Nel vasto e inquietante universo di Black Mirror, Netflix continua a spingersi oltre con nuove e provocatorie esperimentazioni narrative. L’ultima aggiunta al repertorio è Thronglets, un gioco mobile che inizialmente sembra un innocente passatempo in stile Tamagotchi, ma che nasconde, come tradizione del celebre show, una riflessione profonda sulle nostre interazioni con la tecnologia. Lanciato in occasione della settima stagione di Black Mirror, Thronglets è il gioco che i fan del noto show non sapevano di aspettare, ma che ora non possono più ignorare.
Il gioco trae ispirazione dal famoso episodio interattivo Bandersnatch e si inserisce perfettamente nel filone di opere distopiche che esplorano gli aspetti più oscuri e perversi delle tecnologie emergenti. Thronglets, infatti, è più di un semplice gioco mobile: è un’esperienza che ci costringe a confrontarci con il nostro rapporto con la tecnologia, mettendo alla prova non solo le nostre capacità gestionali, ma anche le nostre percezioni morali ed esistenziali.
La premessa iniziale di Thronglets è tanto semplice quanto ingannevole: il giocatore si trova a gestire una piccola popolazione di creature gialle, i Thronglets, che vanno accudite, nutrite, lavate e tenute felici. Sembra, a prima vista, il classico gioco di cura degli animali virtuali, come Tamagotchi, che ha segnato un’epoca negli anni ’90. Tuttavia, presto la situazione prende una piega ben più complessa. Ogni Thronglet, quando curato con attenzione, si divide in due. Più ne gestisci, più la popolazione cresce esponenzialmente, e con essa la difficoltà di tenere tutto sotto controllo.
All’inizio, l’aspetto gestionale del gioco è incentrato sulla raccolta di risorse e sul soddisfare i bisogni delle piccole creature. Ma, man mano che la popolazione cresce, il compito diventa sempre più arduo. Per semplificare la gestione, Thronglets introduce nuovi strumenti: martelli più potenti, seghe per abbattere alberi, e fabbriche per trattare gemme. Questi upgrade sono essenziali per permettere ai giocatori di tenere il passo con le crescenti richieste della loro comunità virtuale. Tuttavia, il gioco non si limita a sfide pratiche e gestionali: ben presto, emerge un tema più profondo e inquietante. I Thronglets, infatti, iniziano a comunicare direttamente con il giocatore, rompendo la quarta parete in un modo che, in perfetto stile Black Mirror, rende il gioco molto più di un semplice passatempo. È proprio qui che il gioco inizia a prendere una piega disturbante, e come sempre accade in Black Mirror, nulla è mai come sembra.
Il gioco diventa presto un’escalation di situazioni sempre più caotiche e angoscianti. Mentre cerchi di tenere a bada la tua popolazione, i Thronglets iniziano a comportarsi in modo sempre più strano. E non è solo il loro comportamento a cambiare: il gioco stesso inizia a distorcere la realtà, facendo emergere una riflessione esistenziale che supera di gran lunga il concetto di semplice gestione di un gruppo di creature virtuali. In questo modo, Thronglets si fa portavoce di una delle tematiche principali di Black Mirror: come la tecnologia, pur apparendo inizialmente sotto forma di qualcosa di innocente e giocoso, può rapidamente diventare qualcosa di incontrollabile e minaccioso.
Il gioco è anche un’aggiunta perfetta per la settima stagione di Black Mirror, che include l’attesissimo episodio “Plaything”. In questo episodio, vedremo di nuovo Colin Ritman, il celebre designer di videogiochi interpretato da Will Poulter, e il gioco Thronglets avrà un ruolo fondamentale nella trama. La storia di Ritman e del suo gioco misterioso, che popolano il mondo di Black Mirror, prende vita anche al di fuori dello schermo, offrendo ai fan la possibilità di immergersi in un’esperienza che si collega direttamente agli eventi della serie. Netflix ha creato un legame tangibile tra il mondo reale e quello fittizio di Black Mirror, facendo di Thronglets un elemento narrativo che arricchisce l’esperienza per gli spettatori.
In definitiva, Thronglets è molto più di un semplice gioco mobile. È una riflessione interattiva sul nostro rapporto con la tecnologia e sulle conseguenze che derivano dal nostro desiderio di controllo. Il gioco esplora temi come la sovrappopolazione, il desiderio di potere e il controllo sugli altri, spingendo i giocatori a riflettere sulla realtà distorta che creano quando cercano di mantenere il controllo. Proprio come in Black Mirror, dove ogni tecnologia ha un prezzo, Thronglets ci insegna che anche le azioni più piccole possono avere conseguenze devastanti. La semplicità iniziale del gioco nasconde, infatti, una spirale di stress e ansia che emerge man mano che la storia si sviluppa. Un’esperienza che, come tutte le migliori opere di Black Mirror, non lascia indifferenti, ma ci spinge a chiederci: siamo davvero in grado di gestire il potere che la tecnologia ci offre?
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