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Il 5 luglio 2025 secondo “Watashi ga Mita Mirai”: quando l’ansia apocalittica nasce tra le pagine di un manga

Da fan sfegatata di anime e manga, ne ho letti di tutti i tipi: shojo strappalacrime, epiche space opera, mecha surreali, slice of life pieni di dolcezza e perfino i più oscuri horror psicologici. Ma raramente mi è capitato di avere i brividi leggendo un’opera che, pur non avendo né demoni né mostri, riesce a insinuare una sensazione di inquietudine reale e persistente. Sto parlando di Watashi ga Mita Mirai, ovvero “Il futuro che ho visto”, un manga tanto fuori dai canoni quanto impossibile da ignorare, tornato prepotentemente al centro del dibattito pubblico — e non solo tra appassionati — in vista di una data che ormai campeggia come un’ombra sinistra sulle nostre agende: il 5 luglio 2025.

Questo manga, pubblicato originariamente nel 1999 da una figura altrettanto misteriosa, Ryo Tatsuki, è un’opera che si presenta come una sorta di diario dei sogni. Non sogni metaforici, ma veri e propri sogni notturni dell’autrice, annotati fin dal lontano 1985, che sembrano contenere visioni premonitrici di eventi futuri. L’intero progetto nasce da un impulso onirico, qualcosa che nella cultura giapponese non è nemmeno così strano, ma che in questo caso ha assunto una piega sorprendentemente profetica.

Il punto di svolta è una frase, apparentemente innocua, ma che letta oggi suona agghiacciante: “Il grande disastro accadrà a marzo 2011”. In un mondo fatto di inchiostro e carta forse ci si sarebbe fermati lì, a un piccolo brivido di coincidenza. Ma quando davvero, nel marzo 2011, il Giappone è stato colpito da uno dei più devastanti terremoti della sua storia recente, seguito da un maremoto e dal disastro nucleare di Fukushima, quella pagina del manga ha assunto un peso insostenibile. E da lì in poi, la figura di Ryo Tatsuki è passata da semplice autrice a profetessa silenziosa, un nome sussurrato tra chi, come me, non riesce a resistere al fascino dell’insolito.

A rendere tutto ancora più magnetico è stata la decisione di Tatsuki di sparire dalla scena, ritirandosi dalla pubblicazione subito dopo l’uscita del manga. Nessuna intervista, niente apparizioni pubbliche. Solo silenzio, un silenzio che ha fatto crescere intorno a lei un’aura quasi mistica, alimentando l’ossessione dei collezionisti e dei fan dell’occulto. Le copie originali del manga sono schizzate a prezzi astronomici, vendute come reliquie di un futuro già scritto. Ma è con la nuova edizione del 2021, riveduta e ampliata, che il panico ha iniziato a diffondersi sul serio.

Perché tra i sogni aggiunti nella nuova versione ce n’è uno in particolare che ha fatto sobbalzare tutti sulla sedia: “Il vero disastro colpirà nel luglio 2025”. E poco dopo, con una precisione che lascia attoniti, arriva anche la data: 5 luglio. Secondo quanto riportato nel manga, si verificherà una frattura sottomarina tra il Giappone e le Filippine, con onde gigantesche, tre volte più alte di quelle del 2011, e in alcune interpretazioni persino l’impatto di un asteroide. Lo so, sembra uno di quei film catastrofici hollywoodiani che guardiamo con una ciotola di popcorn e un briciolo di scetticismo. Ma questa volta non è cinema, è una pagina di manga, ed è bastata a scatenare un’ondata di paura collettiva.

Non sto parlando solo di fan in paranoia su Twitter o di youtuber che ci costruiscono sopra teorie cospirative. Qui si tratta di migliaia di persone che hanno disdetto viaggi, compagnie aeree che hanno tagliato le rotte, agenzie turistiche che segnalano cancellazioni in massa. I dati parlano chiaro: secondo Bloomberg Intelligence, i voli da Hong Kong verso il Giappone sono crollati del 50%, con picchi dell’83% proprio nei giorni attorno al fatidico 5 luglio. Greater Bay Airlines e Hong Kong Airlines hanno ridotto le tratte per Tokyo e Osaka, mentre anche Corea del Sud, Taiwan, Cina continentale e Thailandia hanno registrato un calo vertiginoso di viaggiatori. E pensare che il 2025, dopo anni di pandemia e restrizioni, doveva essere l’anno della rinascita del turismo nipponico.

È quasi paradossale. Il Giappone, che fino a pochi mesi fa combatteva con l’overtourism, ora si trova con hotel semi deserti e guide turistiche disoccupate. Tutto per via di un sogno trascritto trent’anni fa in un manga. E la cosa più assurda è che nemmeno Ryo Tatsuki, tornata brevemente a parlare in un’intervista al Mainichi Shimbun, ha cercato di difendere la veridicità delle sue visioni. Ha invitato tutti alla calma, raccomandando di ascoltare gli esperti e non lasciarsi prendere dal panico. Ma a quel punto, forse, era già troppo tardi. Le sue parole suonavano come una flebile voce in mezzo al fragore delle teorie virali su TikTok e YouTube.

Da appassionata di cultura giapponese, non posso fare a meno di riflettere sul potere che la narrazione ha sul nostro immaginario. Watashi ga Mita Mirai non è più solo un manga: è diventato un catalizzatore di ansie collettive, una miccia accesa in un’epoca in cui la paura dell’ignoto ha una presa più forte della ragione. È il fascino dell’occulto, della profezia, del destino già scritto. È quella zona grigia dove la razionalità si scontra con l’istinto, con il desiderio primordiale di trovare senso nel caos.

La scienza, ovviamente, ribatte con fermezza. I sismologi ricordano che è impossibile prevedere un terremoto con precisione. Non esiste tecnologia in grado di dire quando e dove accadrà un sisma con tale accuratezza. Eppure, il trauma del 2011 è ancora vivo nella memoria del popolo giapponese, e non è strano che anche chi non crede alla profezia, preferisca “non rischiare”.

Nel frattempo, Watashi ga Mita Mirai ha raggiunto quasi il milione di copie vendute. E da semplice opera di nicchia, è diventata un fenomeno di massa. Ma soprattutto è diventata un simbolo dei nostri tempi, dove l’informazione viaggia alla velocità dei like, e una voce onirica può scuotere intere economie.

E io? Andrò in Giappone quest’estate? Forse sì, forse no. Ma una cosa è certa: non guarderò mai più una tavola di manga nello stesso modo. Perché da fan, ho sempre creduto che le storie potessero cambiare il mondo. Solo non immaginavo che potessero anche prevederlo.

E voi, che ne pensate? Vi lascereste influenzare da una profezia disegnata a china su una pagina giapponese? Raccontatemelo nei commenti o, se volete far girare questa incredibile storia tra gli amici, condividete l’articolo sui vostri social. Magari anche loro, come me, rimarranno affascinati — e un po’ inquietati — dal mistero di Watashi ga Mita Mirai.

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