Negli ultimi giorni non si parla d’altro: la morte di Papa Francesco ha riacceso un’antica leggenda che sta letteralmente infiammando il web, in particolare TikTok. Sto parlando della teoria del “Papa Nero”, un concetto tanto affascinante quanto inquietante, capace di solleticare le corde più profonde della nostra immaginazione. Ma che cos’è davvero questa leggenda? Da dove arriva? E soprattutto: dobbiamo davvero preoccuparci?
Per capirlo, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e tuffarci in un mondo fatto di antiche profezie, manoscritti misteriosi e suggestioni apocalittiche. Tutto ruota intorno a una previsione attribuita a San Malachia, arcivescovo di Armagh vissuto nel lontano XII secolo. Secondo la cosiddetta “Profezia dei Papi”, San Malachia avrebbe avuto una visione durante un suo viaggio a Roma nel 1139: una lista di 112 motti, ciascuno rappresentativo di un futuro pontefice. Secondo alcune interpretazioni, Papa Francesco sarebbe stato il 111º, e quindi… il prossimo sarà il 112º, l’ultimo. Quello di “Petrus Romanus”, “Pietro il Romano”, il Papa che guiderà la Chiesa tra immense tribolazioni fino alla distruzione della città dai sette colli, Roma.
Già così, la storia ha tutto il sapore di un epico romanzo fantasy, ma attenzione: la Chiesa cattolica non riconosce come autentica la profezia di San Malachia. Molti studiosi, infatti, ritengono che si tratti di un falso, probabilmente fabbricato nel XVI secolo per influenzare un conclave particolarmente teso. Tuttavia, le leggende, si sa, hanno vita propria, e la “Profezia dei Papi” continua ad affascinare milioni di persone in tutto il mondo.
Ma allora, dove nasce l’idea del “Papa Nero”? In realtà, non c’è nulla nella profezia di San Malachia che parli esplicitamente di un papa dalla pelle nera. Questa suggestione arriva da una serie di interpretazioni popolari e da antichi manoscritti, come il misterioso “Vaticinia Nostradami”, attribuito – ma senza prove certe – a Nostradamus. In una delle visioni più inquietanti di questo testo si descrive un papa in abiti scuri che fugge da una città devastata. Da qui, nei secoli, si è radicata l’immagine del “Papa Nero” come presagio della fine dei tempi.
Oggi, nel 2025, mentre il corpo di Papa Francesco è appena stato tumolato a Santa Maria Maggiore e il Conclave si prepara a eleggere il nuovo pontefice, l’idea di un “Papa Nero” torna a circolare con forza. Ma stavolta la prospettiva è più concreta: alcuni dei cardinali papabili più citati dai vaticanisti internazionali sono africani. Parliamo, ad esempio, di Peter Turkson, cardinale ghanese noto per il suo impegno sui diritti umani e sul cambiamento climatico, o di Robert Sarah, della Guinea, figura invece più conservatrice. Entrambi i nomi sono rimbalzati sulle colonne di testate prestigiose come il Times e Newsweek.
E qui, inevitabilmente, si intrecciano mito e realtà. L’elezione di un Papa africano, di per sé, non avrebbe nulla di apocalittico. Al contrario, sarebbe un evento storico straordinario, capace di dare nuova voce e forza a una Chiesa sempre più globale. Ma nell’immaginario collettivo, alimentato da secoli di racconti e simbolismi, la figura del “Papa Nero” continua a evocare scenari di catastrofe e trasformazione radicale.
Il contesto in cui si muoverà il prossimo Papa, poi, non è dei più semplici. Editorialisti come Roger Boyes sul Times avvertono che la Chiesa deve trovare una guida capace di proseguire le riforme avviate da Francesco, ma anche di mantenere saldo il timone in un mondo sempre più instabile e frammentato. Il rischio, dicono, è quello di una deriva, di un’istituzione che perda la propria centralità e autorità spirituale in un’epoca di profonde crisi sociali e geopolitiche.
Anche il Guardian punta il dito su questioni ancora aperte, come la gestione degli scandali legati agli abusi nella Chiesa. Nonostante gli sforzi di Francesco, molto resta ancora da fare per sanare le ferite e riconquistare la fiducia dei fedeli. Ecco perché la scelta del nuovo Papa avrà un peso enorme, non solo per i cattolici, ma per tutto il pianeta.
E mentre alcuni scommettono su un possibile “Petrus Romanus” nei cardinali italiani – come Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano il cui nome richiama irresistibilmente la profezia – altri guardano a Oriente, verso i cardinali asiatici, o ancora all’Africa, dove la Chiesa cresce a ritmi impressionanti.
Insomma, se amate i miti, le leggende e le storie che sembrano uscite da un film fantasy, la vicenda del “Papa Nero” è il vostro pane quotidiano. Ma se vi state chiedendo se davvero stiamo per assistere alla fine del mondo, potete tirare un sospiro di sollievo: per ora siamo ancora lontani dall’Apocalisse. Al massimo, stiamo per vivere un nuovo capitolo in un’epopea millenaria che, ancora una volta, riesce a mescolare fede, storia e immaginazione in un cocktail semplicemente irresistibile.
E voi, da che parte state? Team Profezia o Team Razionalità?