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Recensione di “Spider Man – Homecoming”

È adesso nelle sale l’attesissimo “Spider Man – Homecoming”, di seguito recensione e chiavi di lettura di uno dei film più attesi dell’anno. Se si parla di Spider Man si parla, senza alcun dubbio, del supereroe più famoso di casa Marvel. Il ragnetto nasce dalla mano diretta di Stan Lee nel lontano 1962 con l’esigenza di regalare ai lettori (per la maggior parte adolescenti) un personaggio in cui rispecchiarsi, che si allontani dagli idealtipi della DC Comics per calarsi concretamente nella realtà quotidiana di licei, litigi e primi amori. La stella di Spider Man, e del suo alter ego Peter Parker, brilla alta e da allora la casa delle idee (altro nome con cui identificare la Marvel, ndr) non può fare a meno del liceale arrampicamuri.

Molti si staranno chiedendo “Perchè ci viene rifilato il sesto film su questo personaggio?”. Cerchiamo di fare chiarezza. Negli anni ’90 la Marvel, in evidente difficoltà, decide di vendere i diritti di alcuni dei suoi personaggi più iconici. Ecco perchè gli X-Men finiscono tra le mani della Fox, Hulk entra a far parte della schiera degli Universal Studios e Spider Man, insieme ai Fantastici 4, diventa un personaggio della Sony Pictures. Clausola fondamentale dei contratti è quella di dover far uscire film sui personaggi entro prestabiliti limiti di tempo, pena la perdita dei diritti. Poco interessa alla Sony che nel 2002 dà inizio alla prima trilogia di Spider Man, con Tobey Maguire protagonista e Sam Raimi dietro la macchina da presa. I primi due film sono un successo (in cui l’unico difetto, paradossalmente, è proprio lo Spider Man di Maguire) mentre del terzo è meglio non parlare per non urtare la sensibilità di molti. La Marvel nel 2006 inizia a gettare le fondamenta del proprio “universo cinematografico” (Marvel Cinematic Universe, MCU), offrendo al problematico Robert Downey Jr. la possibilità di riscattarsi vestendo l’armatura di Iron Man. L’idea della Marvel è molto semplice: creare film che siano collegati tra loro, ambientandoli tutti nello stesso universo, per poi far incontrare gli eroi faccia e faccia nei cosiddetti “crossover” (termine già utilizzato nell’ambito fumettistico che definisce eventi in cui tutti gli eroi si uniscono di fronte ad un nemico comune). Iron Man è un successo e la Marvel, con i suoi film e le sue scene Post-Credits (dopo i titoli di coda), riacquista il potere mediatico di un tempo. “Vuoi vedere che adesso vogliono riprendersi il ragnetto?” e la Sony, forte del contratto stipulato, decide di far partire una seconda trilogia di Spider Man. Andrew Garfield diviene il protagonista di “The Amazing Spider Man” (nome preso dalle strisce a fumetto del personaggio), ma il progetto collassa dopo il secondo deludente film, in cui si salva esclusivamente la scena della morte di Gwen Stacy. La Marvel, intanto, continua a bussare alla porta della Sony che, contemporaneamente, fallisce al botteghino anche con quella spazzatura tratta dalla caricatura di quelli che dovevano essere i Fantastici 4. Un compromesso va trovato: La Sony è palesemente incapace di rendere al meglio un film sugli eroi Marvel e la casa delle idee ha bisogno del ragnetto per continuare l’impero cinematografico che sta costruendo. L’accordo arriva una notte del 2015, quando Kevin Feige (CEO dei Marvel Studios) ed Amy Pascal (Rappresentante Sony) annunciano che Spider Man farà la sua prima comparsa nell’MCU durante il capolavoro del 2016 “Captain America: Civil War”. L’accordo, ad oggi, rimane ancora molto enigmatico: il personaggio (e i suoi comprimari) sono della Sony, ma lo sviluppo cinematografico è riservato alla Marvel, con diritti anche per quanto concerne merchandising e rappresentazioni televisive. In tutto ciò la Sony ha recentemente dichiarato di voler sviluppare un universo cinematografico parallelo riservato ai comprimari di Spider Man, senza però farli intervenire nell’MCU. I desideri sull’essere Kevin Feige ed incendiare la Sony Pictures si sprecano.

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Chiarita (si spera) la questione riguardante i diritti del personaggio arriviamo al film. L’enorme attesa per la resa cinematografica, casalinga, di questo personaggio aveva fatto alzare le aspettative in maniera eclatante, rendendo questo film uno dei cinecomic più attesi del 2017. Aspettative ripagate solo in parte. Il film inizia proprio dove lo avevamo lasciato l’ultima volta, durante la battaglia di Civil War, con una trovata fotografica molto interessante che ritrae Tom Holland (Peter Parker/Spider Man) nel riprendere con il proprio smartphone una sorta di “diario di viaggio”. Dalla fine di questa avventura parte il vero film, con una colonna sonora da brividi che riprende il tema storico dell’arrampicamuri. Vediamo Peter al liceo impegnato tra i problemi di un adolescente che sogna di diventare Avenger, i tornei scolastici e le prime cotte. Tom Holland è Spider Man, a tutti gli effetti e in tutte le salse. Funziona sia con che senza la maschera e il personaggio è scritto come se fosse appena fuoriuscito da un fumetto. È questa, sicuramente, la grandezza di poter vedere un personaggio realizzato dalla propria casa di produzione. Entusiasmante anche il Villain, l’avvoltoio interpretato da Michael Keaton che si distacca dall’archetipo di antagonista, regalando al pubblico un personaggio umano, un figura paternalistica contrapposta a quella di Tony Stark che, in questo film, è mentore di Spidey. Lasciando perdere i discorsi di competenza puramente cinematografica come regia confusionaria, suono, in alcuni dialoghi, saturo e buchi della trama; il vero problema di questo film è l’eccessivo inserimento nell’MCU. Sembra un paradosso, è vero, ma “Spider Man – Homecoming”, al contrario di altri film Marvel, non funziona se distaccato dall’universo cinematografico di appartenenza. L’avversario nasce dalla battaglia di New York vista nel primo Avengers, la presenza/assenza di Robert Downey jr presuppone una conoscenza delle recenti vicissitudini di Iron Man & co. e le location come Avengers Tower o Avengers Academy non hanno un minimo di introduzione. Senza parlare dei continui riferimenti ad episodi avvenuti durante altri film o del sogno di Peter Parker di far parte della squadra degli eroi “adulti”. Come Cine-fumetto, ovvero se vogliamo dare un’occhiata da lettori, il film rintraccia tanto dello spirito primitivo del protagonista. L’aria scanzonata e, a tratti grottesca, lo avvicina immediatamente alla contraparte fumettistica in cui, ancora oggi, Spider Man viene disegnato volutamente più gracile rispetto agli altri eroi per farlo sembrare più giovane. Gli easter eggs sono infiniti, diventando quasi un rebus da svolgere per gli appassionati. Unica pecca, sotto questo punto di vista, è il costume 2.0 donato da Tony Stark al protagonista che, in un’ottica di modernizzazione del personaggio (con riferimenti all’universo Ultimate) può anche essere accettata, un po’ a malincuore.

Il film intrattiene, diverte e fa percepire immediatamente l’animo di questo Spider Man che con i suoi diritti, finalmente, è tornato a casa. È così a casa che lascia interdetta la parte di pubblico che va al cinema solamente per vedere l’arrampicamuri, tralasciando l’intero universo cinematografico in cui è calato. Viste le aspettative, il film poteva essere gestito meglio anche dal punto di vista della regia perchè è vero che è un film per liceali, ma la Marvel non è conosciuta per Lizzie Macguire o Sleepover Club. Siamo ancora lontani dalla comicità dei “Guardiani della Galassia” o dalla tecnica di “Captain America – Civil War”, ma siamo sicuri che Spidey ha ancora tante sorprese da riservarci per il futuro. Deve crescere, soprattutto adesso che è, finalmente, a casa sua.

voto: 7-

articolo di Savio De Marco,

 

Redazione

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