove ogni sala, ogni cortile, ogni pietra antica diventerà il palcoscenico di un universo parallelo fatto di fumetti, videogiochi, cosplay, arte e passione.

L’atmosfera sarà quella inconfondibile dei grandi raduni nerd, ma con una cornice che amplifica il fascino: gli affreschi e le sale del Castello accoglieranno stand e mostre, autori e giocatori, in un intreccio costante tra tradizione e innovazione. Qui, la cultura pop incontra la storia, e l’effetto è pura magia.

Un viaggio nel cuore del fandom italiano

Belgioioso Comics and Games non è solo una fiera: è un viaggio esperienziale che attraversa il meglio della creatività geek italiana. L’Area Comics sarà il cuore pulsante dell’evento, un labirinto di tavoli e stand dove si potranno incontrare artisti indipendenti, disegnatori, fumettisti e autoproduttori provenienti da tutta Italia. Sarà anche l’occasione per scoprire nuovi talenti grazie al B.I.C.A. – Belgioioso Indie Comics Award, un concorso organizzato in collaborazione con Mecenate Povero che punta a valorizzare la cultura del fumetto indipendente e sperimentale.

Tra le sale neoclassiche troverà spazio anche l’Area Indie Comics, dove le “nuvole parlanti” tornano ad avere la loro voce più autentica: quella di chi le crea con passione, al di là delle grandi major editoriali. Un luogo di incontro, confronto e ispirazione, perfetto per respirare l’aria artigianale del fumetto d’autore.

Giochi, sfide e nostalgia pixelata

Non mancherà la dimensione ludica, quella che unisce generazioni di appassionati attorno a un tavolo o a una console. L’Area Videogiochi, allestita nello spettacolare Salone degli Stucchi, offrirà tornei e free play dedicati agli e-sport grazie alla collaborazione con VXP Project. Accanto, l’Area Retrogaming – “Let’s Play Vintage!” sarà una macchina del tempo videoludica, dove i fan potranno riscoprire titoli iconici e console leggendarie che hanno fatto la storia del gaming.

Per chi ama l’avventura analogica, l’Area Ludica sarà un paradiso: giochi da tavolo, strategia, miniature e sessioni di Magic: The Gathering – Commander & Casual Free Play per evocatori di ogni livello. Belgioioso diventerà un’enorme ludoteca aperta, dove ogni partita sarà un racconto condiviso.

Cosplay, arte e magia al Castello

In un evento come questo, il cosplay non poteva mancare. Le sale e i giardini del Castello accoglieranno centinaia di appassionati pronti a trasformarsi nei loro personaggi preferiti. Tra photoset, contest e sfilate, ogni angolo diventerà un set fotografico, ogni costume un piccolo capolavoro artigianale.

L’arte avrà un ruolo da protagonista anche grazie ad appuntamenti come “Arte Zeta Studio – Dipinti Live”, dove il talento di pittori e illustratori prenderà forma sotto gli occhi del pubblico, fondendo la pittura tradizionale con l’immaginario manga e fumettistico.

Spazio poi alle rievocazioni storiche con il suggestivo Campo Medievale, curato dall’Ordine del Guado di Sigerico: accampamenti, armature e duelli riporteranno i visitatori indietro nel tempo, in un perfetto equilibrio tra realtà e leggenda.

Il ritorno degli amici di Belgioioso

Tra gli ospiti più attesi torna Angelo Porazzi, autore e illustratore celebre per WarAngel, che presenterà il suo nuovo libro “Storie di un Angelo (e di altri Angeli)”, un viaggio tra ricordi e creazioni, tra arte e gioco.

E poi ancora laboratori, incontri con la Scuola del Fumetto, mostre, workshop e spazi dedicati alla formazione artistica e alla scoperta del processo creativo dietro le opere che popolano l’immaginario nerd contemporaneo.

Cultura, divertimento e buon cibo

Come ogni festival che si rispetti, Belgioioso Comics and Games celebra anche la convivialità. L’Area Food sarà un mosaico di sapori geek-friendly: dallo street food d’autore alle specialità locali, sarà possibile fare una pausa gustosa tra una partita e una mostra. Mangiare in un castello circondati da cavalieri, cosplayer e gamer? Solo qui.

Un weekend da sogno

Il Belgioioso Comics and Games 2025 non è solo un evento, ma un’esperienza. È il luogo dove le passioni prendono forma, dove l’immaginazione diventa realtà e dove la cultura nerd si afferma, ancora una volta, come una vera e propria espressione artistica.

Che tu sia un collezionista di action figure, un giocatore incallito, un aspirante fumettista o semplicemente un curioso del fantastico, il 15 e 16 novembre al Castello di Belgioioso (Pavia) troverai la tua dimensione ideale.

Per informazioni, riduzioni e dettagli sul programma: belgioiosocomics.it.
E preparatevi: perché quando il portone del Castello si aprirà, il mondo nerd vi accoglierà con tutta la sua magia.

Arona Japan Festival 2025 – Quando il Sol Levante incontra il Lago Maggiore

Arona, città affacciata sulle acque placide del Lago Maggiore, si prepara a trasformarsi in una piccola Tokyo d’Italia. Il 15 e 16 novembre 2025, gli spazi della Ca’ de Pop diventeranno il cuore pulsante della prima edizione dell’Arona Japan Festival: un evento che promette di intrecciare la magia del Giappone tradizionale con le vibrazioni più contemporanee della sua cultura pop. Due giornate di esperienze, scoperte e connessioni tra estetica, sapori e filosofia, con un unico obiettivo: far vivere al pubblico la meraviglia del Sol Levante senza bisogno di prendere un aereo.

Un viaggio tra sakura e dorayaki

Il festival nasce dal desiderio di creare un ponte autentico tra due culture che, pur così lontane, si sfiorano da decenni attraverso arte, gastronomia e immaginario collettivo. In un momento in cui l’interesse per il Giappone cresce di anno in anno – basti pensare al successo di manga, anime e cucina nipponica – l’Arona Japan Festival si propone come un’occasione unica per vivere da vicino un intero universo culturale.

L’apertura è prevista per sabato 15 novembre alle 15:00, con l’inaugurazione dei corner tematici dedicati all’artigianato, al cibo, ai libri e alla calligrafia. Tra le prime esperienze che i visitatori potranno gustare ci sarà lo Japanese Street Food Corner curato da Sagami Italia, dove gli chef Miho Yamada e Tomo Nakajima proporranno autentiche specialità da matsuri: udon fumanti, yakitori succulenti e dolcissimi dorayaki, protagonisti anche di uno showcooking condotto da Mayuko Sagawa e Satomi Uga.

Quando la cucina diventa cultura

Il cibo, al festival, non è solo nutrimento ma linguaggio: lo spazio in cui tradizione, estetica e filosofia convivono. Lo dimostrerà l’incontro con Stefania Viti, giornalista e scrittrice che da oltre trent’anni racconta il Giappone tra cultura, società e gastronomia. Il suo dialogo “Entrare in Giappone dalla porta della cucina” sarà un viaggio simbolico nei sapori che uniscono Oriente e Occidente. Perché spesso il primo contatto degli italiani con il Giappone non è avvenuto nei templi o nei film di Kurosawa, ma davanti a un piatto di sushi.

Poesia, cinema e spiritualità

Tra un boccone e una riflessione, l’Arona Japan Festival offrirà anche momenti di pura contemplazione. La ricercatrice Myriam Dal Dosso guiderà il pubblico alla scoperta dell’haiku, la forma poetica più breve e intensa della letteratura nipponica. In soli tre versi, un intero universo di emozioni: il canto del vento, la neve sui rami, la malinconia del tempo che scorre.

La giornata di sabato si chiuderà con una cena a ispirazione giapponese e con la proiezione di “Lost in Translation” di Sofia Coppola, film simbolo dell’incontro – e dello smarrimento – tra culture diverse. Perché l’Arona Japan Festival non vuole solo mostrare il Giappone: vuole raccontare il modo in cui lo viviamo, lo sogniamo e lo interpretiamo.

Tradizione e modernità, tra kimono e manga

Durante tutto il weekend, Ca’ de Pop ospiterà installazioni e corner permanenti dedicati alla vestizione del kimono, alla calligrafia, alla libreria del Giappone, e agli immancabili spazi pop per manga e anime. Qui la maestra Yuri Kanagawa, kitsuke-sensei esperta di kimono, farà rivivere i gesti millenari della vestizione tradizionale, mentre artisti come Zibrah Ziban e Alice “Nebiru” Pettinaroli mostreranno come l’arte del fumetto italiano possa dialogare con quella giapponese.

Cultura visiva, illustrazione, estetica e filosofia si fondono in un mosaico in cui il minimalismo zen convive con l’energia del cosplay, e dove la spiritualità dell’inchiostro si mescola ai colori di Akihabara.

Il Giappone nel cuore di Arona

L’Arona Japan Festival non è un semplice evento tematico: è un invito al viaggio, una finestra aperta su un mondo che da sempre affascina l’immaginario occidentale. Il suo spirito rispecchia la filosofia giapponese dell’omotenashi, l’arte dell’ospitalità totale, quella che si manifesta nei dettagli e nel desiderio di condividere bellezza e rispetto.

Ogni attività, dai laboratori per bambini alle conferenze per adulti, sarà pensata per far vivere esperienze immersive e autentiche. Perché il Giappone, ad Arona, non sarà solo visto o ascoltato: sarà vissuto.

Informazioni e accesso

Il festival si svolgerà sabato 15 e domenica 16 novembre 2025 presso Ca’ de Pop (Via Roma 78/80, Arona – NO).
L’ingresso è libero con tessera ARCI, sottoscrivibile anche in loco (valida per un anno in tutti i circoli d’Italia). Alcuni eventi, come il laboratorio di haiku e la cena giapponese, sono su prenotazione. Per maggiori dettagli sul programma completo e sugli orari aggiornati, è possibile visitare il sito ufficiale aronajapanfestival.it o scrivere a info@aronajapanfestival.it.

Vicenza Comics & Games 2025: due giorni nel cuore dell’immaginazione

Dal 15 al 16 novembre 2025, la Fiera di Vicenza si prepara ad aprire le porte del suo imponente Padiglione 7 per un viaggio nel cuore della fantasia. Vicenza Comics & Games ritorna con una nuova edizione pronta a trasformare la città in un grande universo pop, dove fumetti, videogiochi, cosplay e creatività si fondono in un unico linguaggio: quello della passione. Questa due giorni non è una semplice fiera, ma un’esperienza totale, un portale verso mondi paralleli dove le tavole dei fumetti prendono vita, le console si accendono di adrenalina e i costumi dei cosplayer diventano storie viventi. È l’appuntamento ideale per chi vuole perdersi — o forse ritrovarsi — tra eroi, illustratori, doppiatori, tornei e stand che profumano di carta, pixel e sogni.

Il manifesto di quest’anno porta la firma dell’artista James Loyd, che ha saputo catturare l’anima dell’evento in un’immagine vibrante di energia e colori. Un’opera che diventa simbolo di un festival dove l’arte incontra il divertimento, la nostalgia si intreccia con l’innovazione, e ogni appassionato trova il proprio spazio. Per i collezionisti, sarà disponibile anche una litografia autografata: un piccolo tesoro per chi ama conservare un frammento di magia.

Dentro i padiglioni della IEG Fiera di Vicenza, ogni area diventa un microcosmo tematico. Le corsie si trasformano in strade del multiverso: da un lato le bancarelle piene di fumetti rari, manga, graphic novel e tavole originali, dall’altro gli stand che offrono figure, gadget, action figure e carte collezionabili. Qui si celebra la nona arte in tutte le sue forme, con incontri dedicati, firmacopie e sketch dal vivo che permettono ai fan di assistere al momento in cui il tratto diventa racconto.

Tra gli ospiti spiccano nomi amatissimi del panorama nerd e dello spettacolo italiano: Flavio Aquilone, Pietro Ubaldi, Stefano Bersola, Marcello Cesena, Giulia Ottonello, Yuriko Tiger e tanti altri. Doppiatori, illustratori, content creator e performer che porteranno sul palco la loro voce, la loro arte e la loro energia, trasformando ogni incontro in un evento da ricordare.

E poi ci sono loro, i cosplayer, protagonisti assoluti di ogni edizione. Vicenza Comics & Games è il loro regno: qui le corazze scintillano, le spade si intrecciano e le parrucche colorate diventano bandiere di libertà creativa. I contest e le sfilate saranno il momento più spettacolare, un concentrato di talento e passione che unisce generazioni e fandom. Accanto ai cosplay, spazio anche alla musica e al K-pop, ai board games e ai giochi di ruolo, alle mostre d’arte e ai raduni delle community che popolano le galassie del web.

L’Area Gaming sarà un vero paradiso per i videogiocatori. Postazioni free play, sfide competitive, esperienze in realtà virtuale e una sezione arcade dal fascino vintage attendono i visitatori più agguerriti. È un viaggio nella storia del videogioco, dalle sale anni ’80 alle console di nuova generazione, un terreno d’incontro tra chi è cresciuto con il joystick e chi esplora il metaverso in VR.

Ogni evento, ogni angolo, ogni sorriso restituisce il senso profondo di ciò che Vicenza Comics & Games rappresenta: la voglia di condividere. Perché dietro ogni costume, ogni tavola disegnata o ogni partita, c’è una comunità viva che si riconosce, si racconta e si emoziona insieme. È questo il segreto del successo degli eventi di Fiere del Fumetto, un network di appuntamenti che da anni porta in giro per l’Italia la cultura pop come festa, come dialogo e come ponte tra immaginazione e realtà.

Il festival si terrà sabato 15 e domenica 16 novembre 2025, dalle 10 alle 19. L’ingresso giornaliero è di 12 euro in prevendita (20 euro per il biglietto valido due giorni), con possibilità di acquisto anche in loco. La Fiera è facilmente raggiungibile: a 500 metri dal casello Vicenza Ovest sull’autostrada A4, a pochi minuti dalla stazione ferroviaria e servita da autobus di linea con fermata “Fiera”.

Vicenza Comics & Games non è solo un evento, ma un luogo dell’anima. È un richiamo irresistibile per chi sa che dietro ogni balloon di un fumetto o dietro la maschera di un eroe c’è un frammento di verità, un modo per sentirsi parte di un mondo più grande. E allora, preparate i vostri costumi, lucidate i joypad, ricaricate la macchina fotografica e, soprattutto, portate con voi la curiosità.

Dal 15 al 16 novembre, Vicenza diventa capitale del mondo nerd. E voi? Siete pronti a varcare la soglia del Padiglione 7?

SFestival 2025: Roma si accende di fantascienza. Tra libri, cinema, giochi e immaginazione collettiva

C’è un momento, camminando verso San Giovanni, in cui la geografia di Roma si piega a una topografia alternativa: Via Numidia 2 diventa una porta stellare, le voci degli autori rimbalzano come trasmissioni da un futuro possibile e i lettori si scoprono equipaggio. È lo SFestival, la convention della fantascienza romana che torna per la sua seconda edizione dal 14 al 16 novembre 2025 e lo fa con la stessa ambizione della buona science fiction: essere un laboratorio di idee, un acceleratore di immaginari, un luogo dove si ragiona sul domani con gli strumenti della narrativa, del cinema, del gioco, della musica e della critica. Ingresso libero, spirito inclusivo, voglia di contaminazione: questo è l’alfabeto con cui la Capitale si scrive come città di fantascienza, e noi di CorriereNerd.it non potremmo esserne più felici.

Dietro un progetto così non c’è il caso, ma un’organizzazione che profuma di passione vera. Il comitato che firma lo SFestival — Giovanna Repetto, Massimiliano Di Giorgio, Stefano Sacchini e Francesco Arcarese — tiene insieme competenze editoriali, sguardo critico e quella dose di visionarietà senza cui la fantascienza si ridurrebbe a mera estetica. Il design visivo, curato da Fabrizio Guadagnoli, veste l’evento con un’identità grafica che dialoga con la storia del genere e con le sue metamorfosi contemporanee. L’epicentro, ancora una volta, è il Polo civico e culturale Allarga.menti, una casa comune per libri, proiezioni, concerti, corsi e laboratori che dal 2023 ha scelto di fare della cultura un gesto di cittadinanza.

Un weekend per attraversare i mondi (im)possibili

Il viaggio comincia venerdì 14 novembre alle 18 con un atterraggio morbido e potentissimo: “La fantascienza è giovane”, un incontro dedicato alla SF per ragazze e ragazzi con la libraia Stefania Cane di Perdigiorno, le autrici Laura Marinelli ed Emma Misitano e l’autore e curatore Dario Orilio. È un prologo che dice già tutto della postura del festival: la fantascienza come lingua madre per nuove generazioni, non gadget identitario ma strumento per leggere il presente e spostarlo di lato. Subito dopo, la rotta punta sul futuro prossimo con la presentazione di “Visioni dal futuro”, il concorso di racconti SF dedicato alle scuole di Roma, introdotto dall’editore e scrittore Andrea Franco, dal fisico Ettore Perozzi e da Giovanna Repetto. E quando scende la sera, alle 20, la teoria si fa vibrazione: il “Fantaperitivo musicale” con il concerto degli Ekranoplan immerge la platea in riverberi kosmische, echi space e phaser retrofuturisti, come se qualcuno avesse trovato il modo di campionare la nostalgia dei viaggi interstellari.

Sabato 15 novembre il livello si alza e si moltiplica. Si parte alle 10.30 con “Scope volanti. Il nostro sguardo sulla fantascienza”, un incontro che mette al centro le Fantascientiste (femministe) — Laura Coci, Claudia Corso Marcucci, Giuliana Misserville e Giovanna Repetto — per riflettere su libertà femminile, antispecismo e vegetarianismo come linee di fuga narrative e politiche. È la fantascienza che non si accontenta del tropo, ma lo torce per interrogare i nostri automatismi sociali. Alle 11.30 la scena si concentra su una madre di tutte le rivoluzioni immaginative, Ursula K. Le Guin, con una monografia a cura di Coci e Misserville: parlare della Le Guin significa discutere di potere, linguaggio e comunità, di come la narrativa possa davvero “spostare mobili” nella stanza del reale. A mezzogiorno e mezzo, l’orbita cambia emisfero: “Leggendaria. Trasfigurare la violenza” convoca Paola Guazzo, Nadia Tarantini e ancora Giuliana Misserville per attraversare le scritture fantastiche dell’America Latina, dove il meraviglioso diventa spesso un modo per ribaltare il trauma.

Il pomeriggio, alle 14.30, è riservato a un rito iniziatico: la proiezione di “Dark Star”, primo lungometraggio di John Carpenter del 1974, piccola pietra miliare dell’autoironia fantascientifica. Un titolo che, a rivederlo oggi, ricorda quanto il genere possa essere geniale anche quando gioca con quattro mezzi e un’idea atomica. La visione è riservata ai soci AllargoPannonia APS, con tessera annuale da 5 euro: dettaglio minuscolo per un’esperienza che vale come un biglietto per una timeline alternativa. In contemporanea, nello stesso edificio, scoppia una piccola guerra di miniature: “Caos sul tavolo”, partita dimostrativa aperta a Warhammer 40.000 arbitrata da Luciano Troili, per ricordarci che il wargame è da sempre un laboratorio di mondi e tattiche narrative.

Alle 16.30 arriva uno dei momenti editoriali più attesi: “Futuri mutanti”, antologia a cura di Andrea Angiolino, Francesca Garello e Luigina Sgarro pubblicata da All Around Editore, raccontata insieme a Francesca Garello, Francesco Grasso e Francesco Troccoli. La domanda è affilata come un bisturi: l’adattamento è solo biologico o anche politico e culturale? Se i mutanti siamo noi, quali compromessi siamo pronti a firmare? Tra ricercatori ambiziosi, burocrati spietati e vittime inconsapevoli, l’ipotesi inquietante è che la vera mutazione non riguardi i corpi, ma le coscienze. Un’ora dopo, alle 17.30, si cambia registro ma non mordente: “Ironici futuri” è un dialogo aperto con i Bokononisti e l’autore e sceneggiatore comico Lorenzo M. d’Amico su come cinema, serie, romanzi, fumetti e videogiochi usino la satira per pungere il presente. Alle 18.30, di nuovo bicchieri e serialità: “Ho visto serie che voi umani” è un fanta-aperitivo collettivo con lo sceneggiatore Armando Festa, lo scrittore Marc Walden e chiunque voglia salire a bordo con la propria ossessione da binge watching.

Domenica 16 novembre si apre alle 10.30 con “Fantahorror”, una conversazione sulle commistioni di genere insieme al regista Andrea Baroni, a Paolo Di Orazio — scrittore, fumettista e batterista — all’editore-scrittore Andrea Franco e allo sceneggiatore di fumetti e serie tv Matteo Grilli. Un’ora e mezza più tardi, alle 12, si ragiona di attraversamenti e metamorfosi con “Fantascienza in transito”: come una storia si sposta da libro a film, da serie a gioco e ritorno? Ne parlano il regista e scrittore Federico Bissacco, l’autore Fabio Carta, Giovanna Repetto e Umberto Rossi, con un contributo video degli illustratori Gino Carosini e Marco Mastroianni. È la mappa della transmedialità come la intendiamo noi nerd: non uno spostamento di formato, ma un’espansione del lore.

Prequel, playlist e archeologia dei sogni

Questa seconda edizione ha già avuto i suoi “episodi zero”. Venerdì 7 novembre, sempre ad Allarga.menti, il gruppo Viva Voce — con Tiziana Caldesi, Claudia Mineide e Antonella Monsù Scolaro — ha interpretato “Duchessa”, reading tratto dal libro di Giovanna Repetto, come una camera anecoica in cui le parole diventano immagini. E per chi ama sovrapporre paesaggi sonori alle immagini mentali, è arrivata anche la prima playlist ufficiale dello SFestival: ventiquattro brani in poco più di un’ora che passano da “Wild Signals” a Bowie in versione strumentale firmata Trent Reznor per “Watchmen”, dal calypso di Star Trek ai tre classici di Carpenter (“Dark Star”, “The Thing”, “Escape from New York”), con deviazioni verso “Foundation”, “Silo”, “The Peripheral”, “For All Mankind” e un salto negli abissi con “Alien” e “The Abyss”. C’è anche Philip Glass per “Tales From The Loop” e, naturalmente, la Cantina Band: perché ogni festival ha bisogno della sua taverna fuori dal tempo.

Visioni dal futuro: quando l’immaginazione diventa cittadinanza

Cuore politico — nel senso più alto del termine — di questa edizione è “Visioni dal futuro”, il concorso di racconti di fantascienza rivolto a studentesse e studenti delle scuole primarie, medie e superiori di Roma, promosso dall’APS Allargo Pannonia con l’Istituto Confalonieri–De Chirico. L’idea è semplice e potente: immaginare il futuro è il primo passo per costruirlo. Scrivere fantascienza significa allenare creatività e consapevolezza, leggere tecnologia, ecologia e intelligenza artificiale non come feticci ma come questioni civili, pensare a convivenza, diritti e identità con lo sguardo lungo delle storie. In un’epoca in cui la parola “avvenire” sembra spesso sequestrata da algoritmi e paure, il concorso restituisce alla comunità scolastica un laboratorio di responsabilità condivisa. La commissione che ha valutato i testi mette insieme saperi e sensibilità differenti: la scrittrice Giovanna Repetto, l’esperto di SF Stefano Sacchini, Nicoletta Frasca della libreria Tomo, lo scrittore ed editore Andrea Franco, la critica e saggista Giorgia Sallusti, la direttrice editoriale Silvia Costantino (EffeQu), il docente e autore Dario Orilio e il fisico-divulgatore Ettore Perozzi. I primi tre classificati per ogni categoria vedranno i loro racconti pubblicati in un fascicolo cartaceo a cura di Allargo Pannonia con cinque copie omaggio, e i testi compariranno anche online sui siti Sfestival.it e Allargamenti.wordpress.com. Per i primi classificati è previsto un pacchetto di almeno cinque libri tra fantascienza e narrativa, perché i mondi si costruiscono anche a scaffale pieno. A proposito di scrittura consapevole: sono indicati anche i limiti di lunghezza, calibrati per età, in modo da trasformare il vincolo in palestra di stile.

Perché Roma aveva bisogno di questo festival

Roma è una città che pensa il futuro a partire dalle rovine, una contraddizione fertile che chiede cura. Fino al 2024, quando è nata la prima edizione, non esisteva nella Capitale un festival dedicato alla letteratura di fantascienza con la stessa attenzione alle commistioni di linguaggi e generi. SFestival colma quel vuoto con uno sguardo che non si limita a proclamare la centralità della SF, ma la pratica. Non è una rassegna per addetti ai lavori, è un invito aperto a lettori, curiosi, studenti, professionisti del settore e, soprattutto, a chi non ha ancora trovato la propria porta d’accesso al genere. In questo senso, Allarga.menti non è solo una sede: è una dichiarazione d’intenti. Allargare, connettere, ospitare. E farlo a ingresso libero, perché la fantascienza, come ogni patrimonio culturale, è più potente quando circola.

Coordinate per l’atterraggio e come entrare nella storia

La base operativa è il Polo civico e culturale Allarga.menti, in via Numidia 2, zona San Giovanni – Porta Metronia. L’accesso è gratuito per tutti gli appuntamenti del weekend e, dove indicato, richiede la tessera AllargoPannonia APS, simbolica e annuale, per le attività riservate come la proiezione di “Dark Star”. Per ogni informazione, la rotta più rapida è la casella info@sfestival.it. Se vi state chiedendo cosa portare, la risposta è semplice: curiosità, voglia di discutere e la disponibilità a farvi sorprendere. Il resto lo mette la programmazione, che alterna panel d’autore, presentazioni, musica live, laboratori e anche il rumore bellissimo dei dadi e delle miniature sul tavolo.

Un finale aperto, come piace a noi

La fantascienza migliore non chiude mai davvero: lascia uno spiraglio, un’ombra sul corridoio, una trasmissione che continua anche quando i titoli di coda scorrono. Lo SFestival fa la stessa cosa. Vi chiede di entrare, di intervenire, di portare le vostre storie, di farvi contaminare e, soprattutto, di tornare. Perché gli universi si costruiscono in compagnia e Roma, in questi tre giorni, è il nostro cantiere intergalattico a cielo aperto.

Noi ci saremo, taccuino e cuore nerd alla mano. E voi? Raccontateci quale incontro aspettate di più, quale panel vi ha aperto un portale, quale brano della playlist vi ha preso per mano. La conversazione — e il futuro — iniziano qui.

“Twilight. Cosa resta della sua eredità scintillante” arriva in libreria

Nel 2005, una scrittrice mormone dell’Arizona pubblicava un romanzo che avrebbe cambiato per sempre l’immaginario romantico di un’intera generazione. Stephenie Meyer, con Twilight, non inventò solo una storia d’amore tra un’adolescente e un vampiro: accese una miccia culturale che ancora oggi, tra ironia e nostalgia, continua a bruciare. A vent’anni dalla sua uscita, la saga torna sotto la lente dell’analisi con Twilight. Cosa resta della sua eredità scintillante, un saggio che illumina il fenomeno da una prospettiva nuova e sorprendentemente nerd.

Il libro, scritto con tono ironico ma mai superficiale, smonta e ricostruisce il mito di Twilight con la stessa cura con cui un fan rilegge il suo manga preferito cercando easter egg nascosti. Le autrici attraversano romanzi e film con uno sguardo affilato, capace di cogliere ciò che, all’epoca, non si vedeva: le red flag relazionali, i cliché tossici, la visione del desiderio e del femminile filtrata da una cultura patriarcale travestita da amore eterno. Ma, al tempo stesso, riconoscono il potere di quella fiaba gotica che, nel bene e nel male, ha dato voce ai turbamenti di un’intera generazione di adolescenti cresciuti tra i primi Nokia con la fotocamera e le playlist su MySpace.

Twilight non è stato solo un libro, ma un rito di passaggio collettivo. Isabella Swan, la protagonista, incarnava l’ansia e l’imbarazzo di un’adolescenza in sospeso tra la timidezza e il desiderio di essere vista, mentre Edward Cullen era la proiezione romantica di un amore totalizzante, pericoloso, irresistibile. La pioggia costante di Forks, con le sue atmosfere bluastre e malinconiche, era lo sfondo perfetto per una generazione che cominciava a definirsi attraverso Tumblr e fanfiction.net. E in quel mondo ovattato e tormentato, le emozioni avevano la forza di un temporale.

Il saggio – arricchito da illustrazioni, test, quiz e inserti grafici che richiamano le riviste pop dei primi anni Duemila – non si limita a un’operazione di archeologia sentimentale. È una riflessione su come il mito di Twilight abbia influenzato la letteratura young adult, il modo di rappresentare il desiderio femminile e persino l’estetica di Internet. Dai filtri freddi di Instagram all’ossessione per le “bad love stories” nelle serie Netflix, il DNA di Meyer scorre ancora nel corpo della cultura pop contemporanea.

E poi c’è la fan culture, quel motore invisibile che ha trasformato Twilight in un fenomeno transmediale. I forum, le fanfiction, le prime convention dedicate ai vampiri: tutto contribuiva a costruire una mitologia parallela in cui i fan diventavano autori, riscrivendo il destino di Bella, Edward e Jacob. In un certo senso, Twilight è stata una protoforma del fandom 2.0, anticipando quel legame viscerale e partecipativo che oggi anima community come quelle di Marvel, Harry Potter o Attack on Titan.

Ma il vero miracolo della saga non è solo la sua capacità di creare mondi, bensì quella di sopravvivere ai meme. La Generazione Z, cresciuta con l’ironia dissacrante di TikTok, ha riscoperto Twilight come un oggetto vintage da ridere e amare contemporaneamente. Le scene imbarazzanti, i dialoghi drammatici e la fotografia desaturata sono diventati materiale perfetto per remix, reaction e rivisitazioni camp. In un mondo che consuma la nostalgia come contenuto, Twilight si è reinventato da melodramma adolescenziale a culto postmoderno.

Eppure, dietro l’ironia e i glitter, resta qualcosa di autentico. Perché, al di là dei giudizi critici, Twilight ha rappresentato un’educazione sentimentale per chi stava imparando ad amare nell’epoca dei social nascente. È stato un primo contatto con la complessità delle relazioni, con l’idea che il desiderio potesse essere insieme dolce e pericoloso, luce e ombra. Forse oggi possiamo ridere di Edward che luccica al sole, ma non possiamo negare che quella luce abbia illuminato una parte di noi che cercava ancora un linguaggio per descrivere l’amore.

La Meyer, spesso accusata di sessismo e banalità, ha in realtà intercettato – forse inconsapevolmente – una tensione profonda: la paura e il fascino di perdersi in un altro. E mentre la critica letteraria discuteva di plagio e stereotipi, milioni di lettori trovavano nella storia di Bella e Edward una forma di riconoscimento. Non la perfezione, ma il riflesso di un’emozione autentica.

L’universo di Twilight si è espanso ben oltre i libri. Dalle trasposizioni cinematografiche con Kristen Stewart e Robert Pattinson, dirette da Catherine Hardwicke, Chris Weitz, David Slade e Bill Condon, fino alle fanart su DeviantArt e alle parodie su YouTube, la saga ha costruito un ecosistema narrativo che ha influenzato anche chi dice di non averlo mai amato. Oggi, con l’annuncio di una nuova serie televisiva prodotta da Lionsgate, il ciclo dei Cullen si prepara a un revival che, più che un ritorno, somiglia a una resurrezione pop.

Twilight. Cosa resta della sua eredità scintillante non si limita a guardare indietro: ci chiede di capire perché continuiamo a parlarne. Forse perché Twilight non è solo una storia d’amore tra una ragazza e un vampiro, ma il ritratto di una generazione che ha imparato a crescere nell’ambiguità, tra il desiderio di essere speciali e la paura di non bastare. E in quell’equilibrio precario tra romanticismo e autodistruzione, tra sogno e colpa, c’è ancora tutto il fascino del crepuscolo.

Pippi Calzelunghe compie 80 anni: la prima supereroina del mondo nerd

Immaginate un mondo in bianco e nero, fatto di regole rigide, di “devi fare” e “non puoi”. È la Svezia del 1945, un Paese che prova a rimettersi in piedi dopo la guerra. Ed ecco che, come un lampo rosso nel grigio, arriva lei: Pippi Calzelunghe, con le trecce che sfidano la gravità e un cuore che non conosce paura. Non è una principessa, non è una damigella da salvare, e di certo non è una bambina “per bene”. È la prima eroina punk della letteratura per ragazzi, e senza saperlo, è anche una delle prime supereroine del multiverso nerd.

Tutto nacque da una richiesta semplice, quasi magica. La piccola Karin, malata e costretta a letto, chiese alla mamma di raccontarle la storia di una bambina “che facesse sempre quello che voleva”. La mamma in questione si chiamava Astrid Lindgren, e quella sera, con una penna e un sorriso, riscrisse il concetto stesso di infanzia. Nacque così Pippi Calzelunghe: libera, impavida, generosa e sfrontata.


La forza di una bambina che sfida il mondo

Pippi vive da sola a Villa Villacolle, con un cavallo chiamato Zietto e una scimmietta, il Signor Nilsson. Mangia pancake a ogni ora, dorme con i piedi sul cuscino e solleva cavalli come se fossero peluche. Ma soprattutto, non chiede mai il permesso per essere se stessa. In un’epoca in cui alle bambine si insegnava a stare composte, Pippi rideva in faccia alle buone maniere, diventando il bug nel codice dell’infanzia.

C’è qualcosa di profondamente rivoluzionario in quella piccola figura colorata. Pippi non è solo la protagonista di un romanzo per ragazzi: è un simbolo di autodeterminazione. È la prima che dice “no” alle regole ingiuste, che si ribella ai bulli, che ride delle autorità. In lei convivono la forza di Wonder Woman, la curiosità di Luna Lovegood e la spavalderia di un personaggio uscito da un fumetto di Alan Moore. Eppure, è solo una bambina con due calze diverse.


Una madre, una figlia e una rivoluzione

Quando Astrid Lindgren scrisse quelle pagine, non immaginava di dare vita a un fenomeno globale. Eppure, dopo un primo rifiuto editoriale, nel 1945 il romanzo vide la luce. Da allora, più di 70 milioni di copie vendute, traduzioni in oltre 80 lingue e un’influenza culturale che attraversa generazioni. Astrid, segretaria di giorno e visionaria di notte, aveva creato un personaggio che parlava ai bambini, ma anche agli adulti.

Dietro la leggerezza delle sue avventure si nascondeva una verità potente: la libertà non ha età. Lindgren, donna indipendente e madre single, proiettò in Pippi la sua stessa voglia di vivere senza compromessi. Niente genitori, niente regole, solo la gioia di scegliere chi essere. Era il 1945, ma sembrava già il futuro.


Quando la TV la trasformò in icona pop

Poi, nel 1969, accadde l’imprevedibile: la piccola ribelle passò dallo scaffale alla televisione. La serie svedese con Inger Nilsson divenne un cult istantaneo, e la sigla divenne un mantra per milioni di bambini italiani:

“Ecco son qui, Pippi Calzelunghe… così mi chiamo, credo proprio che una come me non c’è stata mai!”

Arrivata in Italia negli anni ’70, Pippi esplose nel momento perfetto. In piena rivoluzione femminista, quella bambina che viveva da sola, decideva da sé e sollevava cavalli era più che un personaggio: era un manifesto vivente del girl power. Prima di Sailor Moon, prima delle Powerpuff Girls, c’era lei — la rossa che rideva in faccia al patriarcato.


L’eroina che ci ha insegnato a essere diversi

A ottant’anni dalla sua nascita, Pippi Calzelunghe non ha perso neanche un grammo della sua forza. Oggi le sue calze spaiate sono diventate un simbolo di inclusione, la sua casa una metafora di indipendenza, la sua risata un atto di resistenza. Ha insegnato a generazioni di bambini che non serve un mantello per essere un supereroe. Serve solo il coraggio di essere sé stessi, anche quando il mondo ti guarda storto.

In un certo senso, Pippi è il prototipo di ogni outsider nerd: quella che non si adatta, che vive in un universo tutto suo, che abbraccia la stranezza come superpotere. È lo stesso spirito che muove i cosplayer, i gamer, i fan delle saghe impossibili e degli eroi imperfetti. Pippi è la sorella maggiore di tutti loro.


Un compleanno da festeggiare

Per celebrare i suoi 80 anni, Cuneo ospita fino al 26 aprile 2026 una mostra immersiva e interattiva dedicata a lei: Astrid Lindgren e la forza dei bambini. 80 anni di Pippi Calzelunghe. Il percorso ricrea la magica Villa Villacolle, espone disegni originali, lettere e oggetti legati alla scrittrice. È un viaggio nel cuore dell’immaginazione, un’esperienza che unisce bambini e adulti, nostalgici e curiosi, in un unico grande abbraccio di fantasia.

Visitare quella mostra è come bussare alla porta di Pippi e sentire, da dentro, la sua voce che dice: “Vuoi entrare? Ma solo se prometti di non comportarti bene!”.


La morale, da nerd nostalgici

Ottant’anni dopo, Pippi resta un glitch meraviglioso nel sistema. Un personaggio che non ha mai avuto bisogno di superpoteri perché la sua forza era — ed è ancora — l’immaginazione. Ci ha insegnato che la diversità non è una colpa, che la libertà è un gioco serio e che la felicità, a volte, abita in una casa dove si può dormire con il cavallo in veranda.

Forse è per questo che, nel cuore di ogni vero nerd, c’è ancora un po’ di quella Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta. Quella che viveva da sola, sì, ma non era mai sola davvero — perché ci ha insegnato che chi sogna non è mai solo.

Japan Days 2025: da Montecassino al Monte Fuji – quando l’Italia abbraccia il Giappone nerd!

C’è un’energia speciale che si sprigiona ogni volta che Cassino Fantastica riporta il Sol Levante all’ombra dell’Abbazia. È un’onda di entusiasmo che unisce generazioni, passioni e linguaggi diversi: dagli anime ai manga, dai cosplay ai giochi da tavolo, fino alle leggende pop che hanno plasmato l’immaginario di chiunque sia cresciuto con un joystick in mano e le sigle di Cristina D’Avena nel cuore. Il 15 novembre 2025, dalle 10 alle 19, all’Istituto Paritario San Benedetto di Via Marconi, torneranno i Japan Days, giunti ormai alla quinta edizione: un evento che ha saputo crescere anno dopo anno, diventando un piccolo grande santuario della cultura nerd nipponica in Italia. Dietro a questa magia c’è sempre il team di Cagliostro E-Press APS, l’associazione culturale che cura Cassino Fantastica e progetti come Kirby Academy.

Quest’anno il tema scelto è un tributo nostalgico e potentissimo: i 50 anni di Goldrake, Jeeg Robot, Ape Maia, Tekkaman e La Stella della Senna. Cinque icone che non sono solo cartoni animati, ma vere e proprie pietre miliari dell’immaginario collettivo. Quelle serie che hanno insegnato cosa significhi il coraggio, la lealtà e la magia dell’avventura. Per celebrare questo anniversario arriverà a Cassino un ospite d’eccezione: Il Vecchio Nerd, autentico custode della memoria mecha-anime italiana, pronto a raccontare curiosità, aneddoti e segreti di un’epoca in cui la TV del pomeriggio era una finestra spalancata su mondi meravigliosi.

Ma i Japan Days non sono solo nostalgia: sono un ponte vivo tra Montecassino e il Monte Fuji, un filo rosso che lega la tradizione e la modernità, il passato dei grandi eroi robotici e il presente di una generazione che vive la cultura pop come linguaggio universale. Le conferenze in programma toccheranno ogni angolo di questo universo: si passerà dalla filosofia di Yukio Mishima e il ‘68 giapponese alla storia produttiva di Go Nagai, dalle lezioni di lingua giapponese alle analisi sui nuovi eroi dell’animazione contemporanea.

L’area Japan Palace ospiterà incontri moderati da Giorgio Messina, con nomi noti del panorama nerd come Max Gobbo, AkiraGaming85, Mario Gentile e Marco Fulgione. Si parlerà di Jeeg Robot come fenomeno culturale, di collezionismo vintage, di come il Giappone abbia influenzato il gusto estetico e narrativo di tutta una generazione. Non mancheranno proiezioni di cortometraggi giapponesi in collaborazione con il Festival Visione Corte e l’associazione “Il Sogno di Ulisse”: un’occasione rara per scoprire la nuova animazione d’autore nipponica lontana dai riflettori mainstream.

E poi le mostre tematiche: dalle storiche Lamicards curate da Luciano Costarelli fino ai manifesti cinematografici dello Studio Ghibli, un percorso emozionale che farà vibrare i cuori di chi ha pianto con Totoro o sognato con Chihiro. Per gli aspiranti artisti, la Kirby Academy terrà laboratori di manga e cultura giapponese, dove i partecipanti potranno sperimentare le tecniche del fumetto orientale.

Fuori, nel Japan Garden, si respirerà l’atmosfera più pop: stand coloratissimi del Mercatino a tema, collezionisti, artigiani, espositori di vinili, gadget, action figure e modellini provenienti direttamente dal Sol Levante. E ancora giochi da tavolo, scacchi e tornei di Othello, con la partecipazione della Federazione Nazionale e dei circoli ludici locali.

Naturalmente, non ci sarebbero Japan Days senza l’irresistibile magia del cosplay. La gara Under 13 aprirà le danze, seguita dalla Open Competition, che ogni anno trasforma Cassino in una piccola Akihabara del Lazio. I costumi, i sorrisi e la passione dei cosplayer racconteranno ancora una volta quanto l’amore per l’immaginario possa abbattere ogni barriera linguistica e culturale. A rendere il tutto ancora più epico ci penserà Alecia canta Cristina, accompagnata da WikiSigleTV, in un’esplosione di note, cori e nostalgia che farà cantare a squarciagola intere generazioni.

La locandina ufficiale è firmata da Gabriele Cioffi, mangaka italiano di grande talento, e racchiude perfettamente lo spirito dell’evento: un abbraccio tra Italia e Giappone, tra arte e passione, tra memoria e futuro.

Con un biglietto d’ingresso di soli 5 euro (3 per i cosplayer, 8 per le coppie “porta un amico”), i Japan Days 2025 promettono una giornata immersiva dove la fantasia non è evasione, ma celebrazione di ciò che siamo diventati grazie ai nostri sogni di bambini. Cassino Fantastica non è solo un festival. È un luogo dell’anima. Un laboratorio di meraviglia dove l’Italia incontra il Giappone non per imitare, ma per dialogare, per fondere due immaginari e creare un linguaggio nuovo, vibrante, cosmopolita.

E allora, pronti a decollare con Goldrake verso il Monte Fuji? L’appuntamento è per sabato 15 novembre 2025: portate con voi la curiosità, il sorriso e quel pizzico di nostalgia che rende eterno ogni sogno nerd. Programma completo su www.cassinofantastica.it

Agatha Christie torna su Netflix: “I Sette Quadranti” — un mistero per una nuova generazione di detective

C’è un momento, mentre il vento scuote i rami delle querce e il silenzio della campagna inglese si fa quasi troppo perfetto, in cui capisci che qualcosa di oscuro si nasconde dietro la facciata dell’aristocrazia. È lì che inizia I Sette Quadranti, la nuova miniserie Netflix tratta dal romanzo omonimo di Agatha Christie, pronta a debuttare in streaming il 15 gennaio 2026. Tre episodi che promettono di riportarci nel cuore del mistero più autentico, quello fatto di tè pomeridiani, sguardi sospetti e orologi che suonano quando non dovrebbero. Descritta come una “Agatha Christie per una nuova generazione”, la serie è firmata da Chris Chibnall, il creatore di Broadchurch ed ex showrunner di Doctor Who: un nome che, nel mondo dei gialli televisivi, significa ritmo, tensione e una capacità chirurgica di intrecciare destini e indizi. Dietro la produzione troviamo anche la Agatha Christie Limited, con James Prichard, pronipote della scrittrice, a garantire fedeltà e spirito all’opera originale.

L’ambientazione è quella classica dell’Inghilterra anni Venti: un’elegante tenuta di campagna, un gruppo di giovani ospiti annoiati e un gioco che, come spesso accade nei romanzi di Christie, finisce per sfuggire di mano. Quello che doveva essere un semplice scherzo con sveglie programmate per suonare a mezzanotte, diventa presto l’inizio di un incubo. Il mattino seguente, un corpo senza vita rompe la tranquillità del weekend, e da lì si dipana un intreccio di segreti, bugie e doppie identità.

A guidare la danza del mistero è Lady Eileen “Bundle” Brent, interpretata da Mia McKenna-Bruce, un volto giovane ma già intenso, capace di incarnare la freschezza e l’intelligenza impertinente dell’improbabile detective. Accanto a lei, un cast che è un piccolo gioiello di talento britannico: Helena Bonham Carter nei panni di Lady Caterham, sofisticata e imprevedibile matriarca dal passato ambiguo; Martin Freeman come l’acuto Sovrintendente Battle, investigatore dalla mente tagliente e dallo humour impeccabile; Corey Mylchreest, Ed Bluemel e Nabhaan Rizwan completano il quadro di un ensemble tanto affascinante quanto pericoloso.

Per Chibnall, questo rappresenta un ritorno in grande stile dopo gli anni su Doctor Who: un’occasione per sperimentare un nuovo tipo di enigma, più umano e psicologico, dove il delitto è solo il punto di partenza per esplorare la società, i desideri e le fragilità di un’epoca. Al suo fianco troviamo Suzanne Mackie, produttrice di The Crown, e Chris Sussman di Good Omens, a confermare un livello produttivo altissimo e una cura estetica maniacale.

Visivamente, I Sette Quadranti promette atmosfere gotiche ma eleganti: i corridoi immersi nella penombra, i candelabri che gettano ombre irregolari, la campagna inglese che diventa teatro di segreti taciuti troppo a lungo. Un’estetica che non rinuncia alla classicità, ma la reinventa con uno sguardo moderno, quasi cinematografico, pensato per catturare anche chi si avvicina per la prima volta al mondo di Agatha Christie.

Il romanzo del 1929, sequel de Il Segreto di Chimneys, è uno dei più sottovalutati della regina del giallo, ma perfetto per una trasposizione che cerca equilibrio tra fascino retrò e storytelling contemporaneo. In esso troviamo tutto ciò che amiamo dei misteri di Christie: il delitto “da salotto”, i dialoghi affilati, la sottile ironia sociale e, soprattutto, la capacità di farci sospettare di chiunque fino all’ultima riga.

«Sono entusiasta di dare nuova vita a I Sette Quadranti e di introdurre questi personaggi a una nuova generazione di spettatori», ha dichiarato la produttrice Suzanne Mackie. E il pubblico non potrebbe essere più d’accordo: tra nostalgia e curiosità, l’attesa per questa nuova versione è già palpabile.

E se tutto questo non bastasse a scaldare il cuore dei fan di Christie, c’è un altro motivo per restare sintonizzati: in parallelo, è in sviluppo un nuovo film dedicato a Hercule Poirot, ancora una volta con Kenneth Branagh dietro e davanti la macchina da presa, dopo il successo di Assassinio a Venezia.

Insomma, il 2026 sarà un anno di delitti, teiere e colpi di scena. E con I Sette Quadranti, Netflix sembra pronta a rispolverare — con stile impeccabile — il piacere del mistero più classico: quello in cui ogni sorriso può nascondere un movente, e ogni orologio che suona nel cuore della notte può segnare l’inizio della fine.

Chi ha ucciso Gerry Wade? Lady Bundle lo scoprirà. E noi, nel frattempo, non potremo far altro che osservare, tazzina alla mano, cercando di anticiparla.


🕯️ I Sette Quadranti debutta su Netflix il 15 gennaio 2026.
Tieniti pronto: l’omicidio è servito, e Agatha Christie è più viva che mai.


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Bleed Them Dry – Quando i vampiri incontrano i ninja nel futuro di Asylum

Nel 3333 l’umanità ha dimenticato la paura dell’oscurità. O forse no.
Nella megalopoli iper-tecnologica di Asylum, un capolavoro di ingegneria giapponese costruito dopo la rinascita della Terra, uomini e vampiri convivono in una fragile pace. Gli immortali non sono più mostri, ma cittadini: alcuni benevoli, altri ambigui, la maggior parte semplicemente anonima nella folla di neon e cemento. Ma quella tranquillità artificiale viene infranta da una serie di omicidi brutali: qualcuno sta sterminando i vampiri.
A indagare è Harper Halloway, una detective determinata che non sa ancora di essere sul punto di scoprire una verità capace di riscrivere la storia stessa dell’umanità.

È questa la premessa di Bleed Them Dry – Una storia di vampiri ninja, il sorprendente mystery sci-fi firmato dallo sceneggiatore Eliot Rahal e illustrato dal talento di Dike Ruan (Marvel, DC), in arrivo a dicembre per Edizioni BD dopo il debutto italiano alla Milan Games Week & Cartoomics. Pubblicato originariamente da Vault Comics, il volume unisce mitologia giapponese e immaginario occidentale in un racconto che mescola Blade Runner e American Vampire in una visione cupa, futuristica e ad altissima densità visiva.

Sangue, acciaio e segreti

Harper Halloway è più di un’investigatrice: è l’ultimo baluardo razionale in un mondo che ha dimenticato cosa significa essere umano. Mentre segue la scia di cadaveri lasciata dal misterioso assassino, la detective scopre che i confini tra uomo e vampiro, tra naturale e artificiale, sono più sfumati di quanto la società di Asylum voglia ammettere.
Nel cuore dei grattacieli olografici e dei templi digitali, la linea che separa il sangue dalla macchina si dissolve in un intreccio di complotti, esperimenti segreti e memorie riscritte. “Il futuro dell’umanità è un’invenzione”, recita il claim del fumetto — e non è solo uno slogan, ma la chiave di volta di un mondo dove la verità è manipolabile come il DNA.

L’intuizione di Koizumi: ninja e vampiri, due miti a confronto

L’idea di unire due archetipi eterni – i ninja e i vampiri – nasce dal produttore Hiroshi Koizumi, che ha voluto fondere l’estetica e la spiritualità del Giappone con l’immaginario gotico occidentale.
Rahal ha raccontato di aver collaborato fianco a fianco con Koizumi per creare un universo coerente, dove ogni dettaglio tecnologico e ogni tradizione mistica convivono senza forzature. «Hiroshi è una persona appassionata e piena di idee incredibili», spiega lo sceneggiatore. «Con Bleed Them Dry volevamo costruire una storia divertente ma anche significativa, che bilanciasse elementi noti con un world-building originale e un lavoro sui personaggi emotivamente forte».

L’estetica di Dike Ruan: luce e ombra nel futuro

A dare corpo e anima a questo universo è il tratto di Dike Ruan, già noto per Spider-Verse e The Magic Order. Le sue tavole alternano minimalismo cyberpunk e esplosioni di colore, con fight-scene che sembrano coreografie di danza e sangue.
Ogni pagina è una lama che taglia la notte di Asylum, rivelando creature bellissime e terribili, illuminate da ologrammi che ricordano Tokyo o Neo-Hong Kong. Il suo stile, fluido e cinematografico, trasforma Bleed Them Dry in un’esperienza sensoriale che oscilla fra graphic novel e anime di nuova generazione.

Un noir di fantascienza dal respiro filosofico

Dietro l’adrenalina e i colpi di katana si nasconde un’indagine più profonda: cosa significa davvero essere vivi quando la vita può essere replicata, programmata o eternata nel silicio?
Nel 3333, la coesistenza tra umani e vampiri è solo una facciata di tolleranza che nasconde vecchie paure e nuove disuguaglianze. Bleed Them Dry riflette su temi come l’immortalità, la memoria e l’identità, con la tensione di un thriller e la malinconia di un racconto cyber-gotico.

Il debutto italiano

L’edizione italiana curata da Edizioni BD porta finalmente al pubblico nostrano una delle opere più particolari del catalogo Vault Comics. Dopo la presentazione alla Milan Games Week & Cartoomics, il volume arriverà in libreria, fumetteria e store online nel mese di dicembre, con una traduzione che promette di restituire tutta la potenza lirica e visiva dell’originale.


Nel panorama sempre più ricco dei fumetti di fantascienza, Bleed Them Dry – Una storia di vampiri ninja si distingue per il coraggio di contaminare generi, linguaggi e culture. È un’opera che parla di futuro ma riflette sul presente: sul desiderio umano di eternità, sull’illusione del controllo, sull’idea che la verità – come il sangue – può essere filtrata, distillata o semplicemente… prosciugata.

E voi, siete pronti a scoprire cosa significa davvero “bleed them dry”?
Il futuro di Asylum vi aspetta, con i denti scoperti.

Ficomics & Games 2025: a Ginosa si apre un portale sulla cultura pop

C’è un momento preciso in cui la realtà decide di fare un passo indietro e lasciare che sia la fantasia a mettersi alla guida. È il momento in cui le pagine dei fumetti smettono di essere solo carta e inchiostro e diventano portali. I dadi iniziano a rotolare come se avessero coscienza. I joystick non sono più oggetti, ma estensioni delle nostre mani. Ed è esattamente quello che succede al MuPa di Ginosa, in provincia di Taranto, quando si accendono le luci del Ficomics & Games.

Dal 8 al 23 novembre 2025, il MuPa di via Giunchiglie 10 diventa il cuore pulsante della cultura pop in Puglia: un festival dedicato al fumetto, al gioco e all’immaginazione in tutte le sue forme, dove illustratori, cosplayer, gamer, collezionisti e sognatori si ritrovano sotto lo stesso tetto per celebrare quello che, da queste parti, non è solo “passatempo”, ma identità.

Per oltre due settimane, Ginosa si trasforma in un piccolo multiverso nerd affacciato sullo Ionio. Il MuPa diventa un hub creativo in cui ogni stanza, ogni corridoio, ogni stand nasconde un’esperienza diversa: un disegno che prende vita davanti ai vostri occhi, una partita improvvisata, una chiacchierata con un autore che finora avete visto solo sui social o in quarta di copertina.

Il Ficomics & Games non è una semplice “mini fiera”, ma un vero percorso narrativo, fatto di giorni, orari, ospiti e appuntamenti che si incastrano come le tessere di un grande puzzle geek. E, dettaglio importante per chi arriva dalla Puglia e non solo, l’evento è perfettamente radicato nel territorio: Ginosa diventa per qualche giorno il punto di riferimento per chi ama fumetti, giochi da tavolo, manga, cosplay, animazione e tutto ciò che odora di cultura pop.

Il potere del fumetto: workshop, autori e giovani talenti

Uno dei focus el Ficomics & Games è quello dedicato al fumetto, con attività pensate sia per chi legge da sempre, sia per chi sogna di passare “dall’altro lato della tavola” e iniziare a disegnare storie. Tra gli appuntamenti più attesi c’è il workshop di fumetto tenuto da Giuseppe Sansone, pensato per ragazze e ragazzi dagli 8 ai 16 anni. Il 22 novembre, dalle 17:00 alle 19:00, al MuPa di via Giunchiglie 10, Ginosa si trasforma in una piccola scuola di supereroi del disegno: non solo esercizi tecnici, ma un vero viaggio guidato nella costruzione di personaggi, espressioni, sequenze e storytelling visivo. L’iscrizione è gratuita ma obbligatoria, con posti limitati per garantire un’esperienza didattica davvero curata, e basta inviare un messaggio al numero 376 1622 722 per prenotare il proprio posto. Non mancano gli incontri con chi il fumetto lo vive come professione. Antonio Castelluccio, mangaka e creatore dell’universo fantasy di “Osborne’s Castle”, sarà presente al Ficomics & Games il 9, 16 e 23 novembre, dalle 18:00 alle 22:00, sempre al MuPa. Per i fan è l’occasione perfetta per farsi autografare la propria copia del fumetto, chiedere curiosità sul worldbuilding e sulla carriera da mangaka, e magari strappare qualche anticipazione su futuri progetti.

E per chi pensa di essere “negato” nel disegno? Il 14 novembre, dalle 17:30 alle 19:00, entra in scena Dante Spada, illustratore di Tex e Martin Mystère. Il suo workshop gratuito di disegno, sempre al MuPa di Ginosa, è dedicato proprio a ribaltare quella convinzione: più che “come muovere la matita”, Dante si concentra sul “come osservare” la realtà per trasformarla in arte. Anche in questo caso si parte da un messaggio WhatsApp al 376 1622 722 per prenotare la propria partecipazione.

Artist Valley: dove l’arte incontra il pubblico

Come ogni festival degno di questo nome, anche il Ficomics & Games ha la sua Artist Valley, un’area interamente dedicata agli illustratori, ai loro stili e alle loro visioni del mondo.

Durante le giornate dell’evento, Ginosa accoglie una vera parata di talenti. Tra questi spiccano Giuliana Pollastro, Vincenzo Carpignano, le sorelle Vitangela e Damiana Nicoletti e Claudio Petrelli: artisti pronti non solo a esporre le proprie opere, ma anche a raccontare processi creativi, ispirazioni e retroscena di un mestiere che si nutre di emozioni e disciplina. È il classico luogo dove entri “giusto per dare un’occhiata” e ti ritrovi, un’ora dopo, con una stampa autografata sottobraccio e una nuova artista preferita da seguire su Instagram.

Al loro fianco, nel corso delle varie serate, si alternano ospiti che trasformano il rapporto tra pubblico e arte in qualcosa di totalmente interattivo.

L’8 e il 9 novembre, dalle 18:00 alle 22:00, arrivano al MuPa le illustrazioni pungenti e ironiche di Daniel Lampaca, che porta a Ginosa le sue “piccole bombe di umorismo grafico”, perfette per chi ama la satira quotidiana.

Sempre nelle giornate dell’8 e 9 novembre, dalle 18:00 alle 22:00, il pubblico può incontrare anche Marianna Sansolini, illustratrice dal tratto morbido e armonioso, capace di trasformare frasi, aforismi e stati d’animo in immagini che sembrano abbracci. È possibile chiederle disegni su misura, pensati e realizzati direttamente sul posto.

Caricature, cartoon-self e manga: diventare personaggi

Se c’è un filo conduttore del Ficomics & Games, è l’idea che il pubblico non debba limitarsi a guardare, ma debba diventare protagonista. E cosa c’è di più diretto che diventare un personaggio disegnato?

Torna al festival l’illustratrice Luna Montatore, presente il 22 novembre dalle 18:00 alle 22:00 al MuPa di Ginosa. Oltre a mostrare il proprio processo creativo, Luna sarà a disposizione per realizzare caricature live: ritratti immediati, divertenti e super espressivi, perfetti come ricordo della giornata.

Il 15 e 16 novembre, sempre nella fascia oraria 18:00–22:00, tocca invece a Paola Paolino trasformare i visitatori in versioni alternative di se stessi. Con il suo stand al MuPa, Paola offre caricature tradizionali a carboncino e acquerello oppure illustrazioni digitali. E per chi ama gli stili kawaii, c’è la possibilità di farsi disegnare in versione “Pucetto”, ovvero un chibi adorabile e stilizzato da portare a casa come alter ego tascabile.

Per gli amanti del Giappone e dei manga, Mary Scalera è un nome da segnare in agenda: sarà presente il 9, 14 e 22 novembre dalle 18:00 alle 22:00 al MuPa, pronta a “manghizzare” i visitatori con caricature live in stile manga. Niente filtri, niente app: solo la magia di un foglio bianco che, in pochi tratti, diventa una versione fumettistica di chi si siede davanti a lei.

Completano questo viaggio tra arte e identità i tratti unici di Willy Rillo, caricaturista dal vivo atteso l’8 e 9 novembre dalle 18:00, e la presenza costante di Alessia Naif, tatuatrice e artista del segno, che nelle serate dell’8, 9, 14, 15, 16, 22 e 23 novembre trasforma emozioni in tatuaggi e idee in piccole impronte indelebili sulla pelle. Per chi cerca un ricordo “a lunga durata” del Ficomics & Games, il suo stand al MuPa di Ginosa è tappa obbligata.

Duomondo, storytelling e foreste incantate

Non solo illustrazione, ma anche narrazione condivisa. Il 16 novembre, Duomondo apre le sue porte al Ficomics & Games con un’esperienza di storytelling collaborativo davvero particolare.

Al MuPa di via Giunchiglie 10, squadre da cinque o sei partecipanti esplorano la misteriosa Foresta Mercadante utilizzando un mazzo di carte dedicate a flora, fauna, luoghi e Spiritelli. Ogni squadra diventa contemporaneamente autrice ed esploratrice: bisogna creare il proprio percorso narrativo, risolvere enigmi, superare prove e lasciarsi guidare dalla magia del gioco.

L’esperienza è pensata per bambini dagli 8 ai 12 anni, ed è divisa in due turni, uno mattutino dalle 11:00 alle 13:00 e uno pomeridiano dalle 16:00 alle 18:00. L’iscrizione è gratuita ma obbligatoria e, come per gli altri laboratori, basta un messaggio al numero 376 1622 722 per prenotarsi.

Cosplay, draghi e One Piece: la Puglia è un mare di fandom

Il Ficomics & Games è anche, ovviamente, casa per cosplayer e appassionati di grandi saghe. Quest’anno Ginosa accoglie la ciurma di One Puglia, che approda al MuPa con un raduno dedicato a One Piece l’8 novembre dalle 18:00 e con una vera e propria caccia al tesoro il 9 novembre dalle 17:00. È la classica occasione per rispolverare il cosplay di Luffy, Zoro o Nami, mettersi alla prova tra enigmi e prove a tema e trasformare le strade di Ginosa in una Rotta Maggiore tutta pugliese.

L’8 e 9 novembre, dalle 18:00, arriva anche GOT Puglia, realtà multitematica nata dal progetto “Game of Thrones Puglia”. Il loro allestimento al MuPa porta i visitatori nell’universo di Game of Thrones e House of the Dragon, tra scenografie, attività e giochi a tema. E, ovviamente, una domanda che incombe su tutti: #TeamBlack o #TeamGreen? Rhaenyra Targaryen o Aegon Targaryen? Al Ficomics & Games non si può restare neutrale, perché, come ripetono loro, “tutti devono scegliere da che parte stare”.

Tra gli ospiti cosplayer emerge anche Shizuka, alias Monica, cosmaker pugliese che da anni presidia il mondo degli eventi nerd italiani. Presente al MuPa il 15, 16, 22 e 23 novembre dalle 18:00 alle 22:00, Shizuka porta con sé tutta la sua esperienza: dalla creazione di props e costumi al make-up, dal body painting alla conduzione di eventi. Il suo percorso l’ha portata più volte a condividere il palco con Cristina D’Avena, e vederla dal vivo a Ginosa significa respirare da vicino quel modo di vivere il cosplay che unisce passione, professionalità e community.

Animazione, bambini e futuro creativo

Non poteva mancare uno spazio dedicato al mondo dell’animazione. Il 9 novembre, dalle 18:00, il MuPa ospita un laboratorio di animazione tenuto da Michele Natale, in arte The art of Michael Christmas. Il workshop è rivolto a bambini dai 9 anni in su e rappresenta un modo semplice e diretto per entrare nel dietro le quinte del movimento animato: frame, ritmo, invenzione visiva, il tutto immerso in un’atmosfera ludica ma formativa. Anche qui l’iscrizione è gratuita e obbligatoria, con prenotazione tramite messaggio al 376 1622 722.

Gaming zone e futuro del videogioco a Ginosa

Il futuro del gaming fa base al MuPa di Ginosa per tutta la durata del Ficomics & Games. Dal 8 al 23 novembre, ogni giorno dalle 18:00 alle 22:00, l’Area Gaming curata da Future Center offre uno spazio interattivo interamente dedicato ai videogiochi.

Che siate competitivi, curiosi, nostalgici o alle prime armi, qui potete misurarvi con nuovi titoli, sfidare amici, entrare in contatto con altri gamer e, soprattutto, sentirvi parte di una community. Per una realtà come Ginosa, avere un’area gaming strutturata durante un festival di questo tipo significa rafforzare il legame tra giovani, tecnologia e socialità, dimostrando che il videogioco non è isolamento, ma confronto e gioco condiviso.

Scacchi, Rubik e cervelli in modalità “hard mode”

Non solo joystick: il Ficomics & Games parla anche alla parte più strategica e logica del cervello nerd.

Il 13 novembre, alle 18:00, al MuPa si tiene un workshop dedicato al Cubo di Rubik con Giulio Pistoia. È l’occasione giusta per imparare un metodo completo, dalle basi alle tecniche più efficienti, con la possibilità di utilizzare uno dei sette cubi messi a disposizione dall’organizzazione o di portare il proprio. L’iscrizione è obbligatoria e i posti sono limitati, sempre tramite messaggio al 376 1622 722.

Pochi giorni dopo, nel week-end del 15 e 16 novembre 2025, la Comunità di Ginosa ospita il torneo Chess Open presso la Community Library. Si tratta di un open a cinque turni valido per Elo FIDE, con un massimo di quaranta giocatori con ranking inferiore a 2400. Il 15 novembre si parte nel primo pomeriggio, con accreditamento alle 14:15, primo turno alle 14:30 e secondo alle 17:30, mentre il 16 novembre si gioca al mattino e al pomeriggio, con premiazione alle 17:00. In palio ci sono buoni Amazon per i migliori classificati e coppe dedicate, oltre a riconoscimenti speciali per Under 18 e giocatrici. Per tutte le informazioni e le iscrizioni il riferimento è il sito tarantoscacchi.it.

Parole, inclusione e poesia urbana

Il Ficomics & Games non si limita all’intrattenimento, ma apre anche uno spazio di riflessione sui temi sociali, in particolare sul ruolo dell’arte come strumento di inclusione.

L’11 novembre, alle 18:00, al MuPa di Ginosa si tiene il talk “Inclusione per ragazzi” con Carmelo Garofalo. Si parla di un’esperienza concreta: un corso di disegno e illustrazione a Brindisi dedicato a ragazzi dagli 11 ai 17 anni con particolare attenzione all’inclusione di giovani con autismo e neurodivergenze. È un incontro che mostra come matite, colori e fogli possano diventare ponti invece che barriere, e come un festival nerd in Puglia possa farsi megafono di buone pratiche.

Il 15 novembre, dalle 19:30, sempre al MuPa, arriva il Poeta della Serra, urban artist che ha trasformato la strada nel suo palcoscenico e perfino i bidoni dell’immondizia nei suoi leggii. La sua presenza al Ficomics & Games porta a Ginosa una forma d’arte che intreccia poesia, territorio e sguardo critico sul presente, confermando come la cultura pop possa convivere benissimo con linguaggi più sperimentali e impegnati.

Un concerto ipergalattico tra cartoon e nostalgia

Ogni buon festival nerd merita una colonna sonora all’altezza. Il 15 novembre, alle 19:00, la navicella dei ricordi atterra tra via Archita e il MuPa grazie agli Ipergalattici, band premiata come Miglior Cartoon Cover Band Italiana al Lucca Comics & Games 2018.

Il loro live promette un viaggio spaziale attraverso oltre sessanta brani: dalle sigle dei cartoni animati dagli anni ’70 ai 2000, alle colonne sonore Disney, passando per le opening degli anime più iconici. È il classico concerto in cui si canta a squarciagola, si indicano gli amici nel momento del “ti ricordi questa?”, e per un’ora abbondante si torna tutti un po’ bambini, questa volta però con Ginosa a fare da grande sala prove collettiva.

Ginosa, Ficomics & Games e la magia di sentirsi parte di qualcosa

Ficomics & Games non è “solo” una fiera. È una mappa di ricordi in costruzione, incastrata tra le vie di Ginosa, il MuPa di via Giunchiglie 10, la Community Library e quei numeri salvati in rubrica per iscriversi ai workshop. È la dimostrazione che anche in una cittadina del tarantino si può costruire, anno dopo anno, un evento capace di mettere insieme manga e scacchi, cosplay e inclusione, tatuaggi e laboratori per bambini, videogiochi e poesia urbana.

Se abitate a Ginosa, in provincia di Taranto, o in qualsiasi altra zona della Puglia, questo è il momento di segnare in agenda le date dal 8 al 23 novembre 2025 e di prendere la decisione più nerd che ci sia: varcare la soglia del MuPa e vedere cosa succede quando la realtà fa un passo di lato e lascia che sia la fantasia a condurre il gioco.

E voi? A quale giorno punterete per primo: quello del raduno One Piece, il laboratorio di fumetto, la serata con gli Ipergalattici, l’area gaming, il torneo di scacchi o il vostro ritratto in versione manga? Raccontateci nei commenti che tipo di esperienza vorreste vivere al Ficomics & Games… e preparatevi, perché a Ginosa quest’anno la cultura pop non si limita a passare: conquista.

Fumo di China: la rinascita di una leggenda del fumetto italiano

L’odore della carta, l’inchiostro che macchia le dita, e quella sensazione quasi rituale che accompagna ogni nuova uscita: chi ama i fumetti sa che certe tradizioni non muoiono mai, ma possono evolversi. Ed è proprio questo che sta accadendo a Fumo di China, la più longeva rivista italiana dedicata alla Nona Arte, che dall’8 novembre 2025 torna in edicola — e per la prima volta anche in libreria — completamente rinnovata. Dopo quasi mezzo secolo di storia, la storica testata entra in una nuova era sotto l’egida di If Edizioni, pronta a scrivere un nuovo capitolo nel panorama della critica e dell’informazione sul fumetto.

Fondata nel lontano 1978 come fanzine e approdata in edicola nel 1989, Fumo di China ha accompagnato generazioni di lettori, studiosi e autori, attraversando mode, crisi editoriali, rinascite creative e rivoluzioni digitali. Oggi la rivista si reinventa come una vera e propria rivista-libro di 164 pagine, in formato più ampio, con una struttura editoriale completamente riorganizzata e un’anima intermediale che guarda ben oltre la carta stampata. Il suo nuovo obiettivo è chiaro: raccontare il fumetto in dialogo costante con gli altri linguaggi della contemporaneità — dal cinema al design, dai videogiochi all’arte visiva — per esplorare l’universo del racconto per immagini in tutte le sue contaminazioni.

Il debutto di questa “nuova stagione” avverrà con tre date chiave: l’8 novembre in edicola, il 12 novembre in libreria e il 22 novembre in fumetteria. Ma chi vorrà potrà trovarla anche sul sito ufficiale di If Edizioni e nei principali store online.

Una nuova forma per un nuovo sguardo

Il cambiamento non è solo grafico o strutturale: Fumo di China assume la forma di una rivista-libro dal respiro internazionale, con un prezzo di copertina di 9,90 euro e una cura editoriale che punta alla qualità più che alla quantità. Le vecchie rubriche lasciano spazio a sezioni tematiche più narrative, capaci di intrecciare reportage, saggi e storytelling.

Tra le novità spiccano i viaggi e i luoghi del fumetto, come nel reportage “Pratt torna a Siena”, oppure gli articoli dedicati al fumetto indiano, ancora poco esplorato in Italia. C’è poi la sezione Design e Arte, che indaga le connessioni tra il linguaggio del fumetto e le culture visive contemporanee; la sezione Attualità e Società, che racconta le storie di librerie e edicole trasformate in piccoli centri culturali; e una parte dedicata alle Intersezioni tra fumetto, cinema, videogiochi e webtoon, con approfondimenti come quello su Hideo Kojima, il geniale creatore di Metal Gear Solid e Death Stranding.

A completare il quadro, Cibo e Anime, una rubrica firmata da Silvia Casini che intreccia cultura pop e gastronomia nipponica, trasformando ogni piatto in un racconto.

Il numero d’esordio offrirà anche due interviste esclusive di rilievo internazionale: una a Tetsuo Hara, il leggendario autore di Ken il Guerriero, curata da Emanuele Vietina, e una a Rébecca Dautremer, la visionaria illustratrice francese, intervistata da Cosimo Lorenzo Pancini.

Cover da collezione e collaborazioni d’eccezione

La copertina regular del primo numero porta la firma di Tetsuo Hara, ma per i collezionisti più appassionati ci saranno due variant cover esclusive, presentate in anteprima a Lucca Comics & Games 2025. Una è realizzata da Riccardo Crosa e dedicata al suo Rigor Mortis, protagonista anche di un approfondimento interno; l’altra da Rébecca Dautremer, accompagnata da un servizio illustrato che ne racconta poetica e visione artistica.

If Edizioni: la nuova casa di Fumo di China

L’approdo a If Edizioni rappresenta un momento di svolta. La casa editrice, guidata da Davide Barzi, sta costruendo una rete organizzativa che collega realtà e manifestazioni di tutta Italia: dal Festival ANAFI di Bologna a Lucca Comics & Games, da Etna Comics a nuove fiere emergenti. Questa sinergia tra tradizione e innovazione è la chiave per rilanciare Fumo di China come piattaforma culturale a tutto tondo.

La redazione resta fedele allo spirito originario, mantenendo molte firme storiche ma aprendosi anche a nuove voci e giovani redattori provenienti dal team interno di If Edizioni. Una fusione tra esperienza e freschezza che promette di dare alla rivista un tono più dinamico, in linea con i linguaggi contemporanei.

Oltre la carta: una nuova dimensione intermediale

Oggi Fumo di China non è più solo una rivista, ma un media brand che si estende su più fronti: carta, web, eventi e social. Sono già attivi i nuovi profili social ufficiali e presto sarà online un sito completamente rinnovato, con contenuti esclusivi, archivi digitali, sezioni di approfondimento e speciali interattivi. L’obiettivo è quello di costruire un ponte tra le generazioni di lettori, valorizzando il passato senza smettere di sperimentare.

“Portare il fumetto oltre il fumetto” è il nuovo motto della testata, una dichiarazione d’intenti che suona come una sfida. Perché oggi la Nona Arte non è più confinata alle tavole e alle vignette, ma vive nei film, nelle serie animate, nei videogiochi e persino nelle installazioni artistiche e nel design contemporaneo.

Un’eredità che guarda al futuro

Tra le voci più autorevoli della nuova fase resta quella di Loris Cantarelli, storico co-direttore editoriale, che sottolinea come l’obiettivo principale sia far scoprire alle nuove generazioni che il fumetto è un linguaggio vivo, contaminato e sempre in evoluzione. Un’arte che continua a parlare, emozionare e reinventarsi.

Nel medio e lungo termine, Fumo di China punta a consolidare il suo formato di libro-rivista, a valorizzare il vasto archivio storico della testata — un tesoro di articoli, interviste e materiali unici — e ad ampliare la propria platea di lettori, includendo anche chi si è avvicinato al fumetto attraverso il cinema o le serie animate.

Una nuova era, la stessa passione

Questa rinascita non è solo un restyling, ma un atto d’amore verso una forma d’arte che continua a evolversi insieme a chi la racconta. Fumo di China torna quindi con un’ambizione chiara: essere non solo una bussola per gli appassionati di fumetti, ma un punto di contatto tra tutte le dimensioni della cultura pop e visuale.

Dal 1978 al 2025, la rivista ha visto nascere generazioni di autori, editori e lettori. Oggi è pronta a parlar loro ancora una volta — con la stessa voce, ma in un linguaggio nuovo.

Perché la vera magia del fumetto, come Fumo di China ci ricorda da quasi cinquant’anni, è la capacità di raccontare mondi infiniti partendo da un semplice tratto d’inchiostro.