

Le Anfore Italiche
Tra il II e il I secolo a.C. lo sfruttamento agricolo della penisola italiana è legato ad un sistema di produzione basato sulla manodopera degli schiavi e comporta un forte sviluppo nella fabbricazione delle anfore. Durante quest’epoca che vede la progressiva espansione territoriale di Roma, le fattorie che Catone descrive nel suo trattato di agraria si trasformano in aziende con caratteri anche mercantili.
La crescita economica si basa sulla coltivazione di prodotti per il consumo alimentare destinati non solo a soddisfare il fabbisogno locale o regionale, essi sono anche esportati a vasto raggio verso i mercati e i principali centri di consumo provinciali.Le merci trasportate all’interno di anfore italiche, sono costituite soprattutto dai vini, tra cui i rinomati Caecobum e Falernum. Si diffondono nel bacino mediterraneo per mezzo di una capillare rete di distribuzione lungo le rotte marittime e le vie fluviali; il trasporto su navi o chiatte permette infatti di fare viaggiare grandi quantità di merci anche a lunghe distanze, e costa molto meno dei trasporti via terra.

Questa vitalità produttiva coinvolge le regioni lungo il Tirreno e l’Adriatico e include la Sicilia e l’Istria, quest’ultima in particolare per l’esportazione e commercio dell’olio.
A partire dall’epoca di Augusto le vie commerciali cominciarono a cambiare, i territori conquistati vengono organizzati stabilmente anche grazie alla fondazione di colonie di cittadini romani, inizia un rinnovato sviluppo agricolo; le merci provenienti da questi nuovi centri di vanno ad affiancare a quelle provenienti dall’Italia, e in molti casi addirittura le sostituiscono.
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