CorriereNerd.it

Blue Monday e le scene più tristi del cinema: come affrontare la tristezza invernale

Il “Blue Monday”, conosciuto come il giorno più triste dell’anno, è una giornata che tradizionalmente cade il terzo lunedì di gennaio. Questo concetto, coniato nel 2005 dallo psicologo britannico Cliff Arnall, si basa su una formula che prende in considerazione vari fattori, tra cui il clima rigido dell’inverno, il ritorno alla routine quotidiana dopo le festività natalizie, la delusione per i buoni propositi di Capodanno non ancora realizzati e la pressione delle scadenze lavorative post-natalizie. Arnall, utilizzando una combinazione di variabili psicologiche e atmosferiche, individuò questo giorno come quello in cui, statisticamente, le persone sarebbero più predisposte alla tristezza.

Tuttavia, nonostante l’ampia diffusione del concetto, la validità scientifica del “Blue Monday” è stata messa in discussione da numerosi esperti. La formula alla base della sua creazione non ha solide fondamenta di ricerca psicologica e viene considerata da molti come una semplice trovata pubblicitaria. Alcuni psicologi e ricercatori sostengono che non esista un giorno specifico dell’anno in cui le persone siano più vulnerabili alla tristezza, ma piuttosto che il malumore invernale e le difficoltà emotive possano manifestarsi in modo diverso a seconda delle esperienze e delle circostanze individuali. Nonostante ciò, il “Blue Monday” resta una ricorrenza che spesso stimola conversazioni su come affrontare la tristezza e promuovere il benessere, portando a iniziative legate alla motivazione e alla positività, specialmente in un periodo dell’anno che può sembrare particolarmente grigio.

Le scene più tristi del cinema

L’idea di un “giorno più triste” rimanda inevitabilmente anche a riflessioni più ampie sulla tristezza e su come questa viene rappresentata nei media, in particolare nel cinema. Ogni cinefilo ha le proprie scene che definisce le più emotivamente struggenti, e queste possono variare a seconda delle sensibilità personali. Ad esempio, la morte della madre di Bambi nel celebre film d’animazione del 1942 è spesso citata come una delle scene più dolorose della storia del cinema, specialmente per il pubblico giovane. Un’altra scena che ha segnato generazioni di spettatori è quella della morte di Mufasa in “Il Re Leone” (1994), che ha strappato una lacrima a milioni di persone, indipendentemente dall’età. Tra le scene più tristi nel genere drammatico, possiamo trovare quella della morte di Jack in “Titanic” (1997), che ha segnato un’epoca del cinema romantico, o quella in cui Andy saluta i suoi amati giocattoli in “Toy Story 3” (2010), un addio che ha toccato profondamente l’animo di chiunque abbia vissuto l’infanzia.

Tuttavia, per i più nostalgici e appassionati di storie fantastiche, una delle scene più strazianti rimane quella di “La Storia Infinita” (1984), tratta dall’omonimo romanzo di Michael Ende. La morte di Artax, il cavallo di Atreyu, è un momento che ha segnato indelebilmente l’infanzia di molti. In questa scena, Atreyu e Artax si trovano intrappolati nella palude delle tristezze, e mentre il cavallo perde la speranza e inizia ad affondare, Atreyu non riesce a salvarlo. La melma che inghiotte Artax diventa simbolo della difficoltà di mantenere la speranza quando tutto sembra perduto. La scena non è solo tragica per la morte del cavallo, ma anche per il profondo significato che porta con sé: la perdita di un amico fedele in un momento di estrema difficoltà, il dolore di non riuscire a fare nulla per evitare l’inevitabile.

Indicare una “scena più triste” è, perciò, un’impresa complessa, poiché il dolore e la tristezza sono esperienze altamente soggettive. La sensibilità di ciascuno, le esperienze personali e il contesto emotivo in cui si vive un determinato film fanno sì che ogni persona possa essere toccata in maniera unica dalle immagini sullo schermo. Tuttavia, ciò che accomuna molte di queste scene è la capacità di esplorare temi universali come la perdita, la speranza e il superamento delle difficoltà, temi che, in qualche modo, si riflettono nelle nostre vite reali, rendendo questi momenti cinematografici ancor più potenti e commoventi.

Sebbene il “Blue Monday” possa essere visto come un costrutto mediatico piuttosto che una realtà scientificamente comprovata, la tristezza che può accompagna questa giornata o altre simili resta una parte naturale dell’esperienza umana. Il cinema, con le sue scene indimenticabili, ci offre uno specchio di questa emozione universale, permettendoci di riflettere su come affrontiamo la perdita e le difficoltà, e, soprattutto, su come possiamo risollevarci nei momenti più bui.

Redazione

Redazione

C'è un mondo intero, c'è cultura, c'è Sapere, ci sono decine di migliaia di appassionati che, come noi, vogliono crescere senza però abbandonare il
sorriso e la capacità di sognare.

Satyrnet.it vuole aiutare tutti gli appassionati che si definiscono "NERD"
a comunicare le proprie iniziative e i propri eventi: se volete inviare il
vostro contenuto per una pronta condivisione sul nostro network, l'indirizzo è press@satyrnet.it !
Aspettiamo le vostre idee!

Nuovo commento