Abbiamo spesso parlato di lui in queste pagine anche grazie al suo particolare affetto per il nostro paese, è venuto purtroppo a mancare uno dei mangaka più noti Jirō Taniguchi. Abbiamo trovato conferma della sua dipartita, a soli 69 anni, dal magazine nipponico Mainichi shinbun.
Autore completo capace di passare con una costante padronanza dei propri mezzi dal solenne romanzo storico alla struggente vicenda intimista, dal dinamico racconto d’avventura alla pacata confidenza autobiografica, è unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori protagonisti del fumetto mondiale, Jiro Taniguchi, ha ricevuto nella sua carriera numerosi riconoscimenti a livello internazionale, fra i quali la medaglia di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres assegnatagli dallo Stato francese. Taniguchi ha terminato nel 2011 sul seinen magazine Business Jump di Shueisha l’adattamento manga del romanzo Saint Mary no ribon di Inami Itsura, che aveva iniziato a marzo per festeggiare in un modo del tutto personale i suoi 40 anni di carriera come fumettista. Quasi contemporaneamente, in Italia Planet Manga pubblicava nell’ambito della Taniguchi Collection la ristampa di Tokyo Killers, antologia di cinque storie brevi del 1986.
La vasta opera di Jirō Taniguchi abbraccia molteplici generi, dallo storico al western, dalla fantascienza allo sport, per arrivare a veri e propri graphic novel. Ma indubbiamente è necessario tracciare una netta linea di demarcazione tra le opere solo disegnate e quelle delle quali è autore unico, come Aruku hito, Chichi no koyomi e Harukana machi-e. Sono soprattutto queste ultime, infatti, a dare lo spessore di un artista maturo e completo, capace di indurre il lettore a profonde riflessioni sui grandi temi della vita e della società. La poetica ed il ritmo narrativo posato, tipicamente giapponesi, ed il tratto chiaro e leggero, più vicino alla tradizione europea, fanno d’altronde di Jirō Taniguchi un vero e proprio outsider del panorama fumettistico nipponico, del quale egli stesso ha più volte dichiarato di non sentirsi del tutto parte integrante.
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